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Una poesia da Il cielo di Marte di Andrea Temporelli
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Pristina rosa, rosa dolorosa,
stelo ubriaco e vulva spappolata,
dei figli che tu spandi
ne farò marmellata.
Così i bambini saltano più in alto,
festeggiano il millennio
con giochi pirotecnici. Papà
scende sempre in giardino
e la matrigna nutre le sue piante:
la natura matura tutti i semi
col concime più nutriente. Ventre
sempre benedetto, mentre la puerpera
che sperpera i suoi doni
non verrà perdonata.
Rosa violentata. Sogno la bocca
della mia sposa e spengo la TV.
I bambini dal cielo
non scenderanno più.
Pristina rosa, rosa dolorosa,
stelo ubriaco e vulva spappolata,
dei figli che tu spandi
ne farò marmellata.
Ma il debito alla patria non è mai
saldato – e dal mio piccolo
popolo, Ivo mi ha lasciato in pegno
le giovani marmotte.
Per ciò di notte leggo. E se la grandine
si allontana domani farà bello,
si gioca a calcio ancora tutti insieme.
Tia a perdere non ci sta più, ma Luca
corre più forte e Cisco
sulla fascia non tiene.
E se invece l’alba viene bagnata:
fuoco! e l’angelo custode è già qui.
Sognerò mio fratello
e un nome da pirata.
Angelo bello, angelo fratello,
truccati presto, andiamo in Albania.
Si va a rapir bambini,
si salta in compagnia.