A R C O B A L E N O - O N L U S - N E W S - DROGHE, AIDS, DISAGIO SOCIALE, TERZO SETTORE... "La Repubblica", 19 gennaio 2004 SOCIAL FORUM DI BOMBAY: BATTAGLIA SUL FARMACO ANTI-AIDS Suscita sconcerto e rabbia la notizia di come le potenti multinazionali farmaceutiche occidentali e l'Organizzazione mondiale del commercio stiano contrastando a suon di legge la produzione e l'esportazione di un nuovo farmaco salvavita anti-aids messo a punto da un'industria farmaceutica indiana a sfondo etico. La Cipla, infatti, fu fondata nel 1935 da un amico del Mahatma Gandhi, ed attualmente produce medicine salvavita distribuite a prezzo di costo ed esportate in tutto il mondo. La novità quasi rivoluzionaria messa a punto dalla Cipla è quella di produrre un cocktail anti-aids (Triomune) a base di Stavudina, Lamivudina e Nevirapina, prescrivibile in sole 2 compresse giornaliere, giudicato efficacissimo da decine di commissioni sanitarie internazionali, al costo di 350 dollari contro i diecimila imposti dalle aziende occidentali per le medicine in grado di rallentare il decorso della malattia. Un vero e proprio crimine contro l'umanità se si considera che il 90% dei 40 milioni di sieropositivi del mondo è destinato a morire nello spazio di pochi mesi o anni perché non può pagare i diecimila dollari dei farmaci salvavita "legali". La guerra multinazionale contro la Cipla, a discapito della vita umana, sarebbe giustificata dal fatto che esiste una protezione normativa del diritto delle aziende farmaceutiche a sfruttare per 20 anni il brevetto per la produzione di farmaci salvavita anti-aids; inoltre, le stesse multinazionali occidentali non hanno prodotto la condensazione del cocktail; pertanto, a dispetto dei 40 milioni di malati e delle importanti conquiste scientifiche della Cipla, dovremo ancora contare morti per aids e usufruire di terapie che vanno dalle 7 alle 10 compresse giornaliere, ad un costo annuale di 7-11 mila dollari in Occidente a carico dei servizi sanitari nazionali. Tutto ciò non è assurdo e criminale ? Perché non viene dato risalto a tale anomalia terapeutica ? Perché i media non se ne occupano ? Perché le Istituzioni nazionali ed internazionali non prendono posizione ? Perché l'opinione pubblica non reagisce ? Abbiamo mai pensato se anche i nostri malati occidentali ed italiani dovessero pagare di tasca propria le terapie salvavita anti-aids ? 27 dicembre 2003 ATTIVATO SERVIZIO PER LA FECONDAZIONE ASSISTITA IN PERSONE SIEROPOSITIVE PRESSO IL POLICLINICO DI BARI E' stato attivato presso l'Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari, un servizio per le procedure di riproduzione medicalmente assistita per soggetti affetti da patologie infettive, tra cui l'infezione da HIV. Primo centro nel meridione continentale, il servizio si propone di rispondere alla crescente esigenza delle persone affette da patologie infettive, costrette spesso a rivolgersi a strutture del Nord Italia o all'estero per accedere alle metodiche di fecondazione assistita. Tali metodiche sono applicabili, nel caso del HIV: alle coppie sierodiscordanti "classiche" (maschio sieropositivo/donna sieronegativa); alle coppie in cui sia la donna ad essere sieropositiva (questo sia nel caso in cui la riproduzione assistita venga richiesta per prevenire la trasmissione al maschio sieronegativo sia nel caso in cui la donna sieropositiva abbia problemi di fertilità). Quest'ultimo punto è senz'altro un elemento di grande novità, in quanto è finalmente possibile per donne sieropositive accedere a tecniche di fecondazione in vitro, cioè extracorporee. Per informazioni e/o appuntamenti è possibile rivolgersi presso gli ambulatori della Clinica di Malattie Infettive (080-5592771/5592134) oppure presso l'ambulatorio per la fertilità della II Clinica Ostetricia e Ginecologia (080-5592248). "Salute - La Repubblica", 18 settembre 2003 n° 374 EPATITE C: LENTA E SILENZIOSA EMERGENZA MONDIALE L'epatite C costituisce ormai un'emergenza mondiale. Si calcola che siano 150 milioni i portatori del virus HCV (mentre sono 200 milioni i portatori del virus HBV o epatite B), di cui 4 milioni negli USA e 5 nell'Europa occidentale. Nel nostro Paese l'HCV è responsabile del 20% dei casi di epatite acuta e del 70% di quelle croniche, del 60% delle cirrosi epatiche e dei casi di epatocarcinoma, con circa 13.000 pazienti che muoiono ogni anno. A differenza del HBV che comprende un vaccino, l'epatite C non prevede alcuna forma di contrasto se non medicinali d'interferone dall'incerta efficacia e la prevenzione, dal momento che i fattori rischio del infezione sono rappresentati dal sangue, dai liquidi sessuali, biologici e dalla saliva; a fronte dell'assenza/scarsità sia di una terapia certa ed efficace sia di informazioni diffuse sull'argomento e a fronte dell'aumento del numero delle infezioni soprattutto tra i più giovani principalmente in quanto malattia trasmessa sessualmente. Risulta fondamentale, pertanto, soprattutto nei contesti della medicina scolastica e degli interventi di prevenzione dei comportamenti a rischio