Bangassou, 29.XII.01
Carissimi Amici di Antenna Amica,
credo di essere una delle tante voci che si leva dall’Africa
per esprimere tutta la riconoscenza per la vostra presenza costante alla
radio, e attraverso questa, nella nostra quotidianità.
Il servizio che rendete, la vostra disponibilità e
amicizia, sono un sostegno grande per noi. Penso ai tanti, che, come me, si
trovano lontani dal telefono, dai canali normali della posta e di ogni sorta
di comunicazione: sapere che ci siete voi ci dà sicurezza, serenità, ci fa
bene, al di là poi dei problemi che ci aiutate a risolvere, dai pezzi di
ricambio che ci aiutate a trovare, ai consigli che ci date, al contatto
telefonico con i nostri cari che ci permettete di vivere..
Parlando alla radio con Andrea l’altra mattina, veniva
fuori una realtà che credo convive con noi, e con voi che camminate accanto
a noi. Si ha sempre un po’ la sensazione che quello che si fa è troppo
poco rispetto alle esigenze che ci sono. E così l’ora delle mie domande
quotidiane più importanti di fronte a un bimbo che muore, di fronte a
situazioni che vanno al di là delle mie competenze e dei miei mezzi si
conclude chiedendomi se ho fatto proprio tutto quello che potevo fare.
Questo tutto è forse quella goccia che abbiamo versato con tutta la nostra
passione e tenerezza, pregando Dio che non ci faccia mai abituare alla
sofferenza dell’altro, anche perché è questa stessa sensibilità che ci
fa gioire con questa gente, che ci fa sperare con loro.
Sono una suora missionaria comboniana, ho 30 anni, sono
qui in centro Africa da 3 anni, e lavoro nel campo sanitario. Mi occupo
soprattutto di un dispensario e di un lebbrosario ... è il dono più grande
che Dio mi ha fatto in questo tempo. Dedico ai malati tutte le mie energie,
ma quanto da loro continuamente ricevo è molto di più di quanto riesco a
dare.
Vivendo tra i lebbrosi ho capito quali sono le preferenze
di Dio: ama i poveri, gli emarginati, ma non perché siano più amabili
degli altri, anzi! Spesso hanno il corpo talmente mutilato che può fare
ribrezzo toccare i loro moncherini; quasi sempre hanno delle piaghe che non
rimarginano e che sono maleodoranti, il che costituisce uno dei motivi della
loro emarginazione. Eppure vi assicuro che Dio mi dona di vederli belli,
belli anche per quella semplicità disarmante che li abita; penso a
Maddeleine che regala sorrisi meravigliosi, a Maria, morta poco tempo fa,
che viveva ormai da anni su uno sgabellino che trascinava con una corda
messa dietro il collo, ma che sapeva guardare con sano umorismo quanto
restava del suo corpo e trovare sempre una parola carica di fede e di
speranza. E’ quella bellezza non apparente che non fa notizia, ma che è
capace di generare vita.
Il Dispensario invece è aperto a tutta la popolazione e
la mattina accogliamo fino a 190 malati tra cui moltissimi bambini attaccati
a un debolissimo filo di vita.
Purtroppo uno dei flagelli che sta mettendo più in
ginocchio l’Africa è l’AIDS. Stiamo impiegando tutte le nostre forze
nella sensibilizzazione soprattutto, e nella cura (nei limiti delle nostre
possibilità) delle infezioni opportunistiche. Anche qui è troppo poco,
forse meno di una goccia, un’impresa da folli. Ma è la grande gioia che
si sprigiona nel canto di questa gente anche quando la miseria sembra
riuscire ad avere il sopravvento, che ci dona il coraggio di osare, di
condividere il dolore e di lottare per liberare la speranza.
Non so quando questa lettera arriverà, ma spero di
essere ancora in tempo per augurarvi un anno di pace e di serenità.
Vi porto nella mia preghiera con tanta riconoscenza per
la presenza con la quale avete scelto di essere fra noi missionari e prego
Dio che vi colmi quella gioia che si vive quando riusciamo a condividere
ciò che siamo, ciò che ci è stato donato.
Vi mando un forte abbraccio
Suor Daniela - TL8
AM