L’Al-hambra,
modello per la Casa europea

Tra le relazioni svolte alla conferenza sui rapporti tra la cultura europea e la cultura islamica e sulla posizione dei Musulmani in Europa, che si è tenuta a Stoccolma, l’anno scorso, è da segnalare il tema trattato dal Signor Ingmar Karlsson, Ambasciatore e Consigliere del Ministro degli Affari esteri della Svezia: L’Al-hambra, modello per la Casa europea.

Da questa relazione traiamo alcuni brani significativi, poiché l’autore non è musulmano. Ci siamo permessi di eseguire alcune interpolazioni.

"Da più di 1400 anni il mondo islamico e la cristianità vivono in stretto contatto . I loro rapporti sono stati caratterizzati, per la maggior parte di questo arco di tempo più che millenario, da una profonda ostilità.

Infatti, nella prospettiva cristiana, tutto ciò che viene dopo la fondazione del Cristianesimo, risultato del superamento del Giudaismo, che i cristiani considerano come precursore, è falso e, quindi, non può essere tollerato.

Per questo motivo nei paesi dove i Cristiani hanno preso il potere non c’è mai stato spazio per l’Islàm.

Al contrario, nello Stato Islamico i seguaci del cristianesimo e del giudaismo, considerati, alla luce dell’insegnamento coranico, "Gente del Libro", hanno avuto spazio per professare la loro religione.

Cristiani e Giudei, infatti, per i Musulmani,sono i detentori di Scritture, e benché non riconoscano l’ultimo Profeta, essi si affermano monoteisti; quindi, a fronte della loro sottomissione all’autorità dello Stato musulmano, hanno il diritto di vivere in esso e di praticare la loro religione.

Negli anni trenta del VII secolo dell’era volgare le popolazioni di Siria ed Egitto e quelle di Mesopotamia e dell’altipiano iranico accolsero i Musulmani come liberatori . Per i cristiani di Siria, d’Egitto e Mesopotamia la fine del dominio bizantino fu l’inizio del pieno esercizio della libertà religiosa, fino ad allora pesantemente condizionata dalle prese di posizione della corte imperiale nelle controversie teologiche che imperversavano nella cristianità.

Per i seguaci del giudaismo, la fine del dominio bizantino portò alla fine delle persecuzioni alle quali essi erano sovente sottoposti dalle strutture di potere cristiane.

Si potrebbe anche dire che, grazie alla tolleranza dei musulmani, cristiani e giudei hanno potuto sopravvivere in quella parte del mondo.

Una tolleranza notevole per l’epoca, caratterizzata dall’intolleranza e dalla crudeltà.La ricerca del sapere da parte dei musulmani fece si che il patrimonio culturale e scientifico accumulato dalle culture precedenti nei territori liberati dall’avanzata dell’Islàm, venisse religiosamente raccolto, conservato, tradotto, rielaborato e sviluppato.

Fu anche grazie a questa iniziativa che l’occidente ha potuto conoscere gran parte delle realizzazioni della civiltà greco-ellenistica.

A questa iniziativa parteciparono attivamente e diedero il loro contributo Cristiani ed Giudei.

A partire dal 750 e.v. fino al 1258, cioè dalla data di fondazione di Baghdàd alla sua distruzione da parte dei Mongoli, durante il Califfato Abbaside, il mondo islamico fu sede di una cultura brillante, caratterizzata dalla pacifica coesistenza di Musulmani, Cristiani e Giudei, mentre i popoli dell’Europa settentrionale giravano coperti di pelli di bestia. Baghdàd era chiamata la Città della Pace.

Nelle masse europee sono, ancor oggi, ampiamente diffusi pregiudizi ancorati al medio evo e vecchi clichés. Tra questi ultimi quello secondo il quale Carlo Martello, a Poitiers, nell’anno 732 e.v., salvò la civiltà europea dal naufragio con la sua vittoria sui Saraceni.

I cosiddetti Saraceni, respinti al di là dei Pirenei, diedero vita nella penisola iberica ad uno stato islamico, la cui durata nel tempo fu di circa 800 anni.

Questa realtà statuale nel continente europeo, ben lungi dall’essere un disastro per l’Europa, fu sede di un’esperienza straordinariamente fruttuosa di cooperazione costruttiva tra Musulmani, Giudei e Cristiani, che portò ad una fioritura senza precedenti delle scienze, della filosofia, dell’arte e della cultura.

Nelle strutture dell’ordinamento islamico si realizzò nella penisola iberica una pacifica convivenza delle tre comunità religiose, delle quali quella musulmana, inizialmente minoritaria, diventò quella maggioritaria con il passare del tempo, per la forza di attrazione dell’Islàm.

Molti, comunque, furono Cristiani e Giudei che rimasero fedeli alla loro religione.Erano cinque le lingue d’uso quotidiano. L’arabo andaluso e il dialetto romanico, da cui si svilupperà lo spagnolo, erano le due parlate. Arabo classico, ebraico e latino erano le lingue scritte.

