LO
SVILUPPO URBANISTICO DI ABANO
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Documento
consegnato dal Sig. Sindaco ai Consiglieri Comunali in occasione
del Consiglio Comunale di mercoledì 21 gennaio 2004, con
note redatte dall'Associazione Liberi.
ABANO TERME
Un
futuro per la città
Una città per il futuro
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Docomento
dell'Amministrazione Comunale
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Note
dell'Associazione Liberi
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PREMESSA
Il programma Amministrativo, scelto dagli elettori attraverso la votazione
del maggio 2001, prevede di governare il territorio mediante la risoluzione
del nodo ventennale del Piano Particolareggiato dei Comparti Centrali
e attraverso lo strumento urbanistico dei Piani di Settore.
"La logica su cui si fonda è che tutte le aree del territorio
vanno definite nella loro funzionalità, in modo tale che non
esistano spazi vuoti, genericamente indicati come agricoli, che possono
essere compromessi da insediamenti possibili.
Su questa base vanno approvati Piani Tematici (Piano dello sport,
della cultura, dei servizi sociali, del sistema commerciale, del traffico,
della residenza, ecc.) per la riqualificazione dell'esistente e la
definizione dello sviluppo futuro.
Il primo impegno è quello dei Comparti Centrali: è necessaria
un'azione decisiva che consenta ai privati di edificare, in breve
tempo, all'interno del disegno organico previsto, in maniera da risolvere
il problema della vivibilità della vecchia Abano e di scaricare
su di essa parte della tensione abitativa del nostro territorio."
("Linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da
realizzare nel corso del mandato 2001/2006" - documento approvato
con delibera di Consiglio Comunale n. 48 del 03/07/2001).
Sciolto il nodo dei Comparti Centrali con delibera del consiglio Comunale
in data 20.12.2002, rimane sul tappeto la tematica dei Piani di Settore.
Le problematiche emerse in questi anni di Amministrazione, problematiche
che talora travalicano l'ambito specifico dei Piani e la necessità
di inscrivere gli interventi urbanistici in un perimetro determinato
e riconosciuto, ci hanno spinto alla elaborazione di questo documento
programmatico che colloca i Piani nel contesto più vasto di
una progettazione urbanistica generale.
D'altronde questo lavoro, avvalendosi della lunga attività
di analisi e progettazione urbanistica che si è consolidata
nel tempo, intende muoversi lungo le linee tracciate dal PRG del 1981
e quelle del 1997. Infatti le esigenze di fondo che quei Piani Regolatori
possedevano sono rimaste, così come sono rimaste le trasformazioni
che essi hanno ideato.
In più di venti anni Abano si è strutturata attorno
ad un fuso che va da nord a sud lungo l'asse di Via Matteotti e del
Viale delle Terme ed ha altresì fatto crescere al suo fianco
ovest la cospicua conformazione urbana di Monteortone, raccolta attorno
al suo Santuario. In tal modo ha perduto quei caratteri di spazio
non finito che veniva impietosamente analizzato dal Piano del 1981,
per costituirsi come struttura urbana complessa e coerente.
Tuttavia il processo in atto non può essere svincolato dalle
nuove problematiche che sono emerse nella coscienza collettiva: esigenze
di natura ambientale e funzionale, nuove sensibilità culturali
ed urgenti bisogni residenziali. Perciò l'obiettivo di questa
riflessione è una rivisitazione del Piano del 1997 che, valorizzandone
analisi e intuizioni, aggiorni le soluzioni alle nuove esigenze collettive.
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La Premessa al presente documento programmatico richiede, a nostro
avviso, alcune precisazioni e suscita, oltretutto, legittime preoccupazioni.
Per facilitare la comprensione del lettore, affrontiamo i singoli
temi trattati, dedicando a ciascuno di essi brevi riflessioni
COMPARTI CENTRALI. In questa sede non possiamo che ribadire
la nostra contrarietà al progetto di recupero del centro storico,
definitivamente approvato dal Consiglio Comunale nel dicembre 2002.
La cubatura prevista è senza dubbio eccessiva per il
centro di Abano, destinato a trasformarsi, se si desse piena attuazione
all'attuale progetto, in una periferia metropolitana piuttosto che
in un accogliente centro cittadino, rispettoso della vocazione termale
della nostra città. Riteniamo un errore l'aver rinunciato
al sistema delle piazze inizialmente previsto, scegliendo invece
di occupare ogni spazio libero: in questo modo non si è certo
perseguito l'obiettivo di una ricomposizione del tessuto urbano, nel
rispetto della storia cittadina. Anzi, il risultato è quello
di un'edilizia privata sparsa ed incoerente, aggravata dal fatto
che sul retro dei fabbricati conservati lungo il fronte di Via Matteotti
sono previsti edifici di 4 e 5 piani, in evidente contrasto con l'esistente.
Il verde indicato nel Piano risulta spezzettato tra gli edifici o
costituito da aiuole spartitraffico, certamente non utilizzabili come
giardino. Piazza Mercato, che rappresenta un bene della collettività,
viene "regalata" ai privati, per consentire il raggiungimento
degli standard di parcheggio necessari per le nuove edificazioni.
Dove si andrà a parcheggiare nel giorno di mercato è
a tutt'oggi un interrogativo privo di risposta.
Pesanti ombre gravano, oltretutto, sulla legittimità del
Piano adottato, sia con riguardo ad una presunta violazione della
normativa urbanistica, sia con riguardo ad un asserito mancato introito
per le casse comunali, corrispondente al valore delle aree pubbliche
messe a disposizione gratuitamente dal Comune ai privati per soddisfare
gli standard a parcheggio che la legge loro richiede. Anche a tali
perplessità non è stata data una risposta convincente.
Non può peraltro passare inosservata la circostanza che
i maggiori lotti interessati dall'intervento urbanistico in oggetto
siano stati acquistati da una società il cui vicepresidente
è il presidente della Provincia. Che tale situazione sia
rispettosa della legge, non abbiamo motivo di dubitarlo, che tuttavia
appaia inopportuna ci sembra altrettanto evidente.
Registriamo, peraltro, con un certo imbarazzo, come questa ed altre
battaglie urbanistiche siano state condotte da alcuni esponenti di
minoranza, specie di Forza Italia, senza particolare convinzione e
determinazione. Non comprendiamo, in particolare, quale sia la posizione
di Forza Italia, maggior partito di opposizione, rispetto alle questioni
urbanistiche. Assistiamo, infatti, sconcertati (ma forse non troppo,
perché tale situazione offre un'interessante chiave di lettura
delle vicende politiche locali) ad un partito che conosce all'interno
del suo direttivo un'anima apertamente legata all'Amministrazione
di centro sinistra, ed in particolare all'assessore Cosentino e al
consigliere Pezzato (che da sempre professano i loro buoni uffici
col Presidente della Provincia, targato Forza Italia), anima contrapposta
ad un'altra corrente, a parole schierata all'opposizione.
