UNA PASSEGGIATA TRA STORIA E LOCALITA’ MITICHE DI GOTHAM CITY
Assetato di potere, il magnate di Metropolis sfidò apertamente l’editto del Congresso, sfruttando un’opinione pubblica incline a rivedere la condanna di Gotham a “Terra di Nessuno”. Mentre il Governo degli USA discuteva se Gotham City meritasse o meno di vivere, Luthor diede avvio al suo piano, calando sulla città e installando nel Grant Park il “Campo Lex”, quale sua testa di ponte per la riconquista della città. Dopo un vivace dibattito, il Congresso annullò l’editto, e l’ambizioso progetto federale “Un cantiere da un miliardo di dollari” ebbe inizio, associando nella ricostruzione di Gotham dalle fondamenta, la LexCorp, i laboratori STAR, la Wayne Enterprises (fulcro di Gotham che impiega la maggior parte della ragguardevole forza lavoro della città) con le sue sussidiarie, e la sua branca filantropica (la Fondazione Wayne), nonché il corpo ingegneri dell’esercito USA. I progetti di Lex Luthor per ricostruire Gotham erano interamente motivati dall’avidità. Nel momento stesso in cui incitava gli abitanti di Gotham a collaborare tra loro per uscire dalla Terra Di Nessuno, complottava per distruggere i registri di proprietà, per potersi appropriare di tutti i terreni appetibili. Al termine dei lavori, il nuovo profilo architettonico di Gotham è un amalgama di passato e futuro. Torri di vetro appena costruite si ergono a fianco di fortezze gotiche di granito, preservate dalla vecchia città. Questa divisione in due parti formano un’ossatura affascinante di Gotham City, tanto i nativi del luogo, quanto nei nuovi arrivati, attratti dalla nuova verginità di una città ormai rinata.
Ma, il mito fantametropolitano di Gotham City ha trovato da sempre, e continua a trovare, alimentazione da se stesso, dalla sua continuità narrativa e dall’impressionante accumulo di storie e di suggestioni grafiche portate da ottimi disegnatori che, hanno saputo leggere la realtà contemporanea per poi trasfigurarla ed esasperarla all’interno della topografia fittizia della città oscura. Nella topografia di Gotham e dei suoi dintorni, ovviamente, non vanno dimenticati almeno tre luoghi di rilevante portata metaforica: l’Arkham Asylum (il manicomio cittadino), il vicolo di Crime Alley e la Batcaverna. Il primo perché sintesi e agglomerato dei lati peggiori di Gotham, delle sue più devastanti deviazioni e perversioni, simbolo della perdizione della sua anima forse, oramai, irrecuperabile, e di una dignità irrimediabilmente stravolta. Il secondo perché è la località dove sono stati assassinati a sangue freddo Thomas e Martha Wayne e rappresenta un terribile trauma psichico dovuto alla cruenta morte del papà e la mamma di Bruce, il terzo in quanto problematico luogo iniziatico dell’eroe, lugubre fortezza anche questa, non casualmente della solitudine, eccetto che per il servizievole Alfred e il devoto Robin. Infatti, la Batcaverna, nel bene e nel male, è il luogo responsabile della nascita di Batman, rappresenta il duplice passaggio dall’infanzia spensierata alla disperata e solitaria ricerca di una maturità e di una infinita, reiterata azione vendicativa. Quindi, sia pur per grandi linee, si può dire che Gotham City è un’ideale fusione dei lati oscuri e contradditori di Batman (la Batcaverna), di quelli più criminali (l’Arkham Asylum) e di quelli disperati (il vicolo di Crime Alley). Proprio in riferimento a questo ultimo luogo, Bruce Wayne una volta ha descritto Gotham come un’incudine su cui uno “o si spezza, o si tempra”: un paragone calzante vista la sua tragica esperienza infantile nel malfamato Crime Alley.
Non posso non parlare del castello Wayne. Maestosa dimora della famiglia Wayne per quasi 150 anni, il castello Wayne sovrasta Gotham City dalla ricca comunità di Crest Hill, nella municipalità di Bristol. L’ampia dimora fu commissionata nel 1855 dal magnate delle ferrovie Jerome K. Van Derm, ma rimase disabitata finche Solomon Zabediah Wayne (il bis-bisnonno di Bruce) e suo fratello Joshua non vi si trasferirono nel 1858. Domicilio di tutte le generazioni di Wayne che seguirono, l’edificio subì gravi danni nel terribile terremoto di Gotham. Dal momento che la sua casa era stata irreparabilmente danneggiata, erigendo un’autentica fortezza, ispirata agli edifici gotici di Cyrus Pinkney, l’architetto della vecchia Gotham di cui vi dicevo prima. Alti bastioni e parapetti adornano il nuovo castello, facendone un rifugio idoneo al Cavaliere Oscuro che lo abita. Altro luogo molto importante della stessa Gotham City è un’isola: Blackgate, dove sorge una prigione di massima sicurezza e la vita è tutt’altro che tranquilla. Già batteria di cannoni posta a difesa del porto di Gotham dagli attacchi dei Confederati durante la Guerra Civile, la fortezza di pietra di Blackgate fu poi utilizzata per mantenere a debita distanza la popolazione criminale di Gotham City. A solo pochi gradi a sud est dalla sabbiosa Chalfont Shoal, Blackgate è divisa dalla più estesa isola di Gotham dallo “Strappo”, una corrente con forza di 30 nodi, ancora più minacciosa degli squali che nuotano in mare aperto a nord. Alloggio di un miscuglio esplosivo dei più terribili criminali di Gotham, Blackgate ha la pessima fama di essere forse la prigione più pericolosa d’America, se non di tutto il mondo.
