Gerusalemme 1099,
L’armata degli avventurieri crociati da l’assalto alle mura di al-Qùds,
la città Santa, meta del miracoloso viaggio notturno del Profeta Muhàmmad, che
Allàh lo benedica e lo abbia in gloria, e punto di partenza della sua
assunzione alla Presenza divina, nella notte di al-isrà< wa l-mì’ràg),
terza delle Città care ad Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo, e quindi
"santa" per i Musulmani, prima delle due direzioni del rito dell’adorazione. Nell’anno 638 miladico la città era stata liberata dal dominio bizantino,
sotto il Califfato di Omar 1° il Grande (’ùmar bin al-Khattàb) dall’armata
islamica dei combattenti per la liberazione dell’uomo dal dominio dell’uomo,
che aveva inchiodato e distrutto sulle sue basi di partenza nella battaglia al
fiume Yarmùk (anno 636 m.) l’armata imperiale bizantina, allestita in Siria
dall’imperatore Eraclio e pronta all’invasione dell’Arabia. Í Gli abitanti della Città, i cristiani e la minuscola comunità giudaica,
furono trattati con grande benignità dal Califfo, che venne dalla Medina di
persona, perché solo a lui, il governatore della Città si sarebbe arreso,
aprendo le porte. Questa benignità, la quale non è altro che l’espressione concreta del
profondo sentimento dell’Islàm di Omar, che Allàh si compiaccia di lui, è
storicamente documentata dal testo dell’Editto, che stabilisce i diritti e
doveri dell’Islàm e dei Maqdisiani (gli abitanti di Bàyt al-Màqdis, (altro
nome di Gerusalemme). Recita l’Editto di Omar, che Allàh si compiaccia di lui: Nel nome di Allàh, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo Ecco le garanzie che il servo di Allàh, ’ùmar ibn al Khattàb, amìru l-mu<>minìn (Principe dei credenti), accorda agli abitanti di
al-Qùds: A tutti - nessuno escluso e senza distinzioni - tanto a chi è ben disposto
quanto a chi è mal disposto - egli garantisce: 1) la sicurezza delle loro persone - 2) la sicurezza del godimento del
diritto di proprietà dei loro possidenti - 3) l’inviolabilità dei loro
luoghi di culto - 4) l’inviolabilità delle loro croci e di tutto ciò che
attiene alle loro pratiche religiose - 5) che le chiese non saranno trasformate
in abitazioni, né verranno demolite - 6) che nulla sarà asportato dalle chiese
e dalle loro pertinenze, dalle croci e dalle abitazioni private - 7) che non vi
saranno né costrizioni nella religione, né prepotenze di alcun genere 8) non
vi saranno da pagare imposte fino al primo raccolto - 9) Per motivi di pubblica
sicurezza, Cristiani e Giudei vivranno in quartieri separati. Per garantire
quanto è affermato in questo editto, Omar chiama a Testimone Allàh, sia gloria
a Lui l’Altissimo, e promette la Protezione dell’Apostolo di Allàh, che
Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, quella dei suoi Successori e quella di
tutti i Musulmani, a fronte della quale i protetti si impegnano a pagare l’imposta
coranica per i non musulmani, che vivono nello stato islamocratico (al-gìzyah).
E, certamente, nel far redigere questo Editto, Omar, che Allàh si compiaccia di
lui, aveva in mente il detto del Profeta (*): Chi fa torto a un giudeo o a un
Cristiano non si troverà dalla mia parte nel giorno del giudizio! Liberata dal dominio bizantino, grazie alla protezione accordata dall’Islàm
alla Gente del Libro, le chiese non vennero rase al suolo, né trasformate in
granai o scuderie e, nonostante il fatto che, secondo la Testimonianza di
Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo, Gesù il Cristo (cioè il Messia) figlio
di Maria (al-Masìh Isaa bnu Màryam) non sia mai stato crocifisso, quindi non sia mai
morto e non sia mai stato sepolto, furono rispettati i luoghi "santi"
dei cristiani (la via crucis, la chiesa del santo sepolcro…) e non ne fu
impedito l’accesso ai pellegrini, provenienti dall’Europa. Sopra la Roccia -
che ad immondezzaio era stata adibita dai Cristiani per disprezzo ed odio ai
Giudei, i quali credevano che su di essa avesse avuto luogo il sacrificio di
Abramo - il Califfo - dopo averla purificata, aveva fatto costruire una Moschea
di legno, la Moschea di Omar. La Moschea di Omar venne poi demolita, esattamente
50 anni dopo, dal Califfo Omàyyade Abdu l-Màlik bin Moawiyah, il quale fece
sistemare il "hàram Sharìf (la spianata della Moschea al-àqsaa, di Cui
Allàh parla nel Sublime Corano come màsra n-nabìyyi = punto d’arrivo del
viaggio notturno terreno del Profeta)", costruendo sulla "Roccia"
quel gioiello dell’architettura islamica, che é la Cupola della Roccia (Qùbbatu
s-sakhrà<) e che, impropriamente, viene, ancor oggi, chiamata "Moschea
di Omar" (ultima svista in tal senso quella del giornalista Gad Lerner su
La Repubblica del 13 luglio 99). Della Cupola della Roccia, che è stata
dichiarata monumento appartenente al patrimonio della civiltà umana, è stata
progettata la demolizione, da parte di un gruppo di "Ebrei ultra
ortodossi" per lasciare spazio alla ricostruzione del Tempio di Salomone.