PIANI DI SETTORE O VARIANTE PARZIALE AL P.R.G.? Nel documento
di verifica dello stato di attuazione del Programma Amministrativo
a metà del corso del mandato 2001/2006, ci sembra si abbandoni
l'idea dei Piani di Settore a vantaggio di una Variante Parziale al
P.R.G.. Si legge, infatti, a pagina 8 del citato documento: "In
realtà l'esperienza accumulata ci ha fatto capire che occorre
predisporre un Piano Complessivo che tenga conto di tutte le tematiche
urbanistiche che sono interconnesse tra di loro. Dalle case per i
giovani e gli anziani, alle piste ciclabili, alla viabilità
ordinaria; dagli alberghi, ai parchi pubblici e alle funzioni di interesse
generale. Così si è fatta largo l'idea di una Variante
Parziale al P.R.G. che decidesse quale Abano vogliamo costruire nei
prossimi dieci anni". L'Associazione Liberi condivide questa
nuova indicazione programmatica, che si presenta, peraltro, ancora
assai generica, in quanto nulla dice circa i contenuti della preannunciata
variante urbanistica. Non possiamo tuttavia esimerci dall'esternare
alcune preoccupazioni, riservandoci più oltre, e con successivi
contributi, ulteriori precisazioni. Forse che la conclamata esigenza
di un Piano urbanistico complessivo nasconde la volontà di
proseguire nella dissennata e sistematica occupazione del territorio,
privilegiando lo sviluppo della residenza e gli aspetti speculativi
ad esso collegati? Si è ancora convinti che la politica
del tandem Pillon-Rigodanzo, che concepisce il progresso come costruire
tutto il possibile e subito, immaginando l'Abano del futuro come una
Londra in salsa nostrana (parole pronunciate dall'Assessore Pillon
in Consiglio Comunale), rappresenti ancora una scelta programmatica
condivisibile? Più concretamente, evitando le perifrasi vuote
così ricorrenti nel documento che andiamo ad esaminare, avranno
forse conferma le voci che da tempo circolano in ambienti di maggioranza
circa la prossima cementificazione del Parco di Villa Rigoni, della
zona lungo Via Romana e dell'area prospiciente Via Malachin e Via
Tito Livio, degli interventi invasivi a Giarre, della trasformazione
del parco dell'Hotel Orologio, della creazione di un casinò,
e via discorrendo? Non vorremmo che dietro il preannunciato rinascimento/rinascita
della nostra città (parole del sig. sindaco) si celasse l'ennesimo
sacco del territorio, alla faccia della vivibilità e della
vocazione termale di Abano! Già troppe volte le buone intenzioni,
conclamate dal sindaco e dal presidente del Consiglio Comunale, sono
rimaste tali.
LE LINEE PROGRAMMATICHE TRACCIATE DAL P.R.G. DEL 1997. Si afferma
che ci si intende muovere lungo le linee tracciate dal P.R.G. del
1997. Sarebbe opportuno, in proposito, andare a rileggere il documento
degli indirizzi politici per la redazione del Piano Regolatore,
documento approvato con delibera del Consiglio Comunale n. 70 del
15.06.1994 e allegato in appendice alla relazione illustrativa del
Piano Regolatore adottato dal Consiglio Comunale con delibera n. 9
del 25.02.1997, alle pagine 96 e seguenti. Nel predetto documento
(a pag. 98 della richiamata relazione), al punto 6) dedicato alle
"Zone Residenziali" si legge:
"Il dimensionamento delle zone residenziali incide profondamente
sulla vocazione termale-turistica della città: la quantità
dei residenti va ad incidere sulla qualità ambientale dell'offerta
termale. Tale quantità non può aumentare all'infinito
ad Abano che non si può permettere il lusso di sprecare neanche
un metro quadro del proprio territorio".
A noi pare che tali indicazioni siano state del tutto ignorate,
a discapito della qualità ambientale e della vocazione termale
della nostra città. E' poi triste constatare che ciò
sia potuto accadere sotto Amministrazioni di sinistra, appoggiate
da gruppi politici dichiaratamente ambientalisti. E francamente risulta
provocatoria la distribuzione in questi giorni nelle cassette postali
di volantini della sinistra ecologista contro la politica governativa
nazionale della destra. Noi condividiamo tante delle denunce contenute
nel pieghevole, ma ci chiediamo: perché, nella nostra più
ridotta realtà, non essere un po' più coerenti e condannare
con la stessa determinazione gli scempi che pure sono stati perpetrati
nel nostro territorio?
GLI URGENTI BISOGNI RESIDENZIALI. Secondo l'Amministrazione comunale,
il processo di urbanizzazione nella nostra città andrebbe adeguato
alle nuove sensibilità culturali e agli urgenti bisogni residenziali.
A nostro avviso, è opportuno chiarire sin d'ora cosa si intende
per "urgenti bisogni residenziali". Da parte nostra,
precisiamo subito che:
a) rappresenta un problema l'esodo delle giovani coppie che non
trovano casa ad Abano per gli alti costi degli alloggi;
b) non rappresentano "urgenti bisogni residenziali" le
aspettative del mercato immobiliare, già "premiato"
dalle recenti trasformazioni urbanistiche che tra qualche anno potremo
vedere attuate in tutta la loro spaventosa consistenza. Spiace infatti
rilevare che larga parte della cittadinanza, seriamente preoccupata
per quanto ha visto sorgere sul territorio, non abbia maturato l'esatta
portata degli interventi edilizi già approvati da questa amministrazione. |
L'ORIZZONTE
DI SENSO
Esistono due grandi temi che costituiscono il perimetro di senso in
cui collocare la riflessione urbanistica sulla città di Abano.
Il primo è quello che connota e condiziona la storia di Abano
da sempre: il termalismo. Chiedersi se Abano Terme debba dedicarsi
al termalismo appare ancora, per fortuna, un esercizio retorico. Ma
retorico non è porsi la questione di quale sia il termalismo
a cui si pensa per la città futura.
La nostra città è vissuta per anni sull'idea che l'offerta
termale significasse la fango-balneo-terapia fatta secondo la tradizione
in un ambiente rilassante e simpatico.
Ora le sicurezze passate sembrano incrinarsi come la massiccia presenza
di ospiti tedeschi alle nostre terme. In realtà quello a cui
si è mirato per tanti anni è un modello termale adatto
ad un pubblico tedesco, secondo una memoria che dalla Mitteleuropea
giunge ai nostri giorni.
L'esigenza di guardare a nuovi mercati in Europa e nel mondo spinge
ora gli operatori alberghieri e pubblici amministratori a ripensare
sia all'organizzazione alberghiero-termale, sia alla struttura urbana
e alla sua offerta di servizi ai cittadini e agli ospiti. Perché
se il tedesco della tradizione predilige le passeggiate nel verde
e l'ascolto della musica barocca, non altrettanto si può dire
per l'ospite spagnolo o per il cliente russo. Senza contare che la
maniera di vivere il tempo del mondo austro-tedesco non è esportabile
nel mondo latino o in quello slavo.
Per concludere, dunque, la nostra riflessione deve affrontare una
catena di domande che comincia con: "Quale città termale?"
- "Quali servizi per i nuovi clienti europei di Abano?"
- "Quali funzioni per una clientela più giovane e raffinata?".
Infine: "E' sufficiente completare la città termale disegnata
nel PRG del 1997 oppure occorre produrre uno spazio di ricerca e di
progettazione che vada oltre?".
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NUOVI MERCATI E UNA NUOVA OFFERTA PER L'ATTIVITÀ TERMALE?
L'interrogativo ci pare determinante per il futuro della nostra città.
Appare tuttavia quanto mai opportuno ribadire che l'esigenza di
guardare a nuovi mercati non può giustificare l'abbandono del
modello termale "tipico", basato sulla fango-balneo-terapia
e sui trattamenti riabilitativi. Non può nemmeno giustificare
un cambio nella programmazione e gestione del territorio che ponga
in secondo piano l'obiettivo di conservare un ambiente rilassante
e protetto, in nome di una fantomatica richiesta di offerte alternative
provenienti da possibili e per ora improbabili ospiti spagnoli o slavi.
