(Volo, Grecia, 1888 - Roma,
1978) Dopo aver studiato ad Atene ed
a Monaco, si recò a Parigi dove rimase fino allo scoppio della prima
guerra mondiale e dove ritornò poi dal 1924 al 1929. Partecipò alle più
importanti mostre italiane e internazionali. Ha svolto una polemica accesa
nei riguardi di tutte le forme dell'arte contemporanea. Il periodo più
interessante della sua pittura è senza dubbio quello "metafisico" che
inizia già nel 1910, poco prima di recarsi a Parigi, con l'Enigma di una
sera d'autunno; tale gusto pittorico raggiunge il suo più alto livello
artistico nella serie parigina delle Piazze d'Italia e nei manichini che
popolano le scene dipinte da lui in Italia durante la guerra. Nel 1919,
contemporaneamente a Picasso, mostra un ritorno al neoclassicismo che in
lui si esprime specialmente attraverso scene di cavalieri, ispirati al
gusto umanistico, e numerosissimi autoritratti nei quali l'artista si
raffigura in costumi rinascimentali e secenteschi. Anche le scene mitiche
del resto, come l'Ettore e Andromaca e Il ritorno di Ulisse, pur vicine
nell'impostazione generale alle forme metafisiche, mostrano un maggior
accento naturalistico. Dopo un breve periodo in cui riprende forme
architettoniche e decorative, con nature morte, l'artista si accosta a
Rubens e alla pittura barocca, con un gusto che si appesantisce negli
anni, in una sterile polemica antimodernista che annulla, attraverso una
pittura di maniera, le conquiste pittoriche di questo grande artista
italiano contemporaneo.
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