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CLAUSTROPHOBIA

maggio 1989
Labyrinth Records
LP vinile - 33 giri 12"

Credits
Deca: sintetizzatori, sintesi e programmazione ritmica, voce
Registrazioni: Nightmare
Studio
Mixaggio e master: Warp Art Studio
Artworks: Deca, Claudio Baldassarri, Luigi
Zecchini
Prodotto da Deca e Warp Art

Lato A

Inframorte - 4.05
Carnal Flowers - 4.12
Timewarp - 4.25
Private Panic - 3.50

Lato B
Cathedral Of Nightmares - 4.23
Liquid Animals - 3.10
Claustrophobia - 3.36
Metamorphosis - 5.50

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Durante una profonda e protratta crisi personale, Deca registrò nel suo home-studio i brani di Claustrophobia, album uscito nella primavera del 1989 e tuttora considerato uno dei suoi vertici artistici. Il coinvolgimento emotivo nel progetto fu tale che per la pubblicazione di Claustrophobia Deca fondò addirittura un’etichetta discografica: la Labyrinth Records.
Freddo, tagliente, nichilista all’eccesso, il sound degli otto brani demarcava un approccio totalmente diverso con gli strumenti e con l’ascoltatore, lasciandosi alle spalle il suono elettronico ad effetto e puntando ad una direzione musicale introspettiva, con atmosfere indubbiamente futuriste, ma sospese tra sentori liturgici (l'imponente organo di Cathedral Of Nightmares) e tribali; il tutto tracciato in modo essenziale e scarno, con poche e nette sequenze incastonate su ritmi pesanti e ossessivi.
Per la prima volta il musicista utilizzò anche la voce in alcuni brani, scrivendo i testi con un linguaggio di sua invenzione denominato Tecnoi e basato su una specie di sintesi della lingua italiana.
I brani cantati sono Inframorte, Private Panic e Metamorphosis
Significative e artisticamente bellissime le foto che compaiono sulla copertina e nell’inner-folder, con colori caldi e impastati, nere shilouette che si stagliano su fondali misteriosi, enigmatiche figure femminili. Immagini che vennero poi largamente riprese nel videoclip realizzato per la title-track e per il relativo tour.
Virato ad una sperimentazione ritmica minimalista, questo lavoro segnò un capitolo importante della new wave elettronica italiana ed europea, pur restando ai margini di una scena che stava già dando gli ultimi segnali di vita. Ultimo album di Deca stampato su vinile, all’epoca non suscitò particolare entusiasmo nella critica per la sua radicalità emozionale. Ma ebbe successivamente una giusta rivalutazione sulla scorta della larga approvazione di pubblico.

a.bianchi

La copertina

La prima copertina a colori della discografia di Deca fu il frutto della collaborazione con l'amico fotografo Claudio Baldassarri, che lo aiutò a costruire una sorta di scenografia con teli di stoffa e cavalletti di legno per scattare ritratti e silhouette con luci radenti e penombre. Di fatto le numerose immagini comprendono anche un set in controluce dietro la grata di un vecchio ascensore; ma l'icona dominante del disco resta la sagoma nera del musicista sui fondali rossi e arancioni approntati per l'occasione. Le scritte della front cover furono realizzate interamente dallo stesso Deca con china e tecnigrafo, inventando un font originale che fa il paio con le semantiche del linguaggio "tecnoi". L'inserto in cartoncino patinato, stampato in bianco e nero, presenta crediti in due lingue, altre foto, un pregevole disegno dell'artista Luigi Zecchini e una lirica inedita che ben sintetizza le atmosfere e le ispirazioni dell'album.