Ciò non vuol dire che non si debba favorire l'innovazione con
la ricerca di nuovi mercati, ma, senza rincorrere le mode, è
preferibile coltivare e riqualificare l'organizzazione esistente,
che caratterizza l'originalità delle nostre Terme. In questo
senso una maggiore attenzione, anche da parte del mondo alberghiero,
andrebbe rivolta alla ricerca e alla collaborazione con le strutture
più adeguate ad accreditare le cure termali, non dimenticando
la necessità di salvaguardare e/o ripristinare l'eccellenza
dei servizi offerti nel reparto cura.
ANDARE OLTRE LA CITTÀ TERMALE? Vale in proposito ribadire
quanto si legge nel già citato documento degli indirizzi politici
per la redazione del Piano Regolatore, documento approvato con delibera
del Consiglio Comunale n. 70 del 15.06.1994 e allegato in appendice
alla relazione illustrativa del Piano Regolatore adottato dal Consiglio
Comunale con delibera n. 9 del 25.02.1997, a pagina 98: "Il dimensionamento
delle zone residenziali incide profondamente sulla vocazione termale-turistica
della città: la quantità dei residenti va ad incidere
sulla qualità ambientale dell'offerta termale. Tale quantità
non può aumentare all'infinito ad Abano che non si può
permettere il lusso di sprecare neanche un metro quadro del proprio
territorio".
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Il
secondo tema che fa da costante ad ogni ragionamento sulla città
è quello rappresentato dalla curva demografica e dalla sua
proiezione futura. La nostra città sta invecchiando ad una
velocità che è superiore a quella di tutto il territorio
circostante. Perché, per effetto del mercato edilizio, si è
prodotto un meccanismo che importa ad Abano anziani danarosi ed espelle
dalla città giovani che non trovano qui una casa adeguata alle
loro risorse economiche. A ciò si aggiunge il vorticoso turn-over
delle famiglie affittuarie, incapaci di sopportare il peso delle spese
per la casa e la fuga dei residenti dalle attività alberghiere
e termali.
In sintesi il problema della senescenza molto rapida della comunità
aponense si incrocia con quello della perdita di identità di
una popolazione in continua mutazione che non si riconosce nella principale
attività culturale ed economica della città.
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UNA
CITTÀ CHE STA INVECCHIANDO, IMPORTANDO ANZIANI DANAROSI E COSTRINGENDO
ALL'ESODO LE GIOVANI COPPIE. La rappresentazione offerta può
senz'altro condividersi; tuttavia ci chiediamo: questa situazione
non è forse la spiacevole conseguenza di una politica sociale
ed urbanistica perseguita nell'ultimo decennio dalle Amministrazioni
Pillon e continuata successivamente dall'attuale compagine al governo?
In tante altre occasioni era stata inutilmente denunciata l'assenza
di una politica della casa: ora ne paghiamo il prezzo.
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LA
CITTA' PLURALE
Per comodità di analisi, il PRG del 1997 aveva diviso la struttura
urbana in tre settori, denominandoli come:
1. città degli alberghi (città termale)
2. città delle residenze
3. città diffusa (o terza città)
Si tratta, a ben vedere, di una semplificazione didattica che giova
alla chiarezza dei percorsi razionali, ma non rende ragione della
complessa trama delle residenze che completano il tessuto termale
nella zona degli alberghi.
Ma poiché si tratta ora di fissare i macro-obiettivi della
progettazione urbanistica, la tripartizione può essere accettata
per la sua funzionalità.
In tal modo si recuperano gli intenti del Programma Amministrativo,
facendo coincidere il Piano delle Attività Economiche con le
riflessioni e le indicazioni della Città Termale e distribuendo
il Piano della Residenza all'interno dei due capitoli, intitolati:
Città delle Residenze e Città Diffusa.
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Forse l'orientamento di procedere ad una Variante Parziale del P.R.G.,
annunciato nel documento di verifica dello stato di attuazione del
Programma Amministrativo a metà mandato, supera l'impostazione
del presente contributo programmatico. Ad ogni buon conto, riteniamo
utile continuare nel nostro commento seguendo l'ordine di trattazione
prospettato. |
LA
CITTA' TERMALE
Premessa ideologica
La città degli alberghi immaginata nel 1997 è una città
strutturata lungo un sistema di parchi pubblici centrati sull'isola
pedonale e lungo i fronti dei giardini alberghieri, liberati dai muri
che tradizionalmente li separano dalle aree pubbliche. Di queste due
intuizioni la prima si è tradotta nella progettazione, la seconda
è rimasta nelle buone intenzioni.
Questo modo di pensare alla città termale cela e manifesta
la convinzione che la città degli alberghi debba essere una
zona verde dove rilassarsi all'aria aperta. Questa convinzione fu
corroborata dalle posizioni personale del progettista prof. Secchi
circa i contenuti dei parchi che dovevano essere privi di strutture
e popolati soltanto da alberi.
Ma la trasformazione dei flussi turistici termali e le esigenze di
un marketing rivolto a culture diverse da quella tedesca costringono
a ritenere la progettazione del 1997 necessaria, ma non sufficiente.
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Sviluppo
termale
Non è questo lo strumento per definire i contorni di un possibile
sviluppo dell'attività termale nella nostra città. Quel
che la progettualità urbanistica deve tracciare è, invece,
il disegno di una città che consenta all'ospite di vivere non
solo all'interno dell'albergo-isola, ma al suo esterno in una realtà
le cui dinamiche e funzioni commerciali, economiche, culturali, turistiche,
risultano particolarmente attrattive e coinvolgenti.
Funzioni
Occorre infatti pensare ad un sistema di funzioni in cui l'ospite
possa trovare risposte alle sue esigenze di passare il tempo libero
giocando, ascoltando musica, occupando i suoi interessi culturali
e comunque socializzando. Queste funzioni sono indicate in maniera
generica nel Piano d'Area che tuttora è fermo in Regione.
A quelle ipotesi di lavoro vanno aggiunte alcune considerazioni di
complemento. La definizione di funzioni e di servizi per l'ospite
può essere realizzata valorizzando il notevole patrimonio storico
della città:
- il sistema museale costituito dal museo della maschera a Villa Savioli,
il museo del termalismo al Montirone, il museo civico in Villa Dondi
dell'Orologio (ex Zasio, ex Roberto Bassi Ratgheb);
- la valorizzazione culturale di Villa Mocenigo-Mainardi alle porte
di Abano: sulla rotonda della direttissima per Padova e vicino al
parcheggio scambiatore per la stazione in Abano della metropolitana
di superficie;
- la realizzazione di un caffè letterario nel completamento
della quinta tra il sagrato del Duomo di San Lorenzo e la Piazza del
Sole e della Pace;
- la previsione di una sala per giochi di società vicino al
Parco Termale;
- l'edificazione di un palatenda in area decentrata per l'intrattenimento
dell'ospite e per le proposte culturali rivolte alla "grande
Padova";
- la valorizzazione degli impianti sportivi comunali a Monteortone;
- la possibilità del recupero dello stabilimento termale Orologio
e del suo parco storico. Su questo delicato tema che è essenziale
per lo sviluppo della città è chiaro che si dovrà
aprire un dibattito ampio ed approfondito. Le indicazioni che l'Amministrazione
avanza fin d'ora sono legate alla possibilità di un uso convegnistico/congressuale
della parte storica e di una trasformazione dei volumi in spazi a
funzione pubblica. Si tratta di un'operazione complessa che va concordata
e realizzata con enti pubblici e privati cointeressati all'acquisizione
e alla trasformazione.
Non si può inoltre dimenticare il ruolo e la funzione della
Casa di Cura come presidio ospedaliero a favore dei cittadini e degli
ospiti. La strategia della nuova proprietà prevede l'implementazione
dei tradizionali servizi con nuove specialità (emodialisi,
centro diabetico, riabilitazione cardiologica). Evidenziamo con chiarezza
che i nuovi servizi, ancorché d'eccellenza, non possono essere
avviati a discapito dei livelli di servizio sinora assicurati al territorio.
