Arrigo Colombo, Sul tema della donna pensosa

Walter Vergallo, nel viaggio: segno voce significazione simbolo

 

 

                                      Arrigo Colombo

                                      Sul tema della donna pensosa

 

1

Lenta la sera scendeva e una bruma densa

si stendeva sul fiume sulla pianura che uguale

vicino lontano correva, invisibile correva

uguale sempre

                         e una donna sul sentiero incerta

avanzava, il sentiero che scende, incerta la donna

lo scialle avvolge il collo, grigio lo scialle di un bel grigio

argenteo, pensosa avanza l’occhio asciutto ormai

arido dopo il pianto i giorni del pianto le notti

la vita che le sfugge la gioia di vivere la giovinezza

che veloce si consuma l’amore che ha perduto

da tempo, forse mai conosciuto l’amore vero che invade

incanta la vita l’amore che sazia la fame di sempre

l’amore l’estasi che la vita esalta

                                                      Sul sentiero

cammina sola pensosa, nel nulla delle cose sperduta

nel nulla dell’essere sperduta cammina

 

2

Lenta la sera scendeva e una bruma densa

inondava il mondo vicino lontano, ogni cosa

sperduta smarrita, la pianura che invisibile corre

uguale sempre

                        e una donna verso il fiume

scendeva pensosa incerta il suo passato e dolore

quando bambina il padre cercava la madre

l’affetto primordiale che a nessuno è negato

a nessuno che in una casa qualunque nasce

una bambina qualunque e però amata

di quell’amore semplice amore primordiale

che a nessuno è negato

                                     Sul sentiero la donna

scende sola pensosa verso il fiume verso

il nulla dell’essere sperduta cammina

 

3

Lenta la sera scendeva e una bruma densa

pesante tenace avvolgeva il mondo le cose vicine lontane

smarrite sperdute la pianura che invisibile corre

uguale sempre

                        e una donna scendeva verso il fiume

scendeva pensosa incerta, la speranza a tratti

ancora si affacciava all’anima  un istante,

all’anima smarrita sperduta si affacciava

la speranza vana che tutto ha provato ha tentato

invano ha bussato, le amiche gli amici

in cui confidava, trattenendo il pianto

con parola scevra calma d’anima dignitosa,

calma apparente che sottende l’angoscia

                                                                 Sul sentiero

disperata la donna scende verso il fiume verso

il nulla dell’essere disperata scende

 

4

Fitta densa era la sera ormai, la bruma densa

densissima avvolgeva attanagliava il mondo le cose

vicine lontane, le case smarrite sperdute

lungo il fiume, la pianura che invisibile corre

uguale sempre

                        e la donna nel fiume scendeva

nell’acqua i piedi già immersi avanzava

decisa indomita, nell’acqua gelida la gonna

la giacca e il collo che la sciarpa avvolge

grigioargentea e quel volto che l’uomo adora

quei capelli in cui si estasia nell’acqua

affondavano e ormai scomparsa era e la corrente

la trascinava lenta inesorabile tra i gorghi

i mulinelli, l’acqua gialla fangosa viscida

la trascinava lontano

                                  Pel sentiero di solitudine

la donna era scesa cercando pace cercando

nel nulla tenebroso dell’essere la luce

 

  

Walter Vergallo

nel viaggio: segno voce significazione simbolo

 

1. dal segno-voce all’umano

 

                                         ai naturanti, nauti della mente

 

... e naviga naviga naviga

dal fu nel chi sa

dall’una volta al forse di quel tempo

nel sarà

              gesti eventi

segni segnali e natura erano

ancora senza voce

morfologie in essere

nel cammino di sé

non codice ancora, langue o sintassi;

parlavano allora i nauti un linguaggio

familiare cinemico

accomunante e manifesto e chiaro:

celeste solante di cielo,

felicità di cuori;

un pece di nubi laggiù,

la donna l’uomo senza amore più;

un rosa d’orizzonte mite tenero,

speranza del sole domani

utopia dell’umano;

un rosso di guerra caina

guerra assassiiina

(nel sempre fratello uccide fratello)

brividi di ferite il cielo

di lampi

               all’improvviso le armi

violenza della lama

nel cuore del fratello

ammassi d’ossa e crani

(poco prima corpi volti sorrisi)

nero cupo dell’uomo

del bimbo e della madre il pianto

dei popoli subietti massacrati

oppressione del forte

cecità del potente;

il giallo un lento cadere di foglie

gialla pallida cadenza del tempo

autunnale pallore;

brevissimo il mattino della rosa

silenzio di seme nel gremboterra

culle dormienti feti

un non ancora di bimbo anelante

a luce a forma a suono

lallante balbettio dell’alba

e poi     infine

                        voce.

tra la natura e l’uomo

forme contorni netti e chiari

natura dell’umano

un’armonia di stelle

visibile il nemico

 

aveva la natura

                           (mater

almissima dulcissima)

suoni sinestesie ritmi cullanti

armonie di fonie luci colori

odori

          degli uccelli i gridi

diversi i fruscii delle fronde

lieve il parlottare del mare

il linguaggio dei pesci

                                     codici

vitali a noi oscuri

(bellezza voluttà legami)

nei silenzi semiotici apparenti

verticali

               nel buio giù del mare

rebus enigmi indecifrabili

per ogni nauta

sintassia divertente  oscurità

e nei silenzi fondi

dolceninnanti sinfoniche voci

polifonie mutanti

euritmie di suoni sguardi odori

gorgheggi lallazioni allitteranti

arcobaleni d’acqua

policromie amniotiche

codici di indizi impronte segnali

memorie della mater

da decifrare ancora

 

aveva la natura

                          (asperrima

genetrix matrigna)

                                suoni terribili

tuoni lividi laceranti

squarci di lampi nei cieli di

                                              pece

diluvi terremoti e forti venti

onde s’indiavolavano

frangevano in scintillii

di schiuma sfrenanti su scogli

d’uomo acuti stridenti

disarmonie in sincope

in distruzione e morte

                                     altri segnali

da decifrare ancora

[…]