L’intervento islamico nella Spagna, richiesto dalle popolazioni romaniche sfruttate ed oppresse dall’aristocrazia militare visigotica strettamente legata con le gerarchie cattoliche e dalla presenza giudaica, vittima della persecuzione religiosa, portò all’insurrezione generale che in pochi mesi portò alla liberazione di quasi tutta la penisola dal dominio degli oppressori. I Giudei, in quanto appartenenti alla Gente del Libro, godettero nell’Andalusia di una condizione di pace, mai raggiunta altrove nè prima nè dopo.Il clima favorevole garantito dall’Islàm fece sì che i Giudei partecipassero attivamente alla vita culturale ed a loro è dovuta una parte notevole della ricca produzione scientifica, filosofica e letteraria, di cui Cordova, la Capitale dell’Andalus fu il centro. Ci fu un vero e proprio rinascimento della lingua ebraica, che, per la prima volta, nella Spagna musulmana, fu utilizzata per fini diversi da quelli religiosi.

Nel 755 il principe omayyade ’abdu-r-Rahmàn realizzò il primo Stato islamico in Europa, l’Emiràto di Cordova, politicamente indipendente dal Califfato Abbaside di Baghdàd e nel 929 l’Emiro ’abdu-l-Rahmàn III proclamò il Califfato, assumendo il titolo di Principe dei Credenti. Sul piano materiale e su quello culturale il Califfato di Cordova fu sul finire del primo millennio la potenza europea più fiorente. La capitale, Cordova, aveva circa mezzo milione di abitanti, strade dotate di illuminazione pubblica, un efficace sistema di fognatura e ben trecento bagni pubblici, in un epoca in cui le capitali europee erano fatte di capanne di legno!

La minoranza visigotico-cristiana, spodestata dall’intervento islamico

all’inizio dell’VIII sec., si era arroccata nelle montagne inaccessibili del nord della penisola, in attesa del momento favorevole per la rivincita.

Il momento venne quando i Musulmani di Spagna si lasciarono irretire dalla discordia e questo fu loro fatale!

Nel 1013 il Califfàto di Cordova si frantumò in piccoli reami locali e le lotte intestine misero in condizione gli staterelli cristiani del nord di prendere l’iniziativa per la "reconquista". A partire dall’XI secolo le terre perdute furono progressivamente riconquistate.

Granata, l’ultimo baluardo dell’Islàm in Europa, si arrese nel 1492, con la sua Fortezza Rossa (al-hamrà), che era il simbolo di quella simbiosi felicemente raggiunta tra Musulmani, Giudei e Cristiani, che fu chiamata "convivencia".

Il crollo della presenza politica dell’Islàm nella Spagna determinato dalla discordia dei musulmani e dalla spada degli invasori cristiani, non trascinò con sé, immediatamente, la civiltà che era fiorita con la garanzia politica dell’Islàm.

I Musulmani, che erano la grande massa degli Spagnoli romano-iberici convertiti all’Islàm, erano più urbanizzati, tecnicamente più avanzati, spiritualmente diversi ed aperti al mondo. Toledo, dopo la sua conquista da parte cristiana, divenne un centro di traduzione in latino della letteratura scientifica arabo-islamica e da tutti i paesi d’Europa vi affluirono studiosi assetati di conoscenza. I letterati musulmani, giudei e cristiani di Toledo, Cordova, Siviglia e Granada ebbero un ruolo determinante nella nascita dell’umanesimo occidentale. Dall’Andalusia si diffusero in Europa non soltanto il sapere dell’antichità, ma anche le realizzazioni della scienza e della tecnica ottenute come risultato della ricerca portata avanti dagli studiosi musulmani.

Il contributo islamico alla scienza medica in Europa è uno dei trasferimenti scientifici più consistenti della storia. Gli astronomi musulmani realizzarono enormi progressi nello studio dei movimenti dei corpi celesti e fino dal XI secolo, attraverso i loro studi, erano giunti alla conclusione che la terra è un corpo celeste di forma sferica. La rivoluzione copernicana non sarebbe stata possibile senza i loro lavori preparatori, di cui Copernico poté aver conoscenza durante i suoi studi all’Università di Padova.

Di fondamentale importanza per lo sviluppo in Europa della scienza, della tecnica ed i ogni campo di attività in cui entrano in gioco i calcoli numerici, l’utilizzazione del sistema decimale, usato nel mondo islamico e l’introduzione dello zero.

Zero, cifra, algebra, algoritmo sono parole che derivano dall’arabo. I numeri dall’Europa usati per i suoi calcoli sono detti "cifre arabe" perché dal mondo arabo-islamico vennero introdotte nella pratica contabile ad opera dell’italiano Fibonacci. Questa importazione rappresentò una vera e propria rivoluzione in tutti i campi, poiché l’uso del sistema posizionale permetteva di trattare i problemi di aritmetica e di matematica in modo di gran lunga più agevole di quanto non lo permettesse il sistema quantitativo ereditato dai Romani.

