IL VERO CRISTIANO
"Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt. 4,4).
"Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno" (1 Gv. 2,13 seg.).
Capita sempre più di frequente che, in questo scorcio di secolo, molte persone si vergognino di proclamarsi cristiane. Soprattutto fra i giovani aumenta sempre più il timore di affermare la propria appartenenza a Cristo e di esprimere con coraggio la propria fede e la propria opinione in contrasto con la tendenza "pecorile" del mondo che, credendosi libero dai condizionamenti, in realtà segue e diffonde quanto la disinformazione organizzata semina nella società con noiosa ripetizione (un’utile lettura al riguardo è costituita dal libro "I Mostri della ragione" di R. Cammilleri, ed. Ares)
Ma perché esiste questo "timore reverenziale" nei confronti di quanti sembrano "à la page", ma in realtà adottano "vecchi" comportamenti e diffondono "antiquate" idee che hanno un comune denominatore: contravvengono alla Parola di Dio?
Conviene innanzitutto esaminare la figura di un vero cristiano secondo quanto emerge dall’analisi biblica: cioè dalla genuina Parola di Dio non inquinata dalla sociologia del mondo.
Per prima cosa un discepolo di Cristo ha il dovere di conoscere la Parola di Dio, di viverla e di diffonderla. Il rispetto quindi dei Comandamenti ne è una logica ed imprescindibile conseguenza (leggere "Veritatis splendor" di Giovanni Paolo II) in quanto gli stessi si riassumono nell’amore verso Dio ed il prossimo da cui deriva tutta la legge "Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore..." (Rm. 13,9 seg.)
Il cristiano deve inoltre amare il prossimo come se stesso: il che significa desiderare per gli altri (in particolare i propri familiari) la salvezza, la giustizia, la protezione, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’eliminazione dell’indigenza ecc. Il credente deve quindi impegnarsi per ottenere per il prossimo tutto quanto desidera legittimamente per il proprio bene spirituale e fisico.
Un vero cristiano deve attivarsi costantemente (il discorso di Gesù sulle beatitudini lo dimostra) per migliorare anche l’intera società tant’è che il Signore rimprovera il peccato d’omissione (Mt. 25,14 seg.). Il vero discepolo è poi chiamato dal Signore, diversamente dai seguaci delle teorie del mondo, a pregare per gli ammalati e per scacciare i demoni (preghiere di guarigione e di liberazione), esercitando una grande opera di carità che non si esaurisce solo nel dare da mangiare all’affamato ".....Gesù disse loro: - Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno - " (Mc. 16,15 seg.). Ma un vero cristiano deve soprattutto impegnarsi per evangelizzare: per diffondere cioè la Parola di Dio, rimedio contro ogni male. Infatti se l’umanità si convertisse e vivesse l’eterna Parola del Signore, come richiamato dalla Madonna nelle sue apparizioni (Lourdes, Fatima, Medjugorje ecc.) non avremmo più ingiustizie, sopraffazioni, violenze, ma una società retta sull’amore vicendevole (Rm. 13,9 seg.).
Il cristiano è anche chiamato a combattere l’empietà (vedere salmi), denunciando il male e la falsità con coraggio, ed il diavolo che ne è padre. Davide è una splendida figura di chi ha lottato in nome di Dio con le preghiere (i salmi) e con l’azione (la celebre lotta con Golia simboleggia il combattimento contro Satana e l’empietà). Non dobbiamo dimenticare che Davide, prima di ogni azione, pregava il Signore affinchè lo illuminasse al riguardo. Da tale prototipo del cristiano è disceso il Messia.
Un compito quindi, quello dei discepoli di Cristo, sempre attuale, efficace, amorevole e risolutivo. Un impegno di cui andar fieri!
Come mai invece anziché essere felici d’essere discepoli di Gesù e di proclamare l’unica verità (quella biblica) molti si uniformano al mondo e temono di dichiararsi cristiani?
Perché, grazie alla disinformazione organizzata alle dipendenze di satana, è stato introdotto nella mentalità comune lo stereotipo del cristiano: una specie di Fantozzi che piace tanto al demonio. Un discepolo cioè dolorista, remissivo, bigotto, poco incline al combattimento per migliorare la società e per arginare il male, che assume un comportamento "double face" (cristiano in chiesa e seguace del mondo e delle sue teorie fuori), credulone nel paradiso, nell’inferno e nei miracoli; che in nome di un dialogo tutto a vantaggio di quanti impongono le loro mode e prevaricazioni accetta e subisce, senza reagire, tutto quanto contrasta con la divina Parola ecc.
Una specie, insomma, di mezza calzetta incapace di prodigarsi per migliorare la società.
Purtroppo se questa figura di cristiano si è imposta soprattutto tra i giovani seguaci di certi falsi libertari (consiglio, oltre al mio libro "Luce e tenebre", anche la lettura del volume "Politica, magia e satanismo" ed. Segno e "L’altra faccia di Carlo Marx" di Wurmbrand ed. EUN) sui quali la storia, grazie a Dio, sta facendo giustizia, la colpa è da attribuirsi anche ai molti cosiddetti cristiani e messaggeri d’inganni, ma soprattutto alla mancata conoscenza dell’eterna Parola di Dio e della sua applicazione.
Ma il vero cristiano, tra i suoi compiti, deve combattere anche per riportare la verità! Senza temere di non piacere ad un mondo che giace sempre più "...sotto il potere del maligno..." (1 Gv. 5,19) e che, credendosi libero, compie invece quanto piace a satana!
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