Anzi le specialità d'eccellenza dovranno consentire di migliorare
il livello delle tradizionali prestazioni del presidio ospedaliero.
Infine, l'individuazione delle tradizionali e delle nuove funzioni
si deve accompagnare alla sforzo per allargare l'isola pedonale in
modo da collegarla ed integrarla al Parco Termale, così da
creare una continuità spaziale che dal Montirone conduca sino
alla nuova piazza attestata su Via Flacco. In questa prospettiva va
riqualificato urbanisticamente il primo tratto di Via Busonera, piazza
Sacro Cuore, Via Vespucci ed, in generale, la qualità edilizia
dei fronti che si affacciano all'isola pedonale anche nella nuova
configurazione.
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L'AMBIZIOSO PROGETTO DI RIQUALIFICARE LA CITTÀ TERMALE.
Sul tema c'è spazio per un ampio confronto a condizione, tuttavia,
che le soluzioni prospettate siano meglio specificate, fornendo oltretutto
puntuali indicazioni per il reperimento delle risorse necessarie alla
loro realizzazione; diversamente, il rischio è quello di limitarsi
all'elenco delle buone intenzioni, corrispondendo, ma solo a parole,
alle aspettative della cittadinanza.
VILLA DONDI DELL'OROLOGIO. Abbiamo già in precedenti
occasioni manifestato la nostra contrarietà alla trasformazione
della ex Villa Zasio in sede municipale; preferivamo conservarne la
destinazione museale, potenziando, invece, la sede storica del Municipio,
dotandola di una sala consiliare e quindi mantenendo al suo interno
gli uffici del sindaco e degli assessori. Siamo invece convinti che
il trasferimento di questi ultimi, lontano dalla storica sede municipale,
non favorisca la rinascita del centro.
IL PALATENDA. La struttura, da collocarsi in un'area decentrata,
proprio per la sua posizione non sembra costituire un'attrattiva destinata
all'ospite. In ogni caso, è decisamente improbabile individuare
un sito in area rurale dato che l'estensione della struttura prevista
metterebbe in crisi il già compromesso sistema ambientale.
UN CASINÒ AD ABANO? Siamo decisamente contrari a qualsiasi
attività che contempli il gioco d'azzardo. Non vorremmo
che il generico riferimento ad "un sistema di funzioni in cui
l'ospite possa trovare risposte alle sue esigenze di passare il tempo
libero giocando…" debba intendersi come il tacito benestare alle
ben note attese di qualche grosso imprenditore alberghiero.
GLI IMPIANTI SPORTIVI DI MONTEORTONE. Gli interventi urbanistici
nella vicina Teolo (dal complesso residenziale dell'ex Fornace al
centro termale ai confini con Monteortone), unitamente all'approvazione
del P.N. 14 (che prevede edificazioni per ulteriori 30.000 metri cubi
residenziali), con tutti i problemi, peraltro già gravi, di
vivibilità, carenza di servizi e viabilità che tali
interventi comporteranno, dimostrano una volta ancora l' infelice
collocazione degli impianti sportivi a Monteortone. Il progetto di
un loro potenziamento non fa poi che accrescere le nostre preoccupazioni.
L'HOTEL OROLOGIO. Sulla possibilità di recupero dello storico
complesso alberghiero le soluzioni certamente non si presentano semplici.
Sarebbe auspicabile il recupero a stabilimento termale. Certamente
qualsiasi soluzione non potrà tener conto delle aspettative
economiche dell'ENPAM se si considera che, nel lontano 1986, agli
immobili dell'Hotel Orologio era stato assegnato un valore di 46 miliardi
e 500 milioni delle vecchie lire, valore ben più elevato delle
stime fatte da operatori locali del settore. Ci auguriamo che l'Amministrazione
si impegni per favorire soluzioni tese a recuperare lo stabilimento
in oggetto, simbolo del termalismo; non potremo tuttavia mai accettare
proposte dirette a favorire la speculazione. In questo senso, ci preoccupano
le voci sempre più insistenti che vorrebbero lo stabilimento
ed il suo parco oggetto di baratti con l'area retrostante Villa Rigoni,
evidentemente destinata, in questa prospettiva, ad interventi edilizi
particolarmente consistenti (area, quest'ultima, un tempo acquisita
per realizzarvi la Cittadella dello Sport).
LA CASA DI CURA. Tale struttura va svolgendo da molti anni un
grande servizio al nostro comprensorio. La recente riorganizzazione
interna, unitamente agli importanti ampliamenti, fanno tuttavia temere
una riduzione dei posti letto ed una diversificazione delle specialità
mediche a discapito dei tradizionali servizi. Pur prendendo atto che
si tratta di un'istituzione privata, legittimamente rivolta a privilegiare
i propri interessi, auspichiamo l'impegno dell'Amministrazione comunale
perché possano essere garantiti il mantenimento e il miglioramento
delle tradizionali prestazioni del presidio ospedaliero. In questo
senso, riteniamo che la nostra zona abbia bisogno di una normale struttura
ospedaliera che assicuri l'eccellenza dei classici reparti di degenza:
medicina generale; chirurgia generale; ostetricia e ginecologia; ortopedia
e traumatologia; servizio di pronto soccorso con annessa rianimazione.
Tuttavia, in una prospettiva futura, pensiamo che Abano, unitamente
ai Comuni del territorio, debba farsi promotrice presso la Regione,
la Provincia e le ASSL della realizzazione di quel famoso Ospedale
dei Colli di cui finora tanto si è parlato, funzionale
al vasto comprensorio delimitato dalla sponda destra del Bacchiglione
e dai Colli Euganei fino a Battaglia. |
Sistemi
D'altronde, la creazione di funzioni richiede sistemi che rendano
possibile la fruizione degli spazi collettivi da parte del pubblico.
A tale proposito occorre menzionare la necessità di un nuovo
Piano del Traffico che renda ragione di una scelta già compiuta
da questa Amministrazione, ossia di collegare le due circonvallazioni
in maniera da far scorrere il traffico lungo il perimetro del fuso
urbano piuttosto che tentarne un rischioso attraversamento.
Il sistema della mobilità veicolare non può prescindere
dalla rideterminazione del piano dei parcheggi e dalla soluzione del
nodo problematico rappresentato dalla Casa di Cura/Alexander/Columbus
e dal percorso difficoltoso di chi compie il periplo del Parco Termale.
La possibilità di creare una nuova entrata da sud/est in Abano
e la costruzione di un parcheggio multipiano nell'area compresa tra
Via Fasolo e Via Flacco costituiscono temi su cui lavorare alacremente.
Altro sistema da studiare attentamente è quello delle piste
ciclabili per ora realizzate soltanto in segmenti indipendenti e quindi
poco funzionali. Si aggiunga ad esso il sistema dei percorsi pedonali
e quello delle indicazioni alberghiere (adeguamento del circuito Hotel
Ring).
Per concludere questa prima parte dedicata alla città termale,
bisogna:
- Definire, in maniera coerente, il sistema dei Parchi che devono
essere nominati, collegati e vocati ad attività specifiche.
Ne ricordiamo soltanto alcuni: Parco Configliachi, Termale, del Cimitero,
di Piazza Mercato, di Villa Bassi, Chico Mendes, San Lorenzo, Montegrotto
Sud, Via Ghislandi, Via Previtali, San Daniele, Monte Lozzo, Villa
Bembiana e PN 14a, Don Bosco.
- Ripensare alla funzione e alla struttura del Montirone, come luogo
simbolico della storia aponense.
