Gli Arabi (831-1072)

Maometto (570-632), fondatore dell’Islamismo, ottenuta l’unificazione politica delle tribù arabe, aveva proclamato in nome di Allah la guerra santa contro tutti i popoli non credenti.

Così gli arabi, spinti dal fanatismo religioso, non esitarono a scatenare sanguinose battaglie in tutto il Mediterraneo e, dopo avere invaso la Spagna e la Francia, giunsero anche in Sicilia, conquistando Palermo dopo un anno di assedio.

Da allora sino al 1070 l’intera Sicilia visse un’epoca di incivilimento e di floridezza mai goduta prima ed ignota a molte regioni italiane.

Abili agricoltori, gli Arabi trasformarono terreni in-colti in oasi di fertilità, crearono orti e giardini e introdussero nuove coltivazioni: agrumi, gelsi, canna da zucchero, cotone, palma da dattero e ficodindia.

Nuovi sistemi di irrigazione e di canalizza-zione delle acque trasformarono il territorio che, rifiorito anche nella pastorizia e nel commercio, assunse un aspetto quasi fiabesco.

Rifiorirono anche l’arte e la letteratura attra-verso la presenza di filosofi, scienziati, poeti e artisti. Palermo, capitale del nuovo stato e base principale per la conquista di tutta l’ isola, fu davvero molto amata dagli Arabi. Questi la ornarono di mirabili monumenti rendendola una delle più grandi attrattive per viaggiatori e mercanti di tutto il mondo e più volte la cantarono con malinconia nei loro inni.

Nel 948 a.C. Palermo divenne capitale della Sicilia, col nome di Balarmu, ed in questo periodo di fulgore raggiunse i 350.000 abitanti. Vi fu costituito un emirato e molte chiese cristiane, tra cui la stessa Cattedrale, furono trasformate in templi mussulmani, per un totale di ben 500 moschee.

La città fu dotata di edifici residenziali per la nobiltà: un grandioso complesso (castello) nella parte alta della Paleapoli, adesso rinominata quartiere del Cassaro (al-Qasr). Sorsero inoltre nuovi quartieri: il quartiere degli Schiavoni, il quartiere della Moschitta, il quartiere dei Lattarini, il quartiere Nuovo.

A questo periodo, inoltre, si deve l’origine del Castellamare, il castello che si affacciava sulla Cala e aveva funzione difensiva. Nella zona del porto sorsero magazzini, cantieri e l’arsenale. In corrispondenza dell’attuale quartiere della Kalsa (Halisah, l’eletta), in una vasta zona pianeggiante gli Arabi stabilirono la loro residenza.

Dunque, con l’edificazione di queste nuove strutture la città cambiò volto. Inoltre tra Palermitani e Saraceni vi fu una certa tolleranza, anche se non vi fu mai una vera e propria fusione.

Infatti, nonostante gli onerosi tributi che i dominatori imposero a coloro che professavano religioni diverse dall’Islamismo, il popolo palermitano si mantenne autonomo, nella fede, nelle tradizioni, nei costumi e nelle idee. Lo testimonia anche il fatto che le lingue parlate in quel periodo furono tre: greco, latino e arabo.

Le ricchezze della Sicilia e la sua favorevole posizione geografica attrassero i Normanni che, nel 1072, dopo cinque mesi di assedio, conquistarono Palermo, mettendo fine alla signoria araba in Sicilia.