Antonio Margheriti     

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Antonio Margheriti
Antonio Margheriti o, se preferite Anthony Dawson, o anche Anthony Daisies, è nato a Roma il 19 settembre del 1930, pur essendosi diplomato preferisce sospendere ulteriori studi per dedicarsi invece che all'ingegneria al cinema. Ha fatto di tutto: montatore, soggettista, sceneggiatore e tecnico degli effetti speciali. La sua tecnica è forse meno raffinata di quella di Freda o di Bava ma anche i suoi film hanno lasciato un' impronta indelebile nella cinematografia dell'orrore e di fantascienza, genere il quale, contrariamente agli altri, si è dedicato molto. La sua prima pellicola risale al 1960. Il film s'intitola Space Men realizzato in un mese con neanche cinquanta milioni di badget. Tra gl'interpreti spicca curiosamente una certa Gaby Farinon che altri non è che Gabriella Farinon, ex annunciatrice e "fatina" di favole per ragazzi. Il film si ambienta in un futuro prossimo venturo dove astronavi, stazioni e basi spaziali, sono diventati una cosa normale. Un'astronave dotata di un potente motore che ha creato attorno a sé una invalicabile barriera, sta per precipitare sulla Terra. Un astronauta riesce a percorrere lo stretto corridoio d'accesso e a fermare la minaccia. Un orgia di modellini, parzialmente ben realizzata fa da sfondo a degli astronauti che volano scompostamente nello spazio, malamente attaccati a dei fili che li fanno ondeggiare avanti e indietro. Margheriti esordì con il suo primo pseudonimo direttamente da questo film perché, per le ragioni dette prima, il tutto doveva passare per una produzione americana. Il nome che scelse fu Anthony Daisies così come Mario Bava scelse John Old e il figlio Lamberto divenne poi John Old Jr. Gli americani cambiarono il cognome in Dawson perché, in senso lato, esso non significava solo margherite ma anche "pederasta".

 
Il pianeta degli uomini spenti
Il film andò bene anche negli Stati Uniti malgrado alcune evidenti inegnuità e Margheriti si trovò cosìa girare, nel 1961, Il pianeta degli uomini spenti. Il film era interpretato da Claude Rains, il quale da solo regge tutta la pellicola nel ruolo di un eccentrico scienziato che aiuta i terrestri a liberarsi di un mondo alieno entrato nel Sistema Solare e dal quale si alzano pattuglie di dischi volanti che cercano di distruggere la Terra. Il pianeta non è che un'immensa astronave guidata da un supercervello elettronico programmato da una civiltà spentasi da molto tempo mentre il programma di volo e d'invasione continua implacabile. Lo scienziato trova il modo di controllare il pianeta, ma i terrestri non lo ascoltano e fanno saltare tutto, scienziato compreso. Chi vi scrive ha avuto la fortuna di parlare con il produttore di questo film mentre intervistava Giacomo Rossi Stuart. Allora ero molto ingenuo e mi sopresi molto che costui mi rispondesse, mentre io tessevo le lodi della superba interpretazione di Rains, che lo aveva preso solo "perché costava poco". Questa è la mentalità.
Nel 1964 Margheriti approda al cinema del terrore sfruttando a sua volta Barbara Steele e gira l'ottimo Danza Macabra. E' la storia di una magione abitata da fantasmi nella quale, per una scommessa, un giornalista decide di passarvi la notte. L'uomo vive una notte allucinante per finire ucciso dalle punte mortali del cancello d'ingresso. In questo modo egli può ricongiungersi al fantasma della donna (Barbara Steele) che l'uomo ha compreso d'amare.

