Il pianoforte

Fu Bartolomeo Cristofori, tra il 1698 e il 1700, ad avere per primo una geniale intuizione: applicare sul clavicembalo (a corde pizzicate) il congegno di un altro strumento a tastiera, il clavicordo (a corde percosse). Si ebbe così il primo pianoforte della storia della musica, che, se anche in quel momento non riscosse un'eccessiva fortuna, aprì senza dubbio la strada ad una nuova generazione di strumenti a tastiera, destinati a diffondersi su larga scala soltanto verso la metà del diciottesimo secolo.

Ovviamente i primi pianoforti non apparivano così come noi li conosciamo: la meccanica e la forma dello strumento vennero pian piano perfezionati nel corso degli anni, fino al 1872, quando fu brevettato il telaio fuso in un unico blocco. Da quel momento fino ad oggi la costruzione del pianoforte non ha subito ulteriori variazioni di rilievo.

Gli elementi costitutivi dello strumento sono la cassa, la cordiera, la meccanica, la tastiera e i pedali. Secondo la forma della cassa e della posizione della cordiera rispetto alla tastiera il pianoforte può essere a coda o verticale.

Per quanto riguarda la meccanica la si può definire un complesso sistema di leve che collegano la tastiera con la cordiera.

Infine i tre pedali: quello di destra è denominato "di risonanza", o del forte; a sinistra invece c'è il pedale "ad una corda", o del piano. Il pedale al centro può avere diverse funzioni: nei pianoforti a coda serve a prolungare il suono del tasto che è premuto insieme al pedale stesso; nei pianoforti verticali invece ha la funzione di sordina.

 

Pianoforte a coda

Pianoforte verticale