Silvano Abbà
Profilo di un eroe rovignese 

 
Cap. Silvano Abbà

Silvano Abbà, nacque a Rovigno d'Istria il 3 luglio 1911. Rimasto orfano del padre durante la 1° Guerra Mondiale, fu grazie ai sacrifici della madre, Maria Millach, una modesta maestra, che potè studiare dapprima al R. Istituto Tecnico di Rovigno e quindi all'Accademia Militare di Modena da cui uscì col grado di sottotenente di Cavalleria. Si perfezionò poi alla scuola d'applicazione dapprima a Pinerolo e poi a Roma alla scuola di Tor di Quinto. Terminati gli studi venne distaccato al Reggimento Lanceri Vittorio Emanuele II a Bologna. Silvano si segnalò ben presto per le sue notevoli doti di cavallerizzo e di atleta cosicchè venne prescelto tra gli atleti italiani che la Scuola Militare della Farnesina aveva il compito di preparare per risollevare le sorti del pentathlon moderno italiano uscito a mani vuote dai giochi olimpici di Los Angeles del '32. La giovane promessa rovignese non mancò di premiare i suoi istruttori tanto che già nei Campionati Littoriali del '35 svoltisi a Milano si classificò primo assoluto, il che gli valse la convocazione in vista delle olimpiadi del '36.

Il suo punto di forza era l'equitazione gara in cui eccelse anche il 2 agosto 1936 sul campo di Truppenübungsplatz con uno splendido netto al tempo record di 9'02''5 in cui percorse i 4.000 metri del percorso ippico.
 

Truppenübungsplatz: Silvano Abbà in azione.

Dopo la prova di scherma (15° assoluto) si classificò 5° nella classifica generale; posizione che mantenne anche dopo il concorso di tiro alla pistola (10° assoluto) e la prova di nuoto (concluse i 300 m  in 5'13''9 classificandosi 14°). Il riscatto, che gli valse il 3° posto assoluto e la medaglia di Bronzo ai giochi olimpici di Berlino, lo ebbe sul campo di Wannsee dove si disputò l'ultima prova che lo vide concludere i 4.000 metri del percorso di corsa campestre in 14'11''12 al 24° posto assoluto. Piazzamento che gli permise però di scavalcare 2 posizione e concludere, come detto, al terzo posto assoluto grazie anche alla vittoria del connazione Ceccarelli che sottrasse ulteriori punti ai suoi diretti avversari. Il 7 agosto fu ospitato a colazione dal principe ereditario Umberto di Savoia che volle festeggiare la prima medaglia olimpica vinta da un italiano in questo difficile concorso.
 

All'entrata in guerra fu assegnato al Savoia Cavalleria, glorioso corpo in cui si distinse sul fronte occidentale e quindi nei Balcani. Fra la campagna di Francia e quella di Jugoslavia trovò il tempo di vincere la prima edizione del Campionato di Pentathlon Moderno organizzato dalla Federazione Italiana a Roma nel 1940 e la Coppa Ceccarelli a squadre nella formazione del Corpo d'Armata Celeri composto da nostro Silvano Abbà, da Roberto Curcio e Bruno Mei.
 
 

Nel frattempo Silvano Abbà si era sposato con la dottoressa Annamaria Rücker, che aveva una grandissa passione per la fotografia, passione che trasmise anche al nostro Silvano.
 

Fu però nella sfortunata campagna di Russia che, alla testa del 4^ Squadrone del Savoia Cavalleria di cui era il comandante, ebbe modo di mettere in luce oltre alle indubbie qualità d'atleta anche il suo intrepido coraggio venendo insignito della medaglia d'oro al Valor militare per essere stato uno splendido protagonista dell'eroica carica del Savoia Cavalleria, avvenuta il 24 agosto del 1942 nella ritirata di Russia a Isbuschenskij, forse l'ultima carica di cavalleria fatta da un esercito occidentale e giudicata da molti la più bella pagina di storia della cavalleria dei tempi moderni, in quanto non fu solo un "beu geste", come la famosa carica di Balaclava, ma servì a spezzare l'accerchiamento di un nutrito reparto del corpo di spedizione italiano in Russia che altrimenti sarebbe caduto in mani nemiche.
 

