Recensioni alla poesia di Riccardo Ielmini

«E proprio una tale “tragicità”, che nasce da una auerbachiana mescolanza di stili e si attua nell’andamento narrativo presente nei momenti descrittivi e nei registri elevati delle citazioni letterarie ed evangeliche, rappresenta una delle componenti più originali di Ielmini e costituisce la spia di un atteggiamento di ricerca»

Giuliano Ladolfi, 1999

«L’intimità, e non l’intimismo, che il poeta usa per raccontare al lettore la “novità” della vita ordinaria delle cose e degli affetti è modulata da un basso continuo: la pacatezza e la pazienza. Il linguaggio si abbassa, si semplifica laddove la verità deve farsi chiara, lampante, reggendosi sopra un ritmo costante e monotonale che non eccede mai nella confidenza e nella confessione: piuttosto trattiene, lasciando che il raro “non detto” si esemplifichi in immagine e metafora»

Stefano Raimondi, 2002

«Direi addirittura che, insieme ad una sorta di consacrazione alla vita, la poesia ielminiana è un vero e proprio atto di fede nei confronti di una vita vissuta come dono che genera meraviglia»

Sandro Montalto, 2002

«Intenso e sensuale sguardo sulla vita da un'angolatura sofferta e al tempo stesso vibrante, calda. Ed è nel quotidiano dei ricordi di un padre come memoria storica della propria interiorità e nell'impatto con l'esistenza, stupito, estatico, esitante e al tempo stesso saldo in sé, che risiede la forza notevole dei versi di Ielmini»

Simonetta Della Scala, 2002

«Ielmini giunge quindi all’esordio in possesso di un’autentica capacità di costruire una raccolta in modo organico attorno a un centro tematico fortemente sentito, esibendo un linguaggio dalle nette ascendenze “lombarde” ma con innesti eterogenei ben saldi, che non cede mai alla tentazione della prosa […] e che non di rado punta al tono schiettamente alto»

Mauro Ferrari, 2002

«Questi versi sono come intrisi di una narrativa rossa di sangue. Non da una ferita ma da uno strappo che di continuo è ricomposto e di continuo si rinnova. C’è dunque il bisogno quasi quietamente ossessivo di riconsiderare e disporre tutti i dettagli di vicende private e di rapporti familiari, con una insistenza da entomologo che blocca con uno spillo un corpo minuto sulla carta»

Roberto Roversi, 2002

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