Gli Aragonesi

Giunto in Sicilia Pietro III d’Aragona cacciò gli Angioini dall’Isola e proclamò il Regnum Siciliae. Per un secolo la Sicilia rimase bandita dalla Chiesa. I siciliani, però, rimasero delusi dai nuovi sovrani, poiché questi mantennero per troppo tempo lo stato di guerra e sfruttarono il popolo, che continuava a fornire cibo, armi e uomini. Tale stato di cose acuì il divario tra i nuovi conquistatori e i baroni locali, così che questi rafforzarono il loro potere consolidando il regime feudale.

Intanto, morto Pietro III nel 1285, il figlio Giacomo divenne re d’Aragona e di Sicilia. Successivamente, nel 1296, suo fratello minore Federico, già viceré di Palermo, gli si oppose. Questi, sostenuto dai nobili siciliani, si fece proclamare re di Trinacria e stipulò un trattato di pace con gli Angioini nel quale dichiarò che alla sua morte l’isola sarebbe tornata nelle mani dei Francesi. I nobili siciliani, però, impedirono che tale impegno fosse mantenuto e dimostrarono così di essere i veri padroni dell’Isola.

Alla morte di Federico, si succedettero una serie di sovrani deboli, totalmente in balia del baronaggio locale. In seguito, dopo la morte di Martino il Giovane re d’Aragona, mancando un erede diretto al trono, la Sicilia divenne una dipendenza spagnola amministrata per delega e perse così ogni autonomia.

Nel frattempo a Palermo detenevano il potere una delle più potenti famiglie normanne, quella dei Chiaramonte, senza il cui benestare nemmeno ai sovrani era consentito l’ingresso nella città.

Fu proprio grazie alla signoria dei Chiaramonte e alla presenza in città di altre famiglie aristocratiche, che si edificarono in città delle splendide residenze civili come il palazzo Chiaramonte-Steri, il palazzo degli Sclafani e il palazzo Abatellis, voluto da Federico Abatellis.