inferno  minore

in limine

Death is only the fulfillment of a wish.

Whose wish?

R. P. Warren

 

prima che il subbuglio ammorza e che asciuga la guazza;

prima che la scialuppa tocchi che porta l'Assassino;

in tanto che tutto non arrangio non incastro non pace

 

 

lamento dell'Amante

Il playback è il nostro destino, la

nostra vera oppressione. Raccomando

l’evidenza del disturbo-attore.

Carmelo Bene

la sua sparizione non ebbe l’ordine

degli organi; l’anello che cattura

e azzera l’estensione; il Tondo

che addormenta, piuttosto fu

una Visita, una Punta

dell’anima che sbenda

l’amante distratto lo castiga

ad una vista che non stuta18; a questo evo

del randagio tra mezzo ad un atlante

che inonda non avviva e che voce che corre

che erra che manca che Debolezza poco

poco peso poca memoria poca: non evacuare

e svilupparsi da tuttequante l’ali

 

 

lamento dello Straniero I

Un cielo così azzurro

che apre la bocca e inghiotte

 polvere mosche e strade

                      Vittorio Bodini

ed un giorno mi diedi a distinguere

da quistu, quiddu19; ma la conversazione

non dà alloggio, non rivela dov'è

la vera Serratura, se esista un dio Contrasto

che scentra qui l’Uguale

litoraneo e del vedere l’angelo

arrovescia per la corte del porto

che arriva -e tutto tutto excrucere

a festa- e arriva di alberi e arrivi e arriva

di abbracci e di bianchi; per la pianura

al Dimenticatore inarca

atleti d’acqua e lo straniero inspira

l’ansa ghiotta e la solarità confitta e questa

voqlia a dire a riempire a rivestirsi

 

 

lamento dello Straniero II

Le glaive de l'indifférence de l'étoile

blesse une fois de plus la terre du dormeur.

                                                              Yves Bonnefoy

pure -se t’imbatti nel suo petto-, un Punto

di muta, un vento

di repentaglio, si cede alla Maria -ritenuta

la Gatta-, allo sfarzo della sua assidua

demenza, al vanitoso

articolo tra questo agosto

ed il suo addome strano; e sia Nostra Signora

Distrazione! incuta

una soltanto notte, che non

snaturi! levi anche quaggiù il Divoratore un buio

scellerato ma se, Maria, io t'ho

incontrato, non è stato

che per un divieto a liberarti

 

 

lamento dell'Uccello colpito

Vladimiro: Mi  ricordo di un energumeno

  che tirava calci.

 Estragone: E l'altro che lo tirava, ti

   ricordi anche di lui?

                                                                                                                         Vladimiro: Mi ha dato degli ossi.

Samuel Beckett

cavami da le piume gli insulti lo sfrenìo

la velocità indifferenziata che era danza

o salto, che ormai non muove semplicemente

mi rende probabile; la memoria finta da usare

come un nome, questa memoria insomma divina

indifferente di un calcio e di ossa, di un debole

dèmone mosso a pena a cerchio (leggero leggero

lo spirito ragazzino, e ciò sottile sottile

indistinto, destinato): Dedico a Te questa morte

padula -ché sei l’Artificiere-; impiegane

la festa, se pure alza l’Avverso20, lo cattura

 

 

lamento del Convitato

 

e quale mai s’invera Canzoniere da questo tanto intentato Io,

se al grande giro di attorno, di nada, soltanto mento, spio?

lamento della Sposa barocca (octapus21)

t’avrei lavato i piedi

oppure mi sarei fatta altissima

come i soffitti scavalcati di cieli

come voce in voce si sconquassa

tornando folle ed organando a schiere

come si leva assalto e candore demente

alla colonna che porta la corolla e la maledizione22

di Gabriele, che porta un canto ed un profilo

che cade, se scattano vele in mille luoghi

-sentile ruvide come cadono-; anche solo

un Luglio, un insetto che infesta la sala,

solo un assetto, un raduno di teste

e di cosce (la manovra, si sa, della balera),

e la sorte di sapere che creatura

va a mollare che nuca che capelli

va a impigliare, la sorte di ricevere; amore

t’avrei dato la sorte di sorreggere,

perché alla scadenza delle venti

due danze avrei adorato trenta

tre fuochi, perché esiste una Veste

di Pace se su questi soffitti si segna

il decoro invidiato: poi che mossa un’impronta23 si smodi

ad otto tentacoli poi che ne escano le torture

 

 

lamento in forma di Elenco lografico

 

