NEMESI, LA GEMELLA DEL SOLE

di Angelo Federighi

L'estinzione di forme viventi sul nostro pianeta non è affatto un evento raro, ma quando essa è ricorrente e coinvolge più della metà delle specie, allora diventa necessario trovare una spiega-zione scientifica. Tali estinzioni si sono succedute regolarmente e molti astronomi cercano in cielo la causa principale di ciò. Le hanno già dato un nome: Nemesi, la sorella oscura del Sole.

Pare accertato che, ad intervalli di circa 26 milioni di anni, la vita sulla Terra scompaia nella sua quasi totalità. L'estinzione a noi più nota è certamente quella dei grandi sauri, che, intorno a 65 milioni di anni fa, si estinsero praticamente da un momento all'altro. Nel 1984, nei pressi di Gubbio, Luis Alvarez ed Isa-bella Premoli Silva, studiando le formazioni geologiche appena prima e appena dopo l'estinzione, vi trovarono uno strato di alcuni centimetri che era alquanto anomalo: in esso, infatti, era presente una percentuale di iridio assolutamente fuori del con-sueto. L'iridio è un elemento chimico di cui sono ricche le meteoriti e, con ogni probabilità, anche gli asteroidi. Per la prima volta, la scomparsa dei grandi sauri fu connessa con la caduta sulla Terra di un corpo celeste. Ma, può un asteroide distruggere la maggior parte delle forme di vita sul nostro pianeta? La risposta è: sì! Si pensi che una "roccia" di un chilometro di diametro, entrando in collisione con la Terra potrebbe liberare un’energia pari a circa 5 milioni di volte quella della bomba di Hiroshima e l'impatto produrrebbe un'enorme quantità di polveri e di gas che oscurerebbe il pianeta, generando un lunghissimo e freddissimo inverno. Inoltre, se fosse liberata anche una grande quantità di anidride carbonica, si avrebbe un catastrofico effet-to serra (tanto paventato oggidì), con interminabili periodi di siccità (l'ultimo cratere da impatto che possa sicuramente essere connesso con un'estinzione ha un'età di circa 13 milioni di anni). Abbiamo detto che le estinzioni quasi assolute di ogni forma di vita sulla Terra non sono affatto un'eccezione. Immedia-tamente dopo la scoperta dello strato di iridio, numerosi scien-ziati fecero notare che dette estinzioni si erano succedute, con impressionante regolarità, ad intervalli di 26 milioni di anni. Le grandi quantità di iridio e gli inverni lunghi e freddi pote-vano essere spiegati con eruzioni abnormi e contemporanee dei vulcani terrestri; infatti, queste avrebbero portato alla super-ficie l'iridio e nell'atmosfera i gas responsabili dell'effetto serra, ma risultava assai difficile spiegare, sia le eruzioni globali, sia la loro puntuale ciclicità. Il tutto era poco credi-bile. Forse sarebbe stato meglio cercare nei pressi del Sistema Solare la causa di queste periodiche distruzioni. Oggi, questa causa ha un nome: Nemesi, come la dea greca della giustizia, che, con il Sole, costituirebbe un sistema binario. Il Sole e i piane-ti, assieme ad un numero sterminato di asteroidi e di corpi cometari, sono "immersi" in un'enorme nube (chiamata "Nube di Oort", dal nome di un astronomo olandese del nostro secolo) il cui raggio è di circa 150 mila unità astronomiche, in pratica: più di due anni luce. Secondo recenti ipotesi, Nemesi, una stella con massa minore di quella solare, dovrebbe avere un periodo orbitale stimabile tra i 26 e i 31 milioni di anni; quindi, ogni 26 milio-ni di anni, penetrerebbe dentro la Nube di Oort, spingendo verso il Sole, e verso la Terra, un gran numero di comete e di asteroi-di, uno dei quali entrerebbe in collisione con il nostro pianeta, generando la distruzione di molte forme di vita. Ma, se Nemesi esiste davvero, non sarà affatto facile riuscire a trovarla, poiché in questo momento potrebbe avere sullo sfondo gli innumerevo-li astri del centro galattico. Un dato molto importante è la periodicità con cui, sul nostro pianeta, si sono formati i grandi crateri da impatto. Tuttavia, mentre il loro periodo è stimato intorno a 28 milioni di anni, l'esame dei reperti fossili delle varie estinzioni animali ci fanno considerare cicli di 26 milioni di anni. Nonostante l'evidente discrepanza, dobbiamo tener conto del fatto che gli errori sperimentali sono piuttosto elevati, quindi, tutti i dati possono rientrare nello stesso periodo di tempo. Frattanto, le ricerche continuano con una notizia rassicu-rante: la prossima estinzione delle specie animali sulla Terra non dovrebbe avvenire prima di una quindicina di milioni di anni.

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