Per illustrare le sue gesta penso che non ci sia nulla di meglio che riportare integralmente la motivazione per la medaglia d'oro al valor militare:

   "Comandante di Squadrone di eccezionale valore, in giornata di cruenta battaglia mentre altri reparti agivano a cavallo sui fianchi del poderoso schieramento nemico, col proprio Squadrone appiedato s'impegnava frontalmente attaccando munite posizioni avversarie.
     Conquistata d'un balzo in un furioso corpo a corpo una prima linea, difesa da numerose mitragliatrici, si lanciava nuovamente alla testa dei suoi cavalieri contro lo schieramento successivo.
     Ferito una prima volta stramazzava al suolo, si rialzava con indomita energia e procedeva all'annientamento di ulteriori centri di fuoco nemici, decidendo così l'esito vittorioso di un'epica giornata.
     Nell'ultimo superbo scatto, colpito per la seconda volta a morte, cadeva da prode sul campo.
     Fulgido esempio di eroismo e di ogni virtù militare.
   Quota 213,5 di Isbuchenscki, (Fronte russo)
    24 agosto 1942".

Per dare un esempio del suo sangue freddo basti riferire che durante le concitate fasi della battaglia, prima di ricevere l'ordine di attacco, Silvano Abbà  riprese le cariche di cavalleria con la sua fedele macchina fotografica che  venne ritrovata al collo del suo corpo inanimato con l'otturatore ancora aperto.
 

Vi è da dire che si era già precedentemente meritato una medaglia al valor militare, una d'argento ed una di bronzo, per le imprese compiute a Las Foias e Mazaleon, ove il suo reparto era entrato per primo così come a Gandesa e a Tortosa.

Alla sua memoria a Roma è stata intitolata la via S. Abbà, posta significativamente tra via P. de Cubertain e via Dorando Pietri e lo stadio della scuola militare della Cecchignola di Roma.

Il suo nome designa inoltre la sede della Sezione dell'Arma di Cavalleria di Gorizia e Civitanova Marche e in quest'ultima città, il 30 maggio 1993, gli è stata intitolata anche una Piazza. A Trieste, il locale circolo ippico ha istituito un trofeo per cavalieri ed amazzoni, dedicandolo alla sua memoria, inoltre nel museo di Pinerolo si custodisce la sua medaglia d'oro al valor militare, mentre la sciabola ed il cappello sono tenute come reliquie dalla sezione d'arma di Cavalleria di Voghera.
 

Al suo nome nella natia Rovigno nel 1993 è stata dedicata una lapide commemorativa nel locale cimitero a fianco di un'altra fulgida figura di sportivo, quella del comandante Luigi de Manincor, medaglia d'oro di vela alle Olimpiadi di Berlino:
  GdeA

IN MEMORIAM
CAPITANO SILVANO ABBA'
1911-1942
MED. BRONZO PENTATHLON MODERNO
OLIMPIADI BERLINO 1936
M.O.V.M. ISBUSCHENSKI 1942

                I ROVIGNESI NEL MONDO 1993

ESI NEL MONDO 1993
Alla posa della lapide si sono riunite le due anime rovignesi, quella dell'esodo e quella della locale comunità degli italiani, affratellate nell'onorare la sua figura di splendito atleta ed eroico soldato.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, il nuovo clima permise la ricerca dei caduti italiani in terra di Russia fu così che alla fine degli anni novanta fu possibile ritrovare a Jussovo, in Ucraina, il luogo di sepoltura di Silvano Abbà e di traslare  i suoi resti il 4 novembre 1999 nel sacrario di Redipuglia da cui vennero tasferiti il 17 settembre 2000 nel Tempio votivo di Cargnacco, dedicato ai Caduti italiani in Russia, nei pressi di Udine.
 


 
Apparato iconografico tratto dalla Voce della Famia Ruvignisa

 
Gianclaudio de Angelini

 
 
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