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Una poesia da Il sangue trattenere di Tiziana Cera Rosco
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Aprimi
la bocca.
–
Pelle liscia
cosa temi? –
Non
gratto squame.
Gli
artigli arano
i
campi folti degli uccelli.
–
Sguardo largo
cosa vedi? –
Con
un dito puoi spingere nell’occhio
la
visione all’indietro
la
pupilla trattiene ogni indizio, il ribes
stillava
fiele prima che arrivassi.
–
Sesso forte
cosa vuoi lacerare? –
Queste
sono carni violente
l’incisione
scudiscia tra le gambe
non
chiudo le fami
dal
cavo cola polpa cruda controluce.
Aprimi
la bocca.
–
Cuore scuro
cosa abbui? –
Senza
baci i perversi
il
sangue trattenere e trattenere
tra
le anche monastica cresce l’acqua.
Ora
spalmami pupille
ovunque
un
vento liquido – senti? – scotta gli elementi.
Lasciati
solo nelle mie braci e bevi
–
lo vuoi dissanguato il mio liquore
vuoi che filtri il miele con la lingua? –
Aprimi
la bocca.
–
Mia ostia
cosa temi? –
Mulinano
le piume delle falci.
Il
canto non può essere stanato.
Aprimi
la bocca
con
i denti illesi dei draghi.
Non
muoverti. Più non lecco.
Divoro.