Ad ogni modo, su Gotham City posso dire, anche se solo in maniera intuitiva che siamo noi, cioè la città del fumetto per antonomasia ha ormai definitivamente assunto un ruolo di “cartolina tornasole” della nostra realtà metropolitana. Se c’è ancora qualcuno che non si è reso conto di quale sia la società in cui viviamo, forse potrebbe dare un’occhiata a qualche fumetto di Miller, o al Batman di Tim Burton: chissà che non si renda conto di come in questi ultimi anni Gotham City, pur con le sue inevitabili stilizzazioni e le sue estreme acutezze, si sia sintonizzata con precisione sullo status quo della nostre istituzioni e di quanto, metaforicamente parlando, ci circonda.
DA ADAM WEST A GEORGE CLOONEY - GLI ANNI SESSANTA E LA BAT-MANIA
A portare il personaggio di Bob Kane per la prima volta al cinema fu la Columbia, che produsse a partire dal 1943 un serial di 15 episodi con Lewis Wilson nei panni di Batman e Douglas Croft in quelli di Robin. Seguirà nel 1949 una nuova serie, ancora di quindici episodi (sempre prodotti dalla Columbia) con Robert Lowey e John Duncan sotto le maschere di Batman e Robin. La consacrazione popolare doveva però arrivare dalla televisione: la ABC produsse 120 episodi a colori che mise in onda tra il 1966 e il 1968. Protagonisti abituali di questa serie erano Adam West (Batman), Burt Ward (Robin), il capo della polizia James Gordon, il suo assistente O’Hara, Alfred il maggiordomo e, solo nella terza stagione, Batgirl (Yvonne Craig), che il sottoscritto ha avuto il piacere di conoscere nell’aprile del 2001. Credo sia inutile dirvi che della attraente Batgirl non c’è rimasto nulla. Infinita poi la schiera degli antagonisti: per cominciare con il Joker, la Donna Gatto, l’Enigmista e il Pinguino, e continuare con il Topo di Biblioteca, il Menestrello, l’Arciere, Testa di Uovo. Questo serial degli anni ’60 nacque quasi per caso, ottenendo ugualmente un successo sconosciuto agli altri telefilm di moda in quel periodo. Il merito di tale risposta da parte del pubblico preadolescenziale è senz’altro da attribuire all’intuito del produttore William Dozier: egli stesso in un’intervista successiva all’uscita delle puntate esporrà la filosofia del progetto messo in pratica per rendere Batman un personaggio piacevole ad un pubblico compreso in una fascia d’età estremamente vasta: “I fumetti di Batman erano l’apoteosi del ridicolo, e temevo che fosse un personaggio troppo infantile per un pubblico maturo.
Poi mi venne l’idea di trasformarlo in un eroe sopra le righe, di renderlo così stupido che gli adulti, avrebbero finito per trovarlo divertente. Sapevo che i ragazzini avrebbero visto il lato avventuroso dello show, ma io volevo che i loro genitori lo guardassero comunque”. Così, supportato da una troupe di tecnici e collaboratori vasta ed efficace, Doizer iniziò a stabilire l’impalcatura stilistica dello show, tenendo fede a quanto dichiarato nell’intervista. Mentre il per il “di dinamico duo” preferì ingaggiare due attori sconosciuti al grande pubblico, per dare voce e corpo alle folte schiere di super-criminali si circondò di volti noti. Validi esempi sono Cesar Romero, nella parte dell’eccentrico Joker, Burgess Meredith, che indossava le vesti di uno dei pilastri delle bat-puntate, ovvero il Pinguino, e Julie Newmar, la sensuale Donna Gatto. Ma la vera novità che alla base del progetto artistico di Doizer furono i set e gli effetti “speciali” (visivi e sonori) dello show, ispirati all’innocente gigantismo dei comic book allora sulla cresta dell’onda. Ribaltando ogni pronostico l’ABC, rete distribuente degli episodi, superò ogni record di ascolto, battendo la concorrenza che da anni dominava le classifiche d’ascolto, battendo la concorrenza che da anni dominava le classifiche d’ascolto con Superman e Dick Tracy. Da quel momento, la bat-mania iniziò a dilagare per tutta l’america:
la sigla della serie divenne il tormentone di tutte le discoteche e di ogni scena quotidiana; gadgets e oggetti vari leati a Batman e Robin andarono a ruba. Venne aperta una catena di negozi in loro onore, ispiratori di una nuova moda, o forse mania, che continuò per mesi a colpire i ragazzi americani. Batman ed il suo giovane assistente si guadagnarono persino il plauso del Ministero dei Trasporti, perché salendo sulla Batmobile allacciavano sempre le cinture di sicurezza. Il cast e la troupe si impegnarono poi in un film (1966) diretto da Leslie H. Martinson. Quest’ultimo, fu però un fiasco totale: evidentemente i telespettatori, abituati troppo bene, non ritennero opportuno “investire” qualche dollaro nel biglietto della sala di proiezione. Con l’inizio della seconda serie l’equilibrio che aveva tenuto in vita la produzione crollò, così come il livello di ascolto. Fu così che i responsabili furono costretti a ridurre la disponibilità dei fondi e ciò comportò un ulteriore peggioramento della qualità delle pellicole. Nonostante l’inserimento di Batgirl, la splendida miss America Yvonne Craig (che ho conosciuto a Los Angels), la terza serie del Batman show fu un completo fallimento: il 14 marzo del 1968, Batman si congedò dai telespettatori e la ABC, nonostante gli sforzi di Dozier, cancellò lo show.
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