I Romani (III sec. A.C.)

Nel corso del III secolo a.C., i Romani intuirono che la Sicilia non poteva essere lasciata in mano ai Cartagi-nesi.

L’Isola, infatti, rappresentava un’ottima base di partenza per ulteriori conquiste e, al contempo, pos-sedeva un territorio estremamente fertile, costituito da centri urbani ricchi di tesori. Essi decisero dunque d’intervenire.

Superato lo stretto, s’impossessarono di Messina respingendo il tiranno di Siracusa Ierone fino alla sua città. Lo stesso, rendendosi conto della potenza romana, chiese ed ottenne una pace vantaggiosa.

Lo scoppio del conflitto, fra Cartaginesi e Romani, fu allora inevitabile e decretò, solamente dopo una lunga guerra (I guerra punica 264-241), il sopravvento dei Romani su tutto il territorio siciliano, ad eccezione del regno di Ierone.

Palermo, fortemente ambita dalle due parti a causa della sua ricchezza e della sua posizione geografica, venne conquistata nel 254.

Sotto i Romani essa fu città libera ed esente da tasse, al contrario di altre città che subirono invece l’imposizione d’imposte annue (decime), o la confisca del territorio (vedi Siracusa e Selinunte).

L’avvento del cristianesimo resta, comunque, l’avvenimento più importante di questo periodo. Le prime testimonianze della presenza cristiana in Sicilia si hanno con le catacombe di Siracusa, databili sin dalla fine del II sec.. Mentre le fonti documentano il passaggio di San Paolo già nel secolo precedente.

Testimonianze del cristianesimo a Palermo si hanno invece con le catacombe di Porta d’Ossuna.

Col declino dell’impero romano, che generò una diffusa disorganizzazione, crisi economiche ed epide-mie , inizia per la Sicilia, se pur tardivamente rispetto al resto dell’Impero, un periodo di decadenza dovuto alle invasioni dei barbari.