Recensioni alla poesia di Nicola Gardini

«Si respira un’aria postmoderna: […] Gardini recupera con sapienza metri e toni della poesia classica e volgare, dal verso tragico alla sestina, all’ode saffica. L’operazione è sì ironica, ma non solo. È qualcosa di più complesso»

Mauro Bersani, 1995

«La cittadinanza in più tradizioni (segno anche qui di una patria ritrovata sempre altrove) e il possesso di un repertorio vocale ampio sono l’unica garanzia al poeta di capire (contenere) quanta più realtà possibile. Non c’è dispersione: tutto proviene dall’unica luce rifratta dell’io. Così mitologia classica e mitologia privata si rispecchiano riplasmando vicendevolmente nuove e provvisorie forme fantastiche. Passando dall’una all’altra, assumendo di volta in volta la rifrangenza offerta dai diversi dispositivi metrici, il poeta avvista sé stesso»

Marco Merlin, 1999

«Il “niente” del titolo (Nind in dialetto molisano) ritorna più volte come basso continuo della raccolta, e davvero è difficile trovare nel panorama odierno un poeta che più di Gardini sappia cogliere, come Lucio Piccolo, il lampo dell’alterità all’interno del solido paradigma del reale – sia questa alterità un’intrusione del male, traccia del passato, presagio di morte o emersione dell’inconscio»

Mauro Ferrari, 2002

«Nind è una bellezza che rifugge dalla forma ed è gioia dell’estraneità; punto di dissolvenza (come quello che separa l’originale dalla traduzione o quello oltre il quale – quale? – una lingua può dirsi morta) e, nel contempo livello minimo (primo o ultimo) di consistenza; un’immagine sotto il livello della visibilità»

Dino Gentili, 2003

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