La geografia ebbe notevole impulso in relazione al Pellegrinaggio alla Mecca, il quinto pilastro dell’Islàm, stante che l’Islàm si estendeva su larghe aree dei tre continenti del mondo antico.Furono tracciati e descritti itinerari intercontinentali, riguardanti sia la geografia all’interno del mondo islamico, sia all’esterno di esso per i traffici ed i commerci.

Ben poco c’è nella cultura europea di cui non si possa trovare anticipazioni nello spirito scientifico promosso dall’Islàm.

Ibn Firnàs, ben seicento anni prima di Leonardo da Vinci progetta una "macchina volante".

Averroè, figlio dell’Andalus, morto nel 1198, con il suo Commentario di Aristotele, ricordato anche da Dante nella Divina Commedia, esercitò un influsso straordinario sul pensiero filosofico dell’Occidente.

Abdu-r-Rahmàn Ibn Khaldùn, con la sua Muqàddima (Prolegomeni) alla Storia universale e per la sua critica alle fonti è il padre fondatore non solo della scienza storica moderna, ma anche della sociologia.

Influssi fondamentali anche nella letteratura e nella poesia romanza ebbero i temi e le forme della poesia e della letteratura arabo-islamica.

Radici nel mondo islamico hanno le due opere fondamentali della letteratura italiana: la Divina Commedia di Dante e il Decamerone del Boccaccio.

La presenza dell’Islàm in Europa (Spagna e Sicilia) e la sua determinante influenza culturale fuori dai suoi confini storici si riscontra nel grandissimo numero di parole entrate nel patrimonio linguistico europeo. Pare che la ricerca etimologia in tale campo abbia dato come risultato che nella lingua spagnola una parola su cinque sia di origine araba e che nella lingua italiana le parole di origine araba siano circa mille e cinquecento.

I fatti della storia permettono di affermare con sicurezza che le atrocità di cui i cristiani si macchiarono nei confronti dei musulmani ebbero origine in un sentimento, peraltro fondato, di una reale inferiorità culturale. Nel 1499 il cardinale Ximenes fece bruciare sulla pubblica piazza 80.000 libri scritti in arabo, con il pretesto che la lingua araba era la lingua di una "razza eretica e spregevole". Tre anni più tardi, i Musulmani che non avevano optato per l’emigrazione nella Casa dell’Islàm furono messi di fronte alla scelta tra la conversione al cristianesimo, l’esilio o la morte, mentre venivano espulsi circa 250.000 Giudei, che avevano rifiutato di convertirsi. Di questi Giudei, la maggior parte si stanziò nella Casa dell’Islàm, in Marocco, Tunisia, Turchia, mentre un certo numero venne in Italia.

Era finita la convivencia! La Spagna venne colpita dalla stessa follia razziale autistica che insanguina la Bosnia d’oggi. Il proselitismo religioso del Cristianesimo si mutò in un programma di violenta imposizione del battesimo e di sterminio di marca razzista dei riluttanti, per la creazione di uno Stato etnicamente omogeneo e monolitico dal punto di vista religioso. Il sangue, che fino a quel momento non aveva avuto importanza che per una nobiltà senza partito, divenne un criterio funesto di selezione. Fernando ed Isabella non vollero passare alla storia come i sovrani delle tre religioni, ma come regnanti cattolici: questo significò la fine della "convivencia"!

L’espulsione dalla Spagna e l’irruzione apocalittica dei Mongoli, che distruggono Baghdàd, nel 1258, mettono in crisi le strutture portanti del Califfato, dando inizio ad un lungo processo di progressivo degrado economico e culturale di cui il mondo musulmano soffre ancor oggi in parte.......

L’Europa moderna, come risulta da quanto precedentemente detto, ha più radici islamiche di quanto generalmente si immagini. L’Europa è il prodotto della fusione di Oriente e Occidente. Islàm e giudaismo sono state idee costruttive dell’Europa verso la fine del Medio Evo.

Durante il medio evo europeo nella Spagna Musulmana fu vissuta una esperienza di armonia tra le diverse aree culturali della società andalusa, senza considerazioni di razza o di religione; si realizzò una convivencia, che l’orientalista W. Montgomery Watt ha definito con i termini di simbiosi, amalgama e fusione.

La Spagna musulmana è una sfida ai nostri pregiudizi ed ai nostri stereotipi! Nell’Europa di oggi l’Islàm è, nello stesso momento, un elemento estraneo, un elemento originale e, in dipendenza dell’immigrazione crescente, un elemento nuovo. Per questo l’Europa assomiglia sempre di più alla Spagna moresca, popolata da persone che vivono in una terra di nessuno tra culture diverse.Una Unione Europea, oggi, non è più concepibile senza un tocco verde dell’Islàm. Ne consegue che l’interrogativo se la Casa Europea possa essere costruita, oppure no, sul modello dell’Alhambra è della stessa importanza per l’avvenire dell’Europa di quanto lo sono quello relativo alla realizzazione del mercato interno e alla creazione della banca centrale europea.