Creatività e diagnosi  

L’utilizzo delle produzioni spontanee di un artista, per comprenderne le caratteristiche di personalità non è nuovo, ma questa tecnica di indagine può essere applicata a pochi soggetti (gli artisti!) e non è considerata scientifica, perché si basa esclusivamente sull’intuizione.  Rorschach, psichiatra svizzero con una grande passione per la pittura, ideatore del famoso “test delle macchie”(1921), fu il primo ad utilizzare stimoli visivi per lo studio della personalità di qualsiasi individuo, anche non particolarmente dotato sul piano artistico.

Egli, basandosi sulle teorie psicoanalitiche, cercò di comprendere come le abilità creative di un individuo si inseriscono nella dinamica della personalità. Notò che gli individui, nell’interpretazione delle sue tavole, si basavano non solo sul dato percettivo (ovvero su ciò che era visibile nell’immediato), ma le risposte erano anche influenzate dai vissuti personali (come esperienze, fantasie, paure) che, nel caso in cui fossero presneti patologie, erano così coinvolgenti da sopraffare la percezione dell’individuo.

 

tavola n. 10 del test di Rorschach 

 

Test di Rorschach (tavole originali) fa parte della categoria dei test proiettivi, così chiamati perché si basano sul meccanismo psicologico della proiezione. Il termine proiezione fu introdotto per la prima volta da S. Freud nel 1896 per indicare l’attribuzione ad altri di sentimenti e qualità proprie, mediante un processo difensivo inconscio. Questo meccanismo psicologico si può notare anche al di fuori della patologia: ad esempio molti bambini raccontano storie inventate ,i cui protagonisti fantastici hanno le paure o i desideri del narratore.

I metodi proiettivi nascono per provocare sperimentalmente la proiezione attraverso uno stimolo esterno non strutturato, ovvero del materiale ambiguo, senza un preciso significato, come potrebbe essere un disegno dai contorni mal definiti o una sagoma umana in penombra, di cui non si possa capire né il sesso né l’età. La proiezione avviene mentre si cerca di strutturare lo stimolo. Senza rendersene conto, il soggetto attribuisce allo stimolo i propri timori, bisogni, conflitti.  

Esistono dei tests proiettivi ideati appositamente per i bambini, in quanto gli stimoli proposti a persone adulte non sempre sono adeguati per soggetti in giovane età.  Tra questi metodi (alcuni dei quali utilizzabili anche per adulti) possiamo distinguere tre principali categorie:

 

 

Test proiettivi: il test del villaggio

 

Vi sono comunque degli psicologi che preferiscono non fare affidamento a queste tecniche d’indagine in quanto ritengono che l’influenza della personalità dell’esaminatore possa alterare sia le modalità di somministrazione, che i risultati finali.

 

Le forme d'arte come terapia

L’arte, da sempre, è considerata un’importante forma di comunicazione, che riesce a dire più di quanto possano fare le parole. Attraverso le varie forme di arte gli artisti hanno potuto esprimere i loro pensieri, sentimenti, la loro visione del mondo. Numerosi psicologi si sono impegnati nello studio delle produzioni artistiche e della personalità dei loro autori, rilevando relazioni tra l’opera e la vita dell’artista.

Lo stesso S. Freud, padre della psicoanalisi, era attratto dall’arte e dalle sue manifestazioni, definì l’artista “uomo che si distacca dalla realtà giacché non riesce ad adattarsi alla rinuncia al soddisfacimento pulsionale che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita della fantasia” (1911). Dopo di lui, molti altri tentarono di approfondire la complessità dell’argomento e alcuni psicologi iniziarono a vedere nell’arte una via per la cura di problematiche della persona, anche per quegli individui non particolarmente dotati dal punto di vista creativo. Le terapie artistiche sono oggi utilizzate in molte cliniche che si occupano della riabilitazione di individui con problemi di tipo neurologico o psichiatrico, ad esempio persone che hanno subito un trauma cranico o altri eventi menomanti la funzionalità cerebrale.

