Le navi mercantili

 

La tradizione marinara dei Fenici e dei Punici è cele­bre fin dall'antichità e tutti i popoli che si affacciarono sul Mediterraneo e che entrarono in contatto anche ar­mato con questi arditi naviganti, non poterono fare a meno di riconoscerne la supremazia. Gli antichi scrittori greci, celebri per aver attribuito alla loro patria talvolta anche meriti dovuti invece ad altri popoli, nel caso delle invenzioni navali furono concordi nel darne la paternità ai Fenici. Ai cantieri di Tiro e Sidone è attribuita, nel corso del VII sec. a.C., l'invenzione della trireme, men­tre a quelli di Cartagine vengono ascritti i primi esem­plari delle tetrere e delle pentere.

Ma, se certamente sono più note e famose le navi da guerra dei Fenici, non peggiori e certamente più «mari­ne» furono quelle mercantili. Note al mondo greco con il nome di gauloi, dalla parola fenicia gal che significa tondo, queste navi avevano fianchi arcuati e capaci e una lunghezza variabile che poteva giungere anche oltre i quaranta metri; la larghezza era circa la terza parte del­la lunghezza. Iniziando una descrizione sommaria dalle strutture portanti, occorre premettere che i progressi fatti dagli attuali cantieri che costruiscono imbarcazioni tradizionali sono ben modesti, poiché queste navi aveva­no una chiglia dalla quale avevano origine le ordinate sulle quali veniva disposto il fasciame. La chiglia veniva fatta con travi di legno di cedro o di quercia, mentre le ordinate, il fasciame e tutte le restanti strutture erano ri­cavate da legno di abete o di pino.

La propulsione della nave avveniva grazie ad una ve­la di forma quadrata che, sorretta da un pennone, era is­sata sull'unico albero, talvolta sormontato da una cof­fa; la velocità impressa non era superiore ai tre nodi. La manovra della vela avveniva per mezzo di giochi di ci­me, chiamati ferzi, che servivano a diminuirne la super­ficie. La direzione della nave veniva data per mezzo di un remo di governo, che non era applicato all'estrema poppa bensì su uno dei suoi lati, prevalentemente quello di sinistra. Sulle navi provviste di ponte trovava posto un casotto che era utilizzato dal timoniere in caso di cat­tivo tempo.

Il numero dei marinai dipendeva ovviamente dalle dimensioni della nave, ma raramente superava i venti uomini. L'equipaggio era alle dipendenze di un coman­dante, che di norma era l'armatore della nave, ma du­rante la navigazione era comandato dal nocchiero, che era la figura più significativa della ciurma.

 

 

 

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