HALLOWEEN (Made in Italy)

 

La nuova invenzione del commercio Globale


di Sergio Guttilla


    E’ già particolarmente fastidioso dover osservare come le nostre tradizioni culturali, religiose o popolari siano invase dal commercio e impregnate dell’odore dei soldi: Natale ed Epifania, Festa della Mamma e del Papà, della Donna, San Valentino.

Fin qui è (poco) sopportabile; anche perché è normale in un sistema come il nostro, approfittarsi di tutto senza alcuno scrupolo: noi devoti del dio-denaro, del dio-consumo, del dio-piacere. Succhiare la linfa vitale delle radici popolari di una comunità può essere fastidioso ma pur sempre tollerabile: è pur sempre un modo per far girare l’economia. 

    Al contrario, introdurre forzatamente nuove “tradizioni” a scopo di lucro, diciamolo, è assurdo e monito di insulsità culturale. E se i suddetti “eventi pubblicitari” (perché altro non sono) cancellano dalla nostra memoria le tradizioni della nostra terra, allora è davvero da considerarsi un piccolo grande crimine. Chi ricorda più la “pupa di zucchero” che si regalava ai bimbi per “i morti”? 

    Forse la pupa di zucchero non era “globalmente vantaggiosa”, poca roba al confronto degli striscioni, delle zucche, dei costumi, dei giocattoli, dei pacchi sorpresa caratteristici della festa – adattata – di Halloween.I provvidenziali “Halloweens” che tamponano i flop di vendite del periodo autunnale “miracolosamente” equidistanti sia dal periodo dei “bagni e vacanze”, sia dal periodo degli “alberi,  regali e cotillons”: una trovata davvero strategica. 

    Nel 2002 il “plagio” ha avuto già i suoi frutti: si è visto girare per le strade un gruppetto di ragazzini travestiti che vagavano di gente in gente a minacciare: “trick or treat!” (dolcetti o scherzetti); i poveri vecchietti insonnoliti (poco celtici e molto siciliani) che si affacciavano alla porta, non credo abbiano capito tanto. Halloween non è tradizione italiana, visto che nasce dalla cultura celtica dell’Irlanda, ha un richiamo evidente alla cultura dei paesi del nord-ovest dell’Europa, non adattabile ad un paese latino e mediterraneo come il nostro. In America,  è attecchita, è “tradizione-americana” (come tutte le trovate promozionali), ma non qui in Italia (anche se non crediamo si possa fermare l’immenso, infernale bombardamento mediatico sull’evento). 

    E la scuola – italiana solo per denominazione – comincia per tempo a far ritagliare cartoncini a forma di zucca, gatti neri, cappelli di strega: maestre con poca memoria che hanno dimenticato la “pupa di zucchero” che “i morti” (quando il concetto di morte non spaventava i bambini) facevano trovare vicino al letto o sotto la sedia. E’ normale e formativo presentare le tradizioni e le culture altrui ai bambini, per una maggiore coscienza e conoscenza del mondo circostante, ma non è carino e responsabile “cancellare” dalla memoria quelle che appartengono da tempo alla cultura del nostro popolo, che, di cultura ne ha da vendere (evitando le campagne promozionali).