L’album Alkaid è a tutti gli effetti la prima opera ufficiale di Deca pubblicata per il mercato discografico. Se si escludono, infatti, due brani inediti comparsi all’interno di misconosciute compilation, le dodici tracce del concept-album edito da Videoradio nel settembre 1986 costituiscono l’esordio professionale del compositore ligure. Alkaid fu stampato con una tiratura limitatissima su vinile di buona qualità, nei prestigiosi Studi Regson di Milano. Deca registrò tutti i brani nell’arco di un’estate coadiuvato dal bassista Mario Pignata e dallo stesso produttore del disco Beppe Aleo, il quale spinse fortemente l’autore a basare le composizioni su una linea vicina alla “scuola cosmica” di Klaus Schulze. Le motivazioni di questa scelta furono in parte dettate da ragioni logistiche, in quanto Aleo aveva contatti in RAI per l’utilizzo di musica strumentale da inserire in programmi radiofonici e produzioni varie. In realtà Alkaid non trovò mai collocazioni di quel genere e l’unica volta in cui due brani furono trasmessi dalla RAI fu durante una memorabile intervista radiofonica su RadioDue. L’album, tuttavia, ebbe un’inaspettato riscontro nonostante la distribuzione carente e le poche copie stampate, tanto da venire recensito con entusiasmo dall’allora popolarissima Ciao 2001 e su altre riviste di musica minori. I consensi incoraggianti premiarono, dunque, lo sforzo abbastanza notevole che Deca aveva compiuto nel portare a termine l’opera. Le registrazioni furono piuttosto complesse, data l’inesperienza nel contesto dello studio d’incisione. Il complesso degli arrangiamenti risente di un’approssimazione che non si riscontrerà più negli album successivi; ed anche la qualità audio del disco non eccelle e non rende giustizia a sonorità comunque molto profonde. In questo senso fu determinante in almeno cinque tracce la collaborazione del tecnico di studio, che diede maggiore impatto alle parti ritmiche e alla configurazione streofonica. Buona parte dei dodici brani faceva già parte di un archivio sperimentale e si trattò di riadattarne lo schema principale alla ricca strumentazione messa a disposizione dai produttori e dalla casa discografica. Deca lavorò a fasi alterne sull’elaborazione dei temi già scritti e sulla composizione ex-novo di nuove tracce, fino ad ottenere un insieme omogeneo che venne ulteriormente accorpato con una linea narrativa di fondo. Alkaid è una sorta di rappresentazione musicale del viaggio nello spazio-tempo di una nave stellare, dove il viaggio è a sua volta un excursus introspettivo nell’evoluzione dell’artista. Fu proprio questa concettualità a dare una certa patina “cosmica” all’album e a garantire le attenzioni di una frangia di appassionati; che videro da subito in Deca un promettente esponente dell’elettronica strumentale.
a.bianchi
La Copertina
Estremamente minimale e frutto di inesperienza, oltre che di un'epoca in cui elaborare grafica al computer era un lusso per pochi, la copertina di Alkaid fu disegnata a china da Deca stesso, ricavando la silhouette nera da una fotografia fatta nel backstage di un concerto. Anche i caratteri dei titoli, molto spigolosi ed essenziali, furono inventati e disegnati a mano dal musicista. Sul retro una composizione tipografica di scritte essenziali. Rilevante la qualità del cartoncino utilizzato, molto pesante e patinato, che rispecchiava la scelta di usare materiali di qualità; anche il vinile del disco resta tra i più massicci in circolazione (180 gr.)
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