- Stabilire un collegamento sistemico tra la città e il vero,
grande parco da far vivere ad ospiti e cittadini, ossia il parco dei
Colli Euganei.
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Questa
prima conclusione appare insufficiente rispetto alle analisi e
alle problematiche delineate. Se sul sistema dei Parchi torneremo
tra breve, ci limitiamo qui ad alcune considerazioni sulle altre
questioni . L'asserita esigenza di un adeguamento del circuito
dell'Hotel Ring sembra celare la sofferta ammissione
del fallimento di un progetto che non ha risolto i problemi del
traffico ed è invece costato troppi soldi alla collettività.
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Gli
alberghi.
La città degli alberghi è un ambiente costellato da
strutture molto diverse tra di loro. Piccoli alberghi affacciati al
Viale si alternano con hotel di medie dimensioni, dotati di parco
e di molte attrezzature esterne. Un panorama così complesso
e composito non può essere affrontato soltanto con strumenti
normativi che impongano regole uguali a strutture diseguali.
Assieme ad una normativa generale che comunque rimane necessaria,
appare opportuno introdurre l'uso di una scheda sullo stato di fatto
di ogni albergo sulla quale poter produrre uno stato di progetto che
risolva le piccole e grandi problematiche proprie dello stabilimento.
Al di là dei diversi approcci, i problemi sul tappeto comunque
rimangono i medesimi.
Essi si possono riassumere:
- nel recupero degli standard a verde e a parcheggio;
- nella creazione di uno o più parcheggi per i pullman che
stazionano su aree improprie;
- nel reperimento di alloggi per i dipendenti che altrimenti non sono
in grado di garantire i servizi alla struttura alberghiera;
- nella valorizzazione della fango-terapia anche dal punto di vista
visivo ed edilizio. Le vasche da fango non possono rimanere relegate
nel retro dell'albergo, povero e dimesso rispetto ad una hall preziosa
e monumentale.
Si tratta di tematiche che possono essere affrontate e risolte, in
taluni casi, all'interno del lotto alberghiero. In tal'altri devono
trovare soluzione all'esterno attraverso proposte urbanistiche che
il Piano deve definire.
Sullo sfondo rimane la questione, mai affrontata seriamente, del riutilizzo
e della riconversione di quei volumi alberghieri in cui, per ragioni
diverse, non si svolgono più da anni le tradizionali attività
termo-alberghiere.
Ricordiamo solo che ad Abano, ormai da alcuni anni, sono chiusi gli
Hotel Salvagnini, Centrale, Orologio, Italia, Mediterraneo.
D'altronde ogni albergo dimesso ha una storia, una struttura ed una
collocazione urbanistica proprie. Non è, quindi, possibile
stabilirne a priori le linee di trasformazione ed i relativi contenuti.
Esse potranno essere valutate caso per caso, privilegiandone la riconversione
termale e/o a servizi di pubblica utilità.
|
I temi proposti sono particolarmente delicati e l'attuale Amministrazione,
come peraltro le precedenti, non li ha certo sinora affrontati con
la dovuta attenzione e determinazione.
LE SCHEDE SULLO STATO DI FATTO DI OGNI ALBERGO. Già
il primo Piano Secchi aveva predisposto le schede per ogni albergo.
Il Piano del 1997 non le ha tuttavia considerate. Nel frattempo, come
da anni ormai denunciamo, norme permissive hanno consentito ampliamenti
enormi, e in qualche caso al ridosso del limite di proprietà,
degli stabilimenti termali. Alcuni esempi:
Hotel Trieste;
Hotel Due Torri;
Grand Hotel;
Hotel Paradiso;
e, dulcis in fundo, La Residence.
Tutto questo sta avvenendo a scapito della quantità del verde
alberghiero, andato a ridursi a tal punto che gli standard previsti,
non più recuperabili all'interno della proprietà, sono
stati recuperati attraverso sempre più frequenti monetizzazioni,
ovvero mediante operazioni che consentono di ridurre gli standard
a fronte del versamento di somme di danaro concordate con il Comune
(sotto la gestione Ponchio, le monetizzazioni sono state, al novembre
scorso, ben 14). Ciò che francamente mortifica è
che, almeno con riguardo alle ultime situazioni, la monetizzazione
sia stata concessa in forza dell'abbondanza del verde del Parco Termale
Urbano, che tutto si può definire fuorché un polmone
verde a disposizione di ospiti e cittadini.
Se quindi appare corretto valutare l'opportunità di introdurre
schede per ogni albergo, preliminare sarebbe però dettare,
prima di tutto, una normativa generale adeguata!
VALORIZZAZIONE DELLA FANGO-TERAPIA. Pur consapevoli che il riferimento
operato nel documento è relativo alla valorizzazione della
fango terapia "dal punto di vista visivo ed edilizio", ci
permettiamo di porre i seguenti interrogativi, relativi alla sostanza
della questione: quando si parla di vasche termali con "soluzioni
all'esterno" degli stabilimenti, si allude forse alla realizzazione
dei laghetti termali? Il nuovo P.U.R.T. rappresenta un passo in avanti
nella valorizzazione della fango-terapia?
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Le
attività artigianali
La presenza artigianale in Abano si articola secondo due modalità
d'insediamento produttivo. Da una parte vi sono le attività
artigianali sparse per il territorio, classificate dal PRG del 1997
con la scheda I.d..
Dall'altra vi è la zona artigianale, ai piedi del colle S.
Daniele, che stenta a decollare.
Le questioni da affrontare e risolvere sono:
- Per le unità produttive sparse, lo studio e la risoluzione
delle tematiche relative al loro possibile sviluppo, coniugato a quelle
dell'impatto con il contesto urbano o agricolo.
- Per la zona artigianale, una Variante al Piano Particolareggiato
che consenta la valorizzazione delle aree per la realizzazione di
un parco tecnologico-termale, secondo la delibera del Consiglio Comunale
n. 15 del 6/3/2002.
Le attività commerciali
Le tematiche relative al commercio sono collegate alla collocazione,
alla tipologia, alla politica di vendita e al target dei singoli esercizi
commerciali.
Questo consente di trasferire sul piano urbanistico parte delle loro
problematiche. Per amore di sintesi esse sono quelle relative ai negozi
di vicinato, alla ricerca di un radicamento funzionale alla città,
per la città.
Riguardano gli esercizi commerciali nella "città degli
alberghi" che si rivolgono, in prevalenza, ai turisti e che possono
essere intesi come un centro commerciale allargato ed integrato.
Comprendono la grande distribuzione, cresciuta in tessuto urbano fittamente
intrecciato, e che è necessario si trasferisca ai bordi della
città, lungo le linee-tangenti del grande traffico.
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Appare innanzitutto necessario, in proposito, fare chiarezza sulla
destinazione della zona artigianale, anche in ragione delle voci ricorrenti
sulla probabile conversione in commerciale e direzionale di parte
della cubatura prevista.
Qualsiasi diversa destinazione della zona artigianale non potrà
non tener conto che l'area in questione, nata per il trasferimento
delle attività artigianali sparse sul territorio, ha già
richiesto grossi sacrifici al sistema ambientale.
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PRIMA
CONCLUSIONE
Di fronte alla crisi profonda del termalismo, questo documento non
può attraversare il complesso arcipelago delle tematiche che
vi sono collegate. Prima tra tutte l'esigenza di mettere in atto una
ricerca scientifico-clinica d'iniziativa pubblico-privata, sull'efficacia
terapeutica dei fanghi termali. Altri, infatti, sono i contesti in
cui quelle tematiche vanno affrontate ed avviate a soluzione.
