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I 12 EPIGRAMMI
(L'opera
superstite di Nosside)
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(ANT. PALAT. LIBRO V - 170)

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Nulla è più
dolce d’amore; ed ogni altra gioia
viene dopo di lui: dalla bocca sputo anche il miele.
Così dice Nosside: e chi Cipride non amò,
non sa quali rose siano i fiori di lei.
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 132)

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Via dalle
grame spalle questi scudi gettarono i Bruzzi,
percossi nella mischia dai Locresi veloci alla lotta,
ora, deposti nel tempio, levan inni al valore di questi,
né rimpiangon le braccia dei vili, che lasciarono privi di sé.
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 265)

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Èra santa,
che spesso scendendo in terra dal cielo
visiti il tuo santuario Lacinio fragrante d’incensi,
accetta il peplo di bisso che Teòfili figlia di Clèoca
ha tessuto per te con Nosside, sua nobile figlia.
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 273)

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Artemide,
che regni su Delo e sull’amabile Ortigia,
riponi in grembo alle Cariti l’arco e le frecce intatte,
purifica il tuo corpo nelle acque dell’Inopo, e vieni
nella casa d’Alceti, a liberarla dalle difficili doglie.
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 275)

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Con piacere
avrà accolto Afrodite l’amabile
offerta
della piccola cuffia che avvolgeva il capo di Sàmita:
è, infatti, di fine fattura e odora lieve del nettare
con cui la dea asperge il bell’Adone.
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 353)

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Ecco
Melinna in persona! Vedi, il suo volto leggiadro
pare che a noi rivolga lo sguardo dolcemente soave.
Come davvero la figlia alla madre in tutto s’assembra.
Com’è bello che i figli assomiglino ai genitori!
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(ANT. PALAT. LIBRO VI - 354)

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Anche
da lontano appare riconoscibile l’effigie
di Sabétide, piena di forma e maestà.
Abbandonati a contemplarla: ti par di vedervi di lei
la saggezza e la dolcezza. Lode a te, mirabile donna!
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(ANT. PALAT. LIBRO VII - 414)

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Passa
accanto a me con riso squillante, e poi dimmi
una parola amica: io sono Rintone, quello di Siracusa,
un piccolo usignolo delle Muse; con i flìaci
tragici seppi cogliere un’edera diversa, e mia.
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(ANT. PALAT. LIBRO VII - 718)

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Straniero,
se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori,
per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo,
dì che fui cara alle Muse, e la terra Locrese mi generò.
Il mio nome, ricordalo, è Nosside. Ora va’!
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(ANT. PALAT. LIBRO IX - 332)

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Giunte
nei pressi del tempio miriam d’Afrodite
questa statua, dalla veste tutta trapunta d’oro.
Ad offrirla fu Poliàrchide, che molti e lauti guadagni
seppe trarre dalla formosità del suo corpo.
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(ANT. PALAT. LIBRO IX - 604)

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Il
quadretto mostra la bella forma di Taumàreta: con arte
raffigurò la grazia altera della giovane dalle tenere ciglia.
La cagnolina di guardia alla casa scodinzolerebbe
al vederti, credendoti la sua padrona stessa.
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(ANT. PALAT. LIBRO IX - 605)

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Nel tempio
della bionda Afrodite Callò dedicò questo quadro,
dall’effigie in tutto simile, da lei fatta dipingere.
Che composto atteggiarsi! E quale grazia la pervade!
Salve! Nulla la vita potrebbe rinfacciarti.
Locri Antica
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