Recensioni alla poesia di Gabriel Del Sarto
«Del Sarto è davvero un poeta lirico: nella sua visione delle cose la biografia è il luogo dove si rivela, con immediatezza, una verità che vale per tutti. […] L’io di queste poesie ha il senso della serietà e della sacralità della vita quotidiana. Gli eventi di cui parla appartengono a due ordini di significati universali: quello religioso, per il quale il mondo non è inerte non-io, ma creazione, testimonianza di Dio; e quello biologico, per il quale gli uomini sono parlati da una natura che si manifesta in loro come desiderio e animazione»
Guido Mazzoni, 1998
«Il poeta si serve di un linguaggio biblico per scandagliare la totalità del reale alla ricerca del senso, anche se comporta sofferenza e contraddizioni»
Giuliano Ladolfi, 1999
«Perché Del Sarto tenta sempre scopertamente, e a volte con successo, di instaurare quella “reciproca umiliazione tra lingua letteraria e linguaggio comune” di cui parlava Walter Siti […]. Ne risulta una sorta di understatement linguistico che può ricorda Giovanni Raboni o Maurizio Cucchi (ambedue “prima maniera”) per la voluta, consapevole incoerenza di alcuni avvicendamenti frastici. Se sono abbastanza chiare le ascendenze, va tuttavia rilevato che in Del Sarto è sempre presente una discreta quota di visionarietà autonoma che lo porta a vedere attraverso la banalità delle cose che si ripetono e tornano stagionalmente una sorta di soprarealtà archetipica»
Mario
Santagostini, 2000
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