RECENSIONE

"Gli Italiani dimenticati"
di 
Giulio Vignoli


 
 
E' uscito recentemente nelle pubblicazioni della facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Genova un singolare libro dal titolo "GLI ITALIANI DIMENTICATI - Minoranze italiane in Europa" il cui autore, Giulio Vignoli,  è docente di Diritto delle Comunità Europee, Organizzazione Internazionale e Diritto Agrario Comunitario all'Università di Genova. 

Un libro che nasce dal presupposto, come dice l'Autore nell'introduzione, che "Di Italiani dimenticati il Mondo è pieno". Italiani dimenticati da una Repubblica e da una classe dirigente italiana che ha, per un lungo periodo della sua storia, messo in soffitta il collante nazionale cercando dapprima le sue radici fondanti in ideologie universalistiche come quelle dell'internazionalismo marxista e dell'ecumenismo cattolico clericale per approdare poi alla massificazione del capitalismo ed alla dominante cultura anglo-americana. Va detto però che un netto cambiamento di tendenza sta operando in questo ultimo periodo il Presidente della Repubblica on. Carlo Azelio Ciampi. 

Per tali motivi un valore fondamentale come quello di Nazione o termini come Patria, resi desueti anche dall'abuso fattone dal fascismo, sono stati per decenni evitati preferendo a quest'ultimo il più asettico termine di Paese. 

La Nazione è qualcosa di ben più complesso ed immanente, un valore che si è formato nel lungo corso dei secoli ed in cui più che fattori razziali, pur presenti, hanno contribuito la lingua, la religione, il costume creando una realtà superiore anche a quella di Stato che,  come nel caso italiano, non sempre racchiude tutti gli appartenenti alla Nazione Italiana. 

Il libro è dedicato a quelle schegge del grande corpo nazionale italiano che sono state disperse e, pur riconoscendoli come appartenenti del corpo nazionale italiano, non tratta dei Ticinesi e dei Grigioni italiani in quanto tutelati dal federalismo della Confederazione Elvetica, ma indirizza la sua analisi su quegli italiani che la risacca della storia ha distaccato dal restante corpo nazionale e che sono stati, o sono tuttora, sottoposti al rischio di una loro denazionalizzazione. 

Il libro si snoda quindi nell'analisi di realtà come quella dei corsi, dei nizzardi, dei brigaschi e dei tendaschi realtà italiane che nel corso della sua storia l'Italia ha perso in favore dei cugini francesi. L'opera di denazionalizzazione attuata dalla Francia in Corsica, anche con metodi coloniali, ad esempio è una storia taciuta che vede proprio Napoleone III sancire l'abolizione dell'italiano negli atti pubblici e dall'insegnamento scolastico. Una storia con i suoi esuli, i suoi morti in esilio pur di mantenersi italiani. Ma quanti la conoscono ? E di storie sconosciute il libro è pieno. Ecco snodarsi gli italiani di Malta, che vedranno abolito l'uso della lingua italiana, che era da sempre impiegata nell'isola negli atti pubblici, nel 1934 ed il cui uso gli stessi inglesi avevano sancito nella costituzione concessa ai maltesi nel 1921. Chi conosce il nome di Carmelo Borg Pisani impiccato il 28 novembre 1942 per la sua ostinata volontà di dichiararsi italiano? 

Chi conosce gli italiani di Romania, una comunità sorta nella seconda metà dell'ottocento e che contava circa 60.000 persone? Chi gli italiani di Bosnia con le comunità di Stivor, Tuzla, Sarajevo e Zenica e che i recenti avvenimenti in quella regione dell'ex Jugoslavia ha posto al centro dell'ennesima guerra balcanica ? O gli italiani della Slavonia e della Moldavia ed addirittura della Comunità italiana di Crimea che subì le tremende purghe del periodo staliniano e finì per lo più deportata in Siberia ed i cui superstiti vennero dispersi nella vasta federazione russa così quasi da scomparire ? 

Inutile dire che forse il capitolo più rilevanto del libro del Vignoli è dedicato agli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia. Una comunità autoctona, come quella corsa, ma che gli eventi a partire dalla caduta della Repubblica Veneta ha messo in pericolo d'estinzione in Dalmazia e reso al lumicino la sua consistenza in Istria a Fiume e Zara dopo la II Guerra Mondiale. 

Una comunità che non supera le 40 mila unità dopo l'esodo della maggioranza della sua popolazione e che vede la comunità italiana, tuttora presente in quelle regioni di frontiera, lottare strenuamente per non venire del tutto inglobata nei corpi nazionali dei neo stati di Slovenia e Croazia. Ma questa realtà per noi esuli fiumani, istriani e dalmati è una realtà che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che ben conosciamo.  Ciò non toglie che il libro di Giulio Vignoli merita da parte di tutti coloro che si dicono italiani un'attenta lettura perchè li mette in condizione di conoscere la difficile situazione di tanti connazionali meno fortunati di coloro che possono vivere in questa nostra Italia che avrà tanti difetti ma a cui ogni italiano non può far a meno e di cui si sente maggiormente la mancanza quando si è lontani dal Bel Paese dove il Si suona. 
 
 

Gianclaudio de Angelini
GdeA
Rivista FIUME: Anno XXI N.3 (SNS) gennaio-giugno 2001  Pag.143

 

 
This page and all contents are Copyright © 

 
 
Indietro