Più veloce
del vento
Il 9"58
sui 100 e 19"19 sui 200 aprono nuovi limiti umani
Lorenzo Magrì
Carl Lewis era denominato il «Figlio del vento», Usain
Bolt è il «vento». Il velocista giamaicano è il simbolo
della 12ª edizione dei Mondiali di atletica che ieri hanno
chiuso i battenti allo stadio Olimpico di Berlino dove ai
Giochi del 1936 si era fatto festa per la grande impresa
dello statunitense di colore Jesse Owens. Bolt entra
definitivamente nella storia, diventando una leggenda
vincente grazie a delle imprese che hanno impreziosito
questa rassegna iridata di uno sport come l'atletica alla
ricerca disperata di nuovi personaggi che possano
riportare interesse a tutto il movimento da troppo tempo
rimasto «orfano» di grandi campioni capaci di attirare
l'interesse degli appassionati.
Usain Bolt ha aperto nuovi limiti alle possibilità umane
di abbattere nuove barriere con due primati del mondo che
detronizzano due grandi imprese che 12 mesi fa lo sprinter
giamaicano aveva ottenuto ai Giochi di Pechino 2008 dove
aveva vinto l'oro sui 100 in 9"69 e i 200 in 19"30 e
contribuendo al successo della 4 per 100 con mondiale
fissato a 37"10. Due primati che sembravano stratosferici
con gli aggettivi che si erano sprecati, ma come si fa
adesso a commentare dodici mesi dopo un miglioramento su
queste distanze di 11 centesimi, quando fino a qualche
anno fa un primato del mondo per essere migliorato di
due-tre centesimi sembrava impossibile.
Usain Bolt con una corsa perfetta con ginocchia alte e
sincronia perfette con il movimento degli arti superiori,
ha corso nove gare in otto giorni e tutte con una facilità
estrema, quasi a deridere avversari che senza di lui
sarebbero stati esaltati dalla cronaca. Ma dopo aver visto
in azione Bolt sui 100 fin dalle batterie dove ha corso in
10"20, poi 10"02 nei quarti, 9"89 in semifinale e tutto
come se stesse effettuando una ripetuta in allenamento con
gli avversari invece al suo fianco che si sbracciavano e
davano il massimo per provare ad arrivare vicino al nuovo
«Figlio del vento». Poi, in finale un miglioramento di 11
centesimi per il 9"58 che l'ha fatto viaggiare ad una
velocità di 38,758 chilometri orari. Una velocità che di
poco è stata sfiorata nell'altra impresa ottenuta sui 200
dove dopo le tre «passeggiate» nei turni eliminatori
(20"70 in batteria, 20"41 nei quarti e 20"08 in
semifinale), ha chiuso la finale lasciandosi dietro tutti
gli avversari in un 19"19 che appare addirittura ancora
migliorabile e con una velocità media di 37,519 chilometri
orari e una velocità di punta di 45 chilometri orari.
Tutti numeri che sembrano far diventare Bolt solo una
macchina, ma dietro a questi «crono» e a questi
miglioramenti c'è un grande lavoro alle spalle e
soprattutto la grande voglia di fare bene e soprattutto di
divertirsi di questo campione caraibico che nello sport è
diventato una leggenda come lo era stato il suo
connazionale Bob Marley nella musica.
Adesso tutti provano a capire cosa potrà fare Usain Bolt
nel tentativo di un record mondiale in una gara secca,
visto che i primati di Pechino e Berlino sono arrivati
dopo turni di qualifiche e non poco stress. Bolt in 15
mesi ha cambiato i libri di storia dello sprint mondiale
realizzando 6 primati del mondo che cambiano, per adesso e
sicuramente per poco, visto che la striscia di Bolt
destinata ad allungarsi ancora, la storia della velocità
mondiale. Bolt si era presentato per la prima volta sul
tetto del mondo il 30 maggio del 2008 migliorando con 9"72
il primato del mondo che l'anno prima il suo connazionale
Asafa Powell aveva ottenuto a Rieti con 9"74. Da New York
a Pechino per il suo secondo record con il 9"69 ottenuto
il 16 agosto, poi, il 19"30 del 20 agosto che cancellava
il 19"32 ottenuto dall'altra icona dell'atletica mondiale,
lo statunitense Michael Johnson che aveva vinto con 19"30
l'oro olimpico ai Giochi di Atlanta '96. Sempre a Pechino
2008, 37"10 nella 4 per 100 e il resto e storia recente
con le strabilianti prestazioni di Berlino. «Farò ancora
altri record - confessa candidamente Bolt - non mi stanco
di correre sempre più veloce. Sono giovane e posso
scrivere ancora altre pagine di storia».
E se Usain Bolt illumina la scena dello sport mondiale, al
suo fianco possiamo mettere anche il fondista etiope
Kenenisa Bekele, doppio campione olimpico a Pechino,
capace dopo i titoli iridati di Parigi 2003, Helsinki 2005
e Osaka 2007, di ottenere una magica doppietta sui 10.000
e 5.000, con grande vittoria ieri sulla distanza più corta
in 13'17"09. |