 
La vergine di Norimberga
Sempre dello stesso anno è La vergine di Norimberga interpretato, questa volta, da Christopher Lee. La giovane moglie americana del proprietario di un castello sul Reno scopre una donna uccisa dentro allo strumento di tortura noto come "Vergine di Norimberga". Colui che compie gli omicidi è il padre del castellano che in gioventù fu torturato spietatamente dai nazisti. La trama è indubbiamente discordante e il personaggio interpretato da Lee, quello del guardiano del Museo, è quantomeno inutile e rappresenta uno spreco per le possibilità dell'attore.
Nel campo del fantastico e del mitologico Margheriti realizza Anthar l'invincibile (1964), I Giganti di Roma (1964) e Ursus il Terrore dei Kirghisi, ancora del 1964.
L'anno successivo Margheriti porta sullo schermo I lunghi capelli della morte, ancora un film horror e ancora basato su una strega condannata al rogo e la sua relativa maledizione. In questo caso però la condanna della donna (Barbara Steele) fu dovuta solamente alla cattiveria del castellano e la vendetta che ne consegue è quindi motivata. Nello stesso anno Margheriti dirige contemporaneamente quattro film di fantascienza per la televisione americana riciclando gli scenari usati nei primi due.
I titoli di queste pellicole sono Il pianeta errante o Missione pianeta errante, un asteroide vivente si dirige verso la Terra e un gruppo di astronauti penetra nel suo interno per distruggerlo.
I criminali della Galassia è invece la storia di uno scienziato, illustre biochimico esperto in trapianti, che svolge il suo operato su una stazione spaziale di sua proprietà. In questo regno del quale lui è il padrone, egli dirige e comanda degli androidi che sono i responsabili di misteriose sparizioni di esseri umani trovati poi miniaturizzati. Lo scienziato vuole fondere il suo corpo con quello di una donna per creare una super razza. Il tutto gli andrà ovviamente male. I Diafanoidi vengono da Marte: entità incorporee provenienti da Marte causano lo scompiglio e la morte sulle stazioni terrestri. Gli alieni, provenienti da lontani mondi, vengono sconfitti nella loro base marziana, ma il pericolo è ancora latente nell'universo. La morte viene dal pianeta Aytin: anche qui si tratta di sconfiggere degli alieni sabotatori che i terrestri avevano inizialmente scambiati per Yeti.
Nel 1966 è la volta di Operazione Goldman, storia di uno scienziato rapito da un feroce tiranno affinché gli costruisca un'arma invincibile. Egli vuole distruggere la Terra dalla Luna o dominarla ma un agente segreto sventerà il piano. Nel 1970 il nostro regista gira una inconsistente imitazione delle commedie di Walt Disney, usando anche lo stesso attore all'epoca celebre proprio per questi film: Dean Jones. In questo modo egli realizza L'inafferrabile, invincibile, Mister Invisibile. Già il titolo dice tutto ma il film non diverte e rasenta il noioso e il grottesco. A quell'epoca Margheriti dichiarò in un'intervista che anche il cane presente nel film era lo stesso di Geremia cane e spia e che era costato quasi più di Jones stesso ma si trattava, invece, dell'animale prediletto del regista.

 
Il mondo di Yor
Dopo aver girato, nel 1971, Nella stretta morsa del ragno che altro non è che un rifacimento, in tono minore, di Danza Macabra e, nel 1973, La morte negli occhi del gatto, un thriller di media fattura, eccolo giungere, nel 1982, dopo il fantastico avventuroso I cacciatori del cobra d'oro a Il mondo di Yor, datato 1983. Un postatomico sulle avventure di Yor, scampato all'olocausto nucleare e che cerca di trovare le sue origini percorrendo in lungo ed in largo ciò che rimane del suo pianeta sconfiggendo anche un crudele tiranno. Anche La leggenda del rubino malese del 1985 è un'altra avventura con risvolti fantastici su un rubino dai misteriosi poteri. Eccoci quindi al 1986 con Alien degli abissi ispirato alla lontana al film ma girato sempre e solo grazie al successo commerciale dei suoi predecessori made in USA: degli studiosi scoprono delle scorie sepolte in fondo ad un vulcano e che queste hanno generato un mostro spaventoso. Non dimentichiamoci che Margheriti fu anche il regista dello sceneggiato L'isola del tesoro (1972) ispirato al romanzo di Stevenson, una produzione RAI ad alto costo ma, in definitiva, un'altra occasione sprecata per realizzare un'opera priva di mordente e d'interesse, affidata solo alla recitazione di quei pochi attori (Borgnine, Leroy e Quinn) che lo sostengono.
Questi tre volti del cinema italiano hanno realizzato, durante tutti questi anni, delle opere che hanno lasciato un segno indelebile nella cinematografia.
Nessuno all'epoca voleva capirlo e, ancora oggi, non ci si rende conto di quanto dobbiamo a questi onesti artigiani capaci di passare ecletticamente da un genere all'altro. Altri si sono affiancati a loro, altri ne sono arrivati dopo, ma tutti hanno cercato di dare un momento diverso, se non migliore, al cinema italiano. Hanno cercato, con pochi mezzi, con scarse sovvenzioni, fra l'incredulità e l'ignoranza dei produttori, dei distributori, dei tecnici, di fare in modo che questo cinema di serie B entrasse a far parte integrante dei nostri sogni...Beh, ci sono riusciti.

GIOVANNI MONGINI

 

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Aggiornato il: 27 aprile 2003