(E TU NON COMINCIAVI TU) il training del contrario il betel de la vecchia il gallo da lotta la voce di paperino un atlante un clamore una gran velocità -oppure l’occasione di sventarla... la Vecchia- (E CHE TIPO DI DOMANDA CERCHERETE DI INTERROMPERE?) il Tratteggio orizzontale la nostra solitudine grammatica il Greco del trauma qui pousse à côté prove tecniche di trasmissione (AL MIO MIGLIOR TRADITO) l’elenco stordito l’elenco parlante il fantino del parlante il giullare dell’elenco il giullare faccia bianca il giullare bianco faccia faccia il Giallo di ogni vocale faccia entrare proprio tutto deve entrare la pedana allestirsi la ribalta deve sciogliersi l’elastico al morto che torna   del fabbro Locativo se pur seguita a Splendere per oscula per basia e per aguglia milia24

 

(SE PER BOLOGNA I GOTICI, SE PUR I VISCERI, NON REPLICAVO TE, IO DENTRO I PORTICI?)

 

 

la pena dell’Attore

se il chiarore è una tregua,

la tua cara minaccia la consuma.

Eugenio Montale

è qui che incontro l'ultimo Cattivo, il residuo

rosicchio di semenza, l’antenato Attore; dal precipizio

accanto, il suo spettatore lo trattiene

a un fronte candidissimo; dal vano

che cava e spaventa in tanta mediterranea

Evidenza; da dentro questo falco che cade

che ventila da dentro questo volo che scaverna rotondo,

maniaco; dal ventre, che scaraventa;

che mostro Balena l’accolga, l’incagli;

gli dia un esilio vero, un lungo errore

 

 

preghiera dell'Attore

Nulla finisce, o tutto, se tu folgore

lasci la nube.

Eugenio Montale

 

anima che risiede, che sotto ‘l gran sabbione

alleva la deessa, Macchia pulcherrima, tenera

ancora sia pure dentro a un logoro in un ingorgo

ultimo adunami gli idioti del viaggiare falsa

che sia situami in una febbre inonda tempesta

il fogliame o cedilo a un fuochista ad un’infanzia

mondana a chi se ne distragga travesti

la caduta sbattila in una vista che

su di me tradisca sùvvia esilii

 

 

congedo

Le fer des mots de guerre se dissipe

                                                                              dans l’heureuse matière sans retour.

                                      Yves Bonnefoy

così, dal Colmo, ormai, nuoce

il dimandar parenze, come

il Distrarsi. Lasciatemi

a questa strana circostanza. Qui

so, con il mio amore, e con chiunque

vi arrivi, che a questo inferno

minore, tutto è minore; medesimo

è solo il Carnevale.    Ahi l’impostura

seguente   che riduce   che quagiuso nemena

 

Note

1 Nella Vita Nuova Amore dice a Dante: “Voglio che tu dichi certe parole per rima,... come tu fosti  suo tostamente da la puerizia”.

2 È Dio che più volte nella Bibbia “si attenda” sulla terra.

3 Beatrice appare a Dante “in  su la sponda del carro sinistra”.

4 Dante, Inferno IV, 3.

5 Quando entra nel Nobile Castello del Limbo, Dante giunge “in prato di fresca verzura”, Inf. IV, 3.

6 Detto da Prospero in The Tempest  di Shakespeare.

7 Romeo di Villanova (a cui si riferisce la citazione dalle Cronache del Villani della didascalia).

8 Nel dialetto leccese “brio, guizzo”.

9 Sonetto per Igino Maniaco maestro dell’autore nella Grammatica.

10 Mi riferisco all’indovinello veronese: “Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba. negro semen seminaba”.

11 Mi riferisco al mito di Orione.

12 Cito la canzonetta di Giacomo da Lentini “Meravigliosamente un amor mi ristringe”.

13 In questa carta è rappresentato un uomo che cade testa in giù. Se dunque la carta esce al contrario l’uomo si configura sospeso ma eretto.

14 II logoro è l’esca del falco.

15 La montagna e la sua “neve” (e le trappole che nasconde) dovrebbero funzionare come metafora della scrittura.

16 Da La figlia di Iorio.

17 Da La città morta.

18 In alcuni dialetti meridionali “stutare” sta per “spegnere”.

19 Nei dialetti salentini “questo” e “quello”. La dentale doppia di “quiddu” ha un suono cacuminale-cerebrale.

20 Il falco.

21 In latino significa “polipo”.

22 Alla apparizione della Madonna, in Paradiso, Dante individua Gabriele che le vola attorno, in cerchio, cantandole; ma a distanza.

23 L'impronta dell’octapus,

24 Riconosco l’errore morfologico e sintattico. Uso il latinismo per convenienza fonica. “Oscula” e “basia” significano “baci”. Il primo è latino corretto, il secondo è un barbarismo, impiegato però da Catullo che qui vorrei  echeggiare: “da mi basia mille, deinde centum, /dein mille altera...”. “Aguglia” lo uso per “aghi”. Tradurrei: “Per baci per baci  e per milioni d’aghi”.