Recensioni alla poesia di Gianni Priano

«Si recepisce alla prima lettura la sua sincera e sicura fede nei significati e nei valori della poesia […], ma si coglie anche la solida formazione culturale forgiata su autori di versanti diversi: da una parte quelli della linea ligure […] quali Montale, Sbarbaro, Caproni; dall’altra quelli dell’area piemontese quali Gozzano, Pavese, Fenoglio»

Liana De Luca, 1991

«È, questo, un verso di battaglia; un dire che è fatto di coraggio e di rischio […] Gianni Priano propone qui l’immagine dello scrittore come anima cosciente e dolorante che si riempie delle piaghe e dei premi del tempo in cui è condannato (o eletto?) a spendere la sua vita»

Sandro Gros-Pietro, 1994

«[…] Priano tende a costruire nitido il discorso, a esibire un senso colloquiale, un po’ sentenzioso, un po’ elegiaco»

Stefano Verdino, 1997

« […] Priano riesce a risultati netti, che non sarà facile dimenticare […]. E alcuni suoi versi, per la sentenziosità del loro realismo linguistico («militare più che militante»), sono già entrati, giustamente, nella memoria e nei discorsi dei poeti più giovani».

Marco Munaro, 2002

«È innegabile che in poesia, soprattutto nella poesia del 900, le appartenenze e le ascendenze abbiano un peso, ed è altrettanto vero che la Liguria, dopo Sbarbaro e Montale includendo pure Caproni, non abbia proposto, nella seconda metà del secolo, voci liriche altrettanto grandi: un po’ per la ragione che il confronto con tali giganti era mortificante per tutti, un po’ per motivi “fisiologici”, per la ragione cioè che i poeti di valore hanno dei tempi obbligati di crescita e decantazione, tempi che ci sembrano ormai giunti a piena maturazione per il genovese Gianni Priano autore della pregevole silloge Nel raggio della catena»

Maurizio Casagrande, 2002

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