Gli obiettivi che questa riflessione prospetta sul piano urbanistico
sono:
· la tutela del territorio e dell'identità termale,
in maniera che la città non venga fagocitata dall'avanzante
periferia di Padova. Tutela del territorio che significa la salvaguardia
della cintura a verde attorno al fuso urbano e la riqualificazione
tipologica dell'esistente, in coerenza con i profili del nuovo costruito;
· la progettazione di nuove funzioni termali/non termali per
consentire di enucleare e convogliare energie culturali ed economiche
alla Rinascita/Rinascimento della città: Centro di Idrologia
Medica, Centro universitario di riabilitazione, nuovo Centro Congressi,
Grande Teatro alle Terme e le altre funzioni citate in precedenza.
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In
una precedente bozza riservata del presente documento, datata
25.09.2003, il sindaco scriveva: "La crisi profonda del
termalismo può essere affrontata in due modi opposti. O ci
si rifugia nel passato, pensando di difendere l'identità termale
attraverso vincoli che impediscono l'occupazione del territorio. Oppure
si compie lo sforzo di progettare il futuro urbanistico termale/non
termale per consentire di enucleare e convogliare energie culturali
ed economiche alla Rinascita/Rinascimento della città. Mentre
la prima ipotesi risulta inutile e dannosa, la seconda appare come
l'unica, rischiosa strada da percorrere". Nella versione oggi
commentata, il capitolo rubricato "Prima conclusione" appare
interamente riformulato. La circostanza è senza dubbio positiva,
anche perché il giudizio su espresso dal primo cittadino appariva
quantomeno affrettato. Il dubbio che sorge è però il
seguente: come si può, nel breve volgere di due mesi, cambiare
così radicalmente opinione? Tale disinvoltura non sottende
forse una assoluta mancanza di chiari progetti per il futuro del termalismo?
O forse la nuova prospettazione ora delineata costituisce uno specchietto
per le allodole, quando i programmi per il futuro sono ben diversi
ma forse inconfessabili?
TUTELA DEL TERRITORIO, TRASFERIMENTO DELL'ALIPER E DISTINZIONE DALL'AVANZANTE
PERIFERIA DI PADOVA. Ci pare contraddittorio perseguire l'obiettivo,
assolutamente condivisibile, di impedire che Abano venga fagocitata
dall'avanzante periferia di Padova e contemporaneamente ipotizzare
la trasformazione delle zone agricole, oltre che consentire, lungo
Via Romana, il sorgere di un nuovo centro commerciale. La previsione,
in quella posizione, di un nuovo, immenso Aliper avrà un impatto
ambientale disastroso. La simbolica porta di Abano Terme, biglietto
da visita per il turista che cerca la tranquillità nel verde,
sarà costituita da un monumentale centro commerciale posto
in una zona già congestionata dal traffico. Contrariamente
alla proclamata volontà di salvaguardare l'identità
termale, si finisce con l'occupare il poco spazio ancora libero di
salvaguardia della zona a verde attorno al fuso urbano, favorendo
la saldatura con l'avanzante periferia di Padova. |
CITTA'
DELLA RESIDENZA
La città, prima di essere un insieme
di case e di edifici separati da spazi più o meno ampi, più
o meno verdi, prima di essere un insieme di servizi e di funzioni,
è un tessuto di relazioni umane, sociali, economiche e culturali.
Chi riflette in termini politici non può prescindere da nessuna
di queste molteplici facce da cui è costituita la città
prismatica. Perciò insieme alle tematiche edilizie e architettoniche,
insieme alla struttura urbanistica, occorre considerare le reti di
relazioni che si creano e che si disfano, si allentano e si tendono
per effetto della costruzione della città fisica.
Per questo l'integrazione ed il completamento del PRG del 1997 deve
avvenire sulla base di finalità materiali, ma anche di finalità
immateriali.
Le finalità materiali sono:
a) offrire ai giovani aponensi e ai lavoratori termali non residenti
la possibilità di accedere all'abitazione in locazione o in
proprietà a costi adeguati al loro reddito familiare;
b) migliorare la qualità urbanistica ed edilizia in maniera
da distinguere e connotare il tessuto urbano di Abano Terme rispetto
al territorio limitrofo.
Per centrare le prime due finalità occorre
un'azione concentrica su una pluralità di fattori ed in particolare:
1) riequilibrare il rapporto tra edilizia privata ed edilizia pubblica
o a partecipazione pubblica, in maniera tale che esso si definisca
almeno in 60% (privata) e 40 % (pubblica o a partecipazione pubblica).
In questa prospettiva, mentre l'edilizia convenzionata consente di
facilitare l'accesso alla casa a quanti possiedono un reddito medio,
solo l'edilizia sovvenzionata permette a chi vive con un reddito basso
di avere una casa in locazione, se non in proprietà. Per questo
occorre:
· definire nelle zone di espansione soggette a P.A. aree di
edilizia convenzionata:
- Piano Particolareggiato dei Comparti Centrali;
- PN 14a Monteortone;
- PP 7 Calle Pace;
- PP5 Piazza Mercato;
- PP3 San Daniele;
- PP4 Parco di Giarre;
· adibire aree specifiche per l'edilizia convenzionata e sovvenzionata,
dando attuazione al PEEP di Giarre e a tutti i PEEP previsti dal PRG
vigente. La logica con cui si intende intervenire è quella
di acquisire le aree da edificare attraverso accordi compensativi
che consentano di edificare almeno i 2/3 dei terreni indicati ad edilizia
sovvenzionata. Facendo un rapido calcolo si ottiene una cubatura complessiva
di mc 86.650 (ossia i due terzi di 130.000 mc totali previsti dal
P.R.G.), che nei prossimi anni potrà essere realizzata per
gli obiettivi che abbiamo individuato.
2) modificare il R.E. e le NN.TT.AA. in modo da renderle più
chiare e comprensibili;
3) aumentare gli standard a verde e a parcheggio per ogni unità
abitativa;
4) introdurre un abaco tipologico per le nuove costruzioni e per il
rifacimento delle vecchie;
5) valorizzare o acquisire al patrimonio pubblico:
- Villa Monet;
- Villa Bugia;
- Casa delle Maestre;
- Villa Bassi Rathgeb;
- Villa Mocenigo Mainardi;
- Parco di Villa Bembiana;
- Il complesso formato dall'Hotel Orologio e dal suo storico parco.
6) riqualificare attraverso norme e progetti ad hoc il patrimonio
esistente e/o degradato:
- norme di anticondominializzazione;
- "progetto di quartiere" per il recupero del condominio
di Piazza Mercato;
- progetto di riqualificazione del quartiere "Pinazza".
Le finalità immateriali invece sono:
a) costruire reti di relazioni a livello intragenerazionale ed intergenerazionale;
b) promuovere l'adozione nei comportamenti individuali e collettivi
di nuovi stili di vita.
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LE
FINALITÀ MATERIALI. L'obiettivo di migliorare la qualità
urbanistica ed edilizia del tessuto urbano di Abano è senz'altro
condivisibile. Spiace tuttavia sottolineare l'ingiustificabile ritardo
col quale l'Amministrazione avverte tale esigenza. L'urgenza di norme
e scelte urbanistiche che consentissero di conservare e privilegiare
la vocazione termale della nostra città è stata da alcuni
di noi avvertita sin dal momento dell'insediamento della Giunta Ponchio,
sulla quale riponevamo la speranza di un deciso mutamento di rotta
rispetto alle politiche delle precedenti amministrazioni. Tale necessità
ha peraltro rappresentato il motivo principale della costituzione
dell'Associazione Liberi e della sua successiva attività. Sin
dal luglio 2002 avvertivamo come l'occupazione sistematica e totale
del territorio, progettata sotto la gestione Pillon e praticamente
avviata alla conclusione, dovesse essere fermata, per quanto ancora
possibile. In un volantino del giugno dello scorso anno, denunciavamo
come gli attuali amministratori avessero invece dato un colpo di acceleratore
alla dissennata cementificazione. Amareggiati, riconoscevamo la sconfitta
delle nostre idee, lamentando come i danni al territorio fossero giunti
al punto di non ritorno.
