Risonanze Zen

 
 

 
 
 
Neanche un gamberetto
Ho da mostrare
Pure, ineffabile sorrido.

Non udito
E' il canto melodioso
Dello scricciolo.

Oscilla sospeso
Al passo incerto del pellegrino
E dal fondo la nebbia sale.

Dopo un sonno pesante
Dal letto mi alzo di scatto
Non so bene perchè.

Sgorbi di china
Carta di riso e nerofumo
Ed il sorriso di Sengai.

Flessuosi dondolano al vento
I rami del salice,
Piangenti no, garbatamente irridenti.


Con una mano
M'aggrappo al cielo
Con l'altra pesco l'abisso.

L'altra ipotesi:
La tigre vedendo un uomo pensò
Come rassomiglia a una scimmia.

Canne di bambù
La grazia tremenda della tigre
In alto la luna.

Sull'antica colonna
Scherza il ramarro.
Sul tronco rugoso
Un nuovo getto.

Guardalo, contento di sè
Felice come un rospo.
Ohibò, è un rospo.

Puzzolente di Zen
Sbadiglio come Hotei
L'illuminazione verrà da sè.


Ho la pancia di Hotei
Ho fatto indigestione di Koan
Con troppo Zen-Ze-Ro.

Ancora rorido di pioggia
Il canto degli uccelli.
Si rinnova il cuore verde ramarro.


Uno stagno, una rana e che altro?
Ah si, l'eco di un tonfo.

Di questo gioco
Brevi versi
 ..................

Mi stiracchio come Hotei
E lancio alla luna
Un estatico Miao.

 

 
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