I PRETI BALLERINI

Capita sempre più spesso di assistere a show televisivi in cui preti e suore ballano, cantano o partecipano a sfilate di moda, suscitando le proteste di molti fedeli scandalizzati. Se interrogati riguardo a questo loro atteggiamento, poco consono alla tradizione che vuole i preti e le suore impegnati negli incarichi pastorali e liturgici che hanno liberamente scelto di osservare, rispondono che il loro compito è di penetrare in tutti gli ambienti per evangelizzare. Ma chi evangelizzano, aggiungiamo noi, visto che non parlano quasi mai di Gesù e della Sua integrale Parola, ma si uniformano alla sociologia del mondo che giace sotto il potere del maligno (1 Gv. 5,19)? Anzi, con certi loro comportamenti suscitano legittima indignazione.

E qui commettono, a nostro parere di credenti nell’eterna Parola di Dio, un errore concettuale. Dimenticano infatti che il Signore ha stabilito, già nell’Antico Testamento, una suddivisione di compiti tra i laici, i sacerdoti ed i diaconi: tra Mosè, Aronne e Levi nel Vecchio Testamento; tra i vescovi, i preti, i diaconi ed i laici nel Nuovo Testamento.

Vi sono dei doveri comuni ad entrambi: l’evangelizzazione, le preghiere di guarigione e di liberazione (Mc. 16,16 seg.), i carismi ecc.

Vi sono invece delle funzioni esclusive per i sacerdoti: la celebrazione dell’Eucarestia, la confessione, la Confermazione, la benedizione degli oggetti ecc.

Di conseguenza tutti i credenti sono chiamati ai compiti comuni, soprattutto nei rispettivi ambienti di vita e di lavoro (per meglio documentarsi rimando ai seguenti documenti del magistero della Chiesa: Christifideles laici, Catechismo della Chiesa Cattolica, Concilio Ecumenico Vaticano II). Il mancato assolvimento di tali doveri provoca un peccato di omissione chiaramente espresso nella parabola dei talenti. Il desiderio dichiarato, quindi, di questi preti (che spesso si vestono come laici disubbidendo alla direttive ecclesiali) di penetrare in tutti gli ambienti (compreso quello delle sculettanti e seminude ballerine televisive) costituisce una prevaricazione dei compiti dei laici, oltre che un atteggiamento di cattivo gusto.

Qualcuno, in riferimento a tali episodi canori, ha utilizzato per giustificarli l’esempio di Davide che ballava davanti all’Arca dell’alleanza. Ma Davide cantava i salmi (orazioni di lode, supplica e ringraziamento a Dio) la cui efficacia come preghiera assume un valore eterno. Non gorgheggiava canzoni prive di riferimenti religiosi!

La Madonna da Medjugorje, ricordando la Sacra Scrittura, ha raccomandato a tutti (compresi i preti, invitati espressamente a recitare il Rosario intero) di pregare incessantemente e di convertirsi; non di ballare il 1° Venerdì di quaresima! Non per nulla ha pianto lacrime di sangue tra le mani della gerarchia della Chiesa, alle porte di Roma.

Il problema però consiste nel fatto che prima piange Lei, ma poi, se non ci convertiremo, piangeremo noi (preti compresi)! Fatima docet!