Oggi, quindi, non bisogna nascondere come eventuali modifiche normative
non possano che presentarsi assolutamente tardive e con portata estremamente
limitata. Già scottati dalle tante assicurazioni senza
seguito del sindaco e del suo fido scudiero, il consigliere Pezzato,
restiamo allora in attesa di fatti e non di parole.
L'EDILIZIA PUBBLICA. Richiamiamo in proposito il già
citato documento degli indirizzi politici per la redazione del
Piano Regolatore, documento approvato con delibera del Consiglio
Comunale n. 70 del 15.06.1994 e allegato in appendice alla relazione
illustrativa del Piano Regolatore adottato dal Consiglio Comunale
con delibera n. 9 del 25.02.1997, a pagina 96 e seguenti. In esso
è contenuto il significativo suggerimento di riservare all'edilizia
residenziale pubblica una percentuale della volumetria massima edificabile
all'interno di tutte le aree di nuova espansione, al fine di non creare
quartieri periferici di sola edilizia pubblica e di calmierare il
mercato delle aree.
Ovviamente, tutte e solo buone intenzioni, perché nella
stesura del piano e in particolare nella normativa di attuazione,
tali principi non sono stati di fatto tradotti in scelte conseguenti.
Nel frattempo non è possibile tacere che in nessuno dei Piani
norma approvati sia stata prevista una quota di area destinata agli
interventi di edilizia pubblica, e solamente nell'ultimo piano approvato
-quello di Calle Pace- risulti riservata una quota per l'edilizia
convenzionata senza peraltro che a tutt'oggi sia stato approvato uno
straccio di convenzione che fissi costi e tempi di cessione.
L'ESIGENZA DI MODIFICARE IL REGOLAMENTO EDILIZIO E LE NORME TECNICHE
DI ATTUAZIONE, NONCHÉ DI AUMENTARE GLI STANDARD A VERDE E A
PARCHEGGIO PER OGNI UNITÀ ABITATIVA. Spiace rilevare come
tali esigenze fossero esplicitate già nelle osservazioni alla
Variante al P.R.G., presentate nel luglio 2001 dal Partito Popolare
(cui apparteneva il sindaco Ponchio). Le proposte allora illustrate
erano peraltro il risultato di un comune lavoro condotto con le civiche
Abano Viva, Abano di tutti, e Abano Terme Libertà. Proprio
alla mancanza di volontà nell'affrontare le questioni in esse
sollevate sono riconducibili le dimissioni del consigliere Sanasi
e il passaggio all'opposizione dei consiglieri Morello e Donolato.
Nel maggio 2002, un gruppo di cittadini, alcuni dei quali avrebbero
poco dopo dato vita all'Associazione Liberi, segnalava alla Regione
gli effetti dirompenti che gli strumenti urbanistici attuativi avrebbero
potuto determinare a seguito dell'attuazione della recente Variante
al P.R.G.. In particolare, denunciavano come l'eccessiva flessibilità
accordata alla strumentazione attuativa potesse stravolgere una delle
più qualificanti previsioni del P.R.G., il sistema dei parchi.
Il rischio paventato era che un'area destinata a verde pubblico potesse
essere frazionata o diluita; che, cioè, il verde pubblico potesse
perdere la sua unitarietà, ridotto ad aiuola spartitraffico,
bordo verde lungo le strade o inutilizzabile relitto tra gli edifici
(con costi di manutenzione oltretutto maggiori a carico della collettività,
come dire: meno verde e ad un prezzo maggiore!).
La risposta risentita del sindaco recitava: "Ma perché
la semplice possibilità (accordata dalle norme urbanistiche,
ndr) produce tanto timore etico-urbanistico? Evidentemente perché
si ritiene che il sindaco (che è anche Assessore all'Urbanistica),
per ignoranza o malizia, sia lo strumento della cementificazione di
Abano. Solo in tal caso, ciò che è possibile diventa
reale e necessario. Di questo giudizio prendo atto e, ringraziando
per la stima, porgo distinti saluti".
A tali parole replicava il futuro presidente dell'Associazione Liberi,
affermando: "… da parte mia non posso far altro che ribadire
che preferisco che le norme tecniche di P.R.G. siano scritte in maniera
chiara ed inequivocabile. Le norme chiare valgono per tutti, anche
quando dovesse mancare il garante di riferimento. Era la mia posizione
del luglio del 2001, quando, assieme ad altri amici, concordavamo
sulla necessità di dare segnali forti ed immediati di cambiamento;
io sono rimasto della stessa idea, e tu?…".
Venti mesi dopo, riceviamo un cenno di risposta. Ci chiediamo: nel
frattempo le norme citate come sono state interpretate?
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Centri
di aggregazione
Il reticolo di relazioni che non sostituiscono le reti parentali e/o
di prossimità può essere
tessuto mediante la creazione di spazi pubblici di aggregazione riservati
ai bambini, come boulevard des enfants o museo dei bambini, accanto
alla ludoteca ed alla biblioteca dei ragazzi; oppure predisposti ad
un approccio giovanile: spazi-muretto, open spaces per gruppi informali,
contigui agli spazi sportivi, scolastici o biblioteconomici.
A questi vanno aggiunti gli spazi polifunzionali con finalità
di incontro intergenerazionale.
Tipico esempio il Centro Ricreativo Comunale, dove la riqualificazione
e il recupero degli edifici esistenti dovrà mirare non già
ad una giustapposizione di luoghi, ma ad una interrelazione di funzioni:
centri di aggregazione per anziani, auditorium per tutti (in particolare
per bambini e ragazzi), spazi ludici per anziani, bar e spazio giovani,
etc.
Stili di vita
La promozione di diversi stili di vita può essere determinata
nelle sue condizioni preliminari dalla costituzione di sistemi di
mobilità che consentano la possibilità di spostamento
con mezzi privi di motore (sistema delle piste ciclabili e sistema
degli spostamenti pedonali).
Abano d'altronde è il tipico centro urbano a misura di bicicletta,
perché in pochi minuti con tale mezzo è possibile raggiungerne
tutte le funzioni.
Altro versante assai importante per incentivare l'attenzione all'ambiente
è l'introduzione dell'uso di energie alternative, prima fra
tutte l'energia prodotta dal sole, dal fotovoltaico e l'energia geotermica.
La costruzione di impianti comunali per l'uso di energia prodotto
in modo alternativo, così come l'uso della bioedilizia, possono
costituire un modello pubblico in grado di suscitare emulazioni virtuose.
Infine va ricordata la necessità nella progettazione dello
spazio e dell'arredo urbano di prevedere spazi adeguati, protetti
e mascherati per la raccolta differenziata dei rifiuti.
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Ci riserviamo di tornare sul tema, in particolare in ordine alla gestione
dei suddetti spazi polifunzionali. |
Il
fuso e i suoi satelliti
La Variante che viene qui indicata per sommi capi tratteggia un disegno
urbanistico che consolida il fuso di Abano portandone a compimento
la costruzione.
Lo stesso dicasi per i nuclei di Monteortone e di Monterosso, che
non possono superare le dimensioni definite con il PRG del 1997, anche
se per Monteortone va fatta una riflessione ulteriore che riguarda
il suo ricentraggio strutturale.
