|
“Contes barbares” (1902), in cui al motivo standard degli indigeni pacificamente seduti si accompagna la figura di un europeo, il poeta Meyer de Haan, amico parigino di Gauguin, che si insinua tra la tranquilla scena della coppia e l’elemento della foresta vergine dello sfondo. Pensieroso, l’intellettuale osserva la bellezza primitiva delle due fanciulle e sembra voler dire che è impossibile capire pienamente la loro vita, loro stessi e il loro mondo. Cosciente della distanza esistente tra lui e gli uomini che egli ammirava tanto, Gauguin si riconosce nella figura del suo amico poeta. Il desiderio di diventare lui stesso primitivo è rimasto inappagato. Questo quadro è così un quadro testamento più di quanto non lo sia il quadro “Donde veniamo?”, dove il pittore si comporta come se le differenze tra culture possano venir superate mediante il semplice concetto di “vita” e del suo mistero che riguarda tutta l’umanità. Gauguin fu insomma un missionario al contrario, dato che voleva farsi convertire, ma alla fine, però, rimase impigliato nel suo mondo, odiato e contestato, ma di cui al contempo bramava in modo controverso l’approvazione |
Immagini totali: 13 | Ultimo aggiornamento: 09/04/08 16.22 | Aiuto |