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Tutta la tradizione Naïf, abilmente sottratta alla sua funzione di "arte di scorta" nella quale convogliare le rare presenze di artisti allo stato primitivo, votati alla purezza e alla genuinità dellespressione semplice fuori da ogni accademismo o preparazione specifica, pare essersi asservita alle più oscure regole del mercato, che ne ha sollecitato varie mistificazioni. Tanto che diventa sempre più difficile individuare un naivismo autentico, quello che abbiamo, comunque, potuto riscontrare senza ombra di dubbio nella originale opera di Simone Prunella. La genuinità e la ricchezza interiore di quel suo linguaggio scarno, essenziale e meraviglioso, in cui ogni espressione, anche la più apparentemente assurda e contorta, prendeva vigore dagli stessi cedimenti ortografici, non cedeva alcun spostamento dei termini né dei contenuti, segno evidente questo di un inalterabile valore primario insito nel testo originale, quello stesso valore che si riscontra nellopera pittorica di Prunella, inspiegabilmente ricca di annotazioni ed intuizioni personalissime. E mi riferisco alla sua architettura stradale che non conosce leggi di gravità o prospettiva simmetrica; ma segue una fantasia cabalistica di intricati sentieri per un gioco dasfalti che giustifichi come filo di Arianna il Dedalo delle sue case e dei suoi paesaggi diroccati, senza il minimo senso strutturale e geografico. Mi riferisco alla fioritura spontanea dei suoi incantati ciliegi, innestati a piacimento, quasi ad ornamento sei suoi paesaggi, in cui ogni fiore è già sbocciato, ogni frutto già maturo come ottimistico messaggio di costante poetica dalla quale il suo animo delicatissimo non riesce a dissociarsi nonostante le reali implicazioni umane della nostra epoca che il Prunella sente ed avverte consapevolmente. Mi riferisco ai suoi trulli schierati ed allineati come soldatini di piombo, a testimonianza di un gioco di tetti e di pietre che riportino alla favola di un personaggio magico, quello pugliese, che lartista si porta nella memoria fin dalla infanzia. Ed il tutto egli trasfigura inconsciamente, nonostante il suo sincero sforzo di identificazione con la realtà ( Prunella vuole sempre riprendere dal vero ), riuscendo così pur nella più ampia e libera trasposizione, irriverente verso le più elementari regole di prospettiva, e spremere la realtà oggettiva e latmosfera del luogo. E qui basterebbe richiamarsi alle sue visioni di Ostuni, di Alberobello o di Rotondella (MT) per rilevare quanto aderente sia per ogni località la caratteristica saliente e la suggestione propria di ciascun angolo ritratto. Queste garanzie di autenticità ci ripagano, almeno con Prunella, di tutte le riserve e le remore che possiamo muovere alla corrente Naïf che sempre di più tende a configurarsi come "corrente", a scapito forse o a maggior merito di artisti della validità del Nostro. Giovanni Amodio 1976
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