Monteortone, infatti, posta sul confine tra 3 comuni diversi rischia
di diventare un insieme giustapposto di edifici che non sono stati
pensati in maniera complessivamente unitaria. In particolare il massiccio
insediamento residenziale e termale in progetto nel territorio finitimo
di Teolo, oltre a scaricare sullo storico nucleo di Monteortone gli
effetti di un'urbanizzazione non concordata (traffico, fognature,
richiesta di servizi comunitari), rischia di trasformarlo in un'area
dalle dinamiche convulse e non governabili.
Per questo motivo, occorre ripensare al quartiere in maniera unitaria,
superando il campanilismo di maniera e dotando questo territorio di
un progetto urbanistico intercomunale. Progetto urbanistico che mantenendo
al centro del sistema il Santuario, vi costruisce attorno un insieme
di spazi aperti e collettivi, distribuendo il traffico di attraversamento
attraverso linee diverse da Via Santuario (parallela sud e Via San
Daniele).
Considerazione analoga deve essere fatta per Giarre, che possiede
le potenzialità per le espansioni future, perché la
località presenta funzioni e servizi per un numero superiore
di abitanti rispetto agli attuali. Anche per Giarre, comunque, va
disegnata una diversa struttura centrale che metta in collegamento
le diverse piazze (sagrato e piazza comunale) e le funzioni ivi presenti.
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VIABILITA' A MONTEORTONE. L'indicazione prospettata non appare
adeguata. La soluzione del nodo viabilità a Monteortone non
può prescindere dalla collaborazione con i Comuni contermini.
La stessa ipotizzata destinazione a parco tecnologico-termale della
zona artigianale impone una riflessione ben più approfondita
sul problema viabilità. |
LA
CITTA' DIFFUSA
C1e e loro qualificazione
La lunga attesa di una risposta regionale alla Variante Parziale
del 2002 sul tema delle aree consolidate in ambiente extraurbano
non deve far dimenticare la necessità di una loro rivisitazione
qualitativa.
Se la discussione consiliare in fase di controdeduzioni ha consentito
di introdurre alcune regole di natura quantitativa e strutturale,
altrettanto non si può dire per gli standard, per la cura
dei singoli nuclei di intervento, per la definizione di un abaco
tipologico, per la permeabilità degli interventi rispetto
al retrostante panorama agricolo.
Si tratta di argomenti puntualmente presenti nelle analisi del
Piano del 1997, di cui però non si trova traccia nelle
proposte progettuali.
Costruito/campagna
La riflessione ulteriore sulle C1e consente di porre attenzione
anche al rapporto tra il costruito e la campagna circostante,
non solo per trovare un equilibrio tra costruito/chiuso e spazio/aperto.
La campagna circostante ha perso i suoi caratteri di paesaggio
agricolo, le sue scansioni arboree, i suoi percorsi verdi ed è
ridotta ad una landa piatta puramente funzionale alla produzione.
Il ridisegno delle aree agricole rappresenta un compito assai
arduo ma necessario. Esso dovrà essere preceduto ed accompagnato
da uno studio che definisca la compatibilità economica
tra l'uso dei terreni e le proposte agro-urbanistiche.
Corsi d'acqua
Aspetto non secondario nella riqualificazione agricola è
dato dagli interventi strutturali sui principali corsi d'acqua
che attraversano il territorio.
Due sono gli obiettivi che si intendono raggiungere.
Il primo è dato dalla soluzione del problema delle esondazioni
a cui il nostro territorio va periodicamente soggetto. La risagomatura
di alcuni corsi di acqua (Poggese, Menona), e la creazione di
una serie di bacini con funzione di terreni golenali rappresentano
soluzioni che, insieme al raddoppio della botte del Pigozzo ed
alla circonvallazione delle acque, dovrebbero mettere in sicurezza
il bacino.
Il secondo obiettivo è quello di rendere vivi i canali
e gli scoli attraverso l'immissione di acqua corrente che potrà
servire per l'irrigazione, ma anche per rivitalizzare i percorsi
idrici.
Il recupero delle vie d'acqua come percorsi vivi rappresenta un
importante contributo per la riqualificazione della campagna ed
il suo utilizzo anche turistico.
COLLABORAZIONE CON I COMUNI VICINI
A chi scorre queste righe risulta evidente che il disegno della
città futura non può prescindere dal rapporto con
i Comuni limitrofi e con la loro pianificazione territoriale.
E' facile comprendere, infatti, che ogni decisione strutturale
messa in atto sul territorio aponense abbia riflessi sul bacino
termale e su quello della cintura padovana e viceversa.
Di qui nasce il bisogno di definire tavoli istituzionali di concertazione
urbanistica come spazio di conoscenza, di approfondimento e co-risoluzione
delle tematiche comuni.
Un primo tavolo è già stato costituito tra i Comuni
della Cintura Urbana con il Comitato per la Città Metropolitana.
E' chiaro che si debba darvi contenuti e si debba utilizzarlo
anche come tavolo multilaterale che, pur non coinvolgendo tutti
gli aderenti al Comitato, consenta un dialogo a più voci
tra i soggetti istituzionali che abbiano problemi comuni o adiacenti.
Ad esempio Abano Terme/Selvazzano/Padova/Albignasego (qualora
quest'ultimo decidesse di aderire al Comitato).
Un secondo tavolo va costruito con la partecipazione dei Comuni
Termali. Già vi sono in agenda alcune tematiche comuni
come il Progetto EMAS o i progetti del Distretto Termale. Ma manca
un'area adeguata di consultazione/concertazione sulle tematiche
urbanistiche. Senza di esse la consultazione e gli accordi rischiano
di essere sempre decisioni a posteriori, funzionali alla soluzione
dei piccoli o grandi problemi che la decisione del singolo Comune
ha provocato sul territorio degli altri.
Perciò il tavolo di concertazione urbanistica dei territori
termali risulta uno strumento essenziale per realizzare il disegno
che qui viene abbozzato.
CONCLUSIONE FINALE
Le considerazioni appena svolte rappresentano un perimetro di
argomenti su cui riflettere insieme. Perché la riflessione
sulla città non può che avvenire che attraverso
il confronto con le associazioni, i gruppi, le categorie sociali
e produttive, i partiti e i gruppi politici, i cittadini organizzati
e con tutti gli uomini e le donne che hanno a cuore la sorte della
città.
Questo è perciò un documento aperto, un punto di
partenza che speriamo possa diventare una sintesi efficace e significativa
della consapevolezza collettiva.
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Ma le mancanze denunciate non sono forse imputabili anche all'attuale
Amministrazione? Sul tema delle Zone C1e è forse il caso
di spendere qualche parola. La stampa locale, facendosi interprete
delle legittime attese di alcuni cittadini, esasperati dalla lunghezza
dei tempi di approvazione della Variante, ha definito quest'ultima
come la "Variante dei poveri", in quanto destinata a soddisfare
condivisibili esigenze di ampliamento della propria casa, spesso
funzionali a risolvere il problema dell'abitazione di figli e parenti.
La definizione offerta ai lettori ci pare riduttiva e, almeno in
parte, ben diversa dalla realtà dei fatti: accanto a legittime
aspettative che meritano risposte immediate, a noi pare che la variante
abbia altresì inteso favorire interventi edilizi assolutamente
ingiustificati, concedendo cubature elevate, e di fatto avviando
in zona rurale un'urbanizzazione pericolosa, poco rispettosa dell'ambiente
ed in profonda contraddizione con il conclamato obiettivo di tutelare
il territorio e di evitare di essere fagocitati dall'avanzante periferia
di Padova.
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realizzato
in proprio
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