L’espressione della propria creatività dà un aiuto non indifferente all’individuo per ridurre l’inconsapevolezza e la negazione della disabilità, sviluppare l’autonomia personale, sviluppare le relazioni sociali. Le terapie artistiche sono generalmente svolte in piccoli gruppi, alternando momenti di esecuzione in autonomia a momenti di esecuzione e confronto con gli altri membri del gruppo. Tra le forme di arte maggiormente utilizzate in ambito clinico si possono menzionare:

  1. La poesia: è utilizzata per il trattamento dei disturbi emotivi ed affettivi. Le strategie usate sono l’acquisizione, lo sviluppo e l’utilizzo del linguaggio poetico, la modulazione della sfera emotiva e razionale, la presa di coscienza del proprio stato emotivo. I pazienti vengono invitati a produrre delle poesie, e sono aiutati da colloqui di gruppo, libri, video e stimolazioni sensoriali, quali immagini, profumi, suoni.
  2. Il teatro: attraverso la recitazione i pazienti riscoprono il piacere di giocare con sé e gli altri, acquisiscono la capacità di improvvisazione e scoprono che non sempre l’inesprimibile è davvero tale. Dal punto di vista fisico, i soggetti sono invitati a muoversi per la stanza, a parlare c on volume alto e scandire chiaramente le parole, a ravvivare la gestualità, richieste che aiutano la persona che ha subito lesioni neurologiche ad allenare l’espressività in maniera divertente.
  3. Il disegno e la pittura: per acquisire capacità di rappresentazione fantastica e copia dal vero, dare forma e colori alle emozioni. Durante questa attività, i pazienti potenziano le capacità di coordinazione visuo-motoria, compiono movimenti fini e precisi, traendo di conseguenza giovamento anche per ciò che concerne il punto di vista strettamente motorio.
  4. La musica e il canto funzionale: permette di riscoprire possibilità comunicative non verbali, sviluppare l’autopercezione attraverso la correlazione e l’interazione corpo-suono.
  5. Esperienza motoria: per sperimentare liberamente le capacità motorie individuali attraverso sequenze armoniose. Si impara a comunicare anche attraverso il corpo, a sviluppare un modo particolare di conoscere gli altri che va al di là della parola o dello sguardo. L’arte viene utilizzata da alcuni psicologi come una forma di psicoterapia, quindi è riconosciuta come valido strumento di cura per le malattie della psiche.  
maschera

    Trucco per una sessione di Teatro Terapia

    Sessione di Psicodramma

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Le forme più conosciute in questo settore sono lo psicodramma e la musicoterapia. Lo psicodramma è una tecnica psicoterapica introdotta negli anni Venti del secolo scorso da J. Moreno, che sostiene che l’individuo debba essere considerato nella sua unità e possa essere curato nei suoi disturbi comportamentali, nelle sue esigenze motivazionali e nelle sue fantasie attraverso una rappresentazione scenica improvvisata in cui i partecipanti sono invitati a esteriorizzare, su di un palcoscenico, i loro vissuti.

Nello psicodramma classico, così come è stato ideato da Moreno, è prevista una scena dove si svolge l’azione, un protagonista, un équipe psicodrammatica che è invitata a rappresentare figure reali o simboliche facenti parte del mondo del paziente, e un uditorio che, come il coro in una tragedia greca, fa da eco al protagonista, manifestando le proprie emozioni di fronte alle vicende rappresentate. Lo psicodrammatista ha un atteggiamento direttivo, invitando i partecipanti ad agire. Lo scopo della seduta consiste nell’aiutare il paziente a rivivere eventi traumatici per potervi trovare una via di sfogo.

Una variazione dello psicodramma classico è lo psicodramma analitico, forma sviluppata attorno agli anni Quaranta come tecnica di analisi infantile, in seguito utilizzata anche per gli adulti. In questa variante non è prevista la presenza del pubblico, è vietato il contatto fisico e lo scopo della seduta è l’interpretazione dell’immaginario del paziente protagonista sul piano simbolico, anziché il liberarsi dell’influenza di un evento traumatico.

La musicoterapia utilizza la musica nel suo aspetto creativo, esecutivo e di ascolto per poter rivivere eventi traumatici o per poter esternare dei vissuti difficilmente esprimibili con le parole. La musica introdurrebbe la persona in un’atmosfera psicologica, dove le relazioni con gli aspetti coscienti di sé si indeboliscono permettendo di entrare in contatto con parti più profonde della psiche. Inoltre, la musica facilita la riduzione della tensione psichica, l’abbassamento o l’innalzamento delle difese, l’instaurarsi di riflessi condizionati e di altre manifestazioni utilizzabili per finalità terapeutiche.

 

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