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Una poesia da Nel raggio della catena di Gianni Priano
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Le
mie scarpe sono quelle del contadino
ed
entrano in mare. E tornano ma ormai
sono
le scarpe di un panettiere. Forse
l’ho
vista dal largo, la Casarossa
–
una volta – ed è stata la percezione
di
un grumo che avrei potuto sciogliere
per
sempre scordandomi di me da qualche
parte.
E invece quel grumo mi ha usato
come
scudo e mi ha battuto. Vi benedico
figli,
che sarete nasi aguzzi, bocche
taglienti,
fili di rame sul capo, mani
piantate
nel fango della guerra. Torno
un’altra
volta e non so dove. Dunque
il
tornare (per me nato per partire)
è
la sola fessura da cui mi è dato
fuggire.