Si commemora, in questo luglio 1999, un evento che, come tanti altri - prodotti
dal fanatismo religioso contro l’Islàm e contro i Musulmani in ogni parte del
mondo - è una pagina nera esecranda nella storia dell’umanità. Nel luglio di
900 anni or sono una marea umana assatanata dal fanatismo religioso ed assetata
di sangue e di rapina, dopo aver seminato ovunque morte e distruzione, mettendo
a ferro e fuoco i territori, lungo il percorso della sua marcia verso la Terra
Santa, schianta la strenua resistenza dell’esigua guarnigione musulmana,
irrompe nella città santa, menando orrenda strage degli abitanti Musulmani e
Giudei, essendo stati quelli Cristiani fatti uscire dalla città, all’inizio
dell’assedio. Forsennato fu il massacro di donne vecchi e bambini, in numero
di circa diecimila, che avevano cercato rifugio nel Hàram Sharìf, attorno alla
Cupola della roccia e nella moschea al-Aqsaa, sperando che i crociati avrebbero
rispettato il diritto di asilo, riconosciuto a tutti i luoghi di culto. Lo
storiografo delle crociate Guglielmo di Tiro (vescovo) narra: " Entrati che
furono nella Città (15 luglio 1099), i nostri inseguirono e massacrarono i
Saraceni (i Musulmani) fino al Tempio di Salomone (la Moschea al-àqsaa)
mettendo a ferro e fuoco la città intera, portando via l’oro, l’argento, i
cavalli e i muli e saccheggiando le case, che rigurgitavano di ricchezze. Il
mattino del giorno seguente, data la scalata alla spianata del Tempio, i
Crociati attaccarono i Saraceni, uomini e donne, decapitandoli." Racconta lo storico-testimone Raimondo d’Agile nella sua "Storia dei
Franchi, che presero Gerusalemme": "Si vedevano nelle strade e nelle
piazze mucchi di teste, di mani e di piedi. Fanti e cavalieri si aprivano la
strada attraverso montagne di cadaveri. Ma tutto ciò è ancor poco! Nella
Cupola della roccia e nel Portico di Salomone (la moschea al-Aqsaa) si cavalcava
nel sangue fino alle ginocchia del cavaliere ed alle briglie della
cavalcatura". Leggiamo, insieme,un piccolo brano del Rapporto di servizio, inviato dal
sanguinario esecutore in capo, Goffredo di Buglione, al committente della
crociata, l’allora papa Urbano IIº, che mai lo lesse perché morì prima: "Se desiderate sapere ciò che è stato fatto ai nemici trovati a
Gerusalemme, sappiate che nel portico di Salomone e nel Tempio i nostri
cavalcavano nel sangue dei Saraceni, che giungeva alle ginocchia delle loro
cavalcature…" Da una testimonianza musulmana: "Nel Hàram Sharìf e nel Màsjid
al-Aqsaa i Crociati ammazzarono più di settantamila persone, tra i quali un
grande numero di imàm e di uomini spirituali i quali avevano lasciato i loro
paesi per venire a vivere in pio ritiro in quel luogo santo. Dalla Moschea della
roccia i Crociati predarono più di quaranta candelabri d’argento, ognuno del
peso di 3.600 dramme, un grande lampadario d’argento dal peso di 40 libbre
siriane, 150 piccoli lampadari d’argento e 20 d’oro, con altro ingente
bottino." Il secondo Millennio miladico chiude il suo ultimo secolo con orrendi
massacri di Musulmani (vedi Bosnia, Kosovo, Kashmir…) come fu chiuso quello
che lo aprì. Speriamo che Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo, dia ai
Musulmani, con il ricordo di questo evento luttuoso della storia dell’Islàm
(il saccheggio della città di al-Qùds e l’eccidio dei suoi abitanti
Musulmani ed Ebrei), la coscienza, che esso fu possibile a causa della divisione
e della discordia e che l’unione e la concordia sono le solide basi del
successo in questa vita e nell’altra. E la lode appartiene ad Allàh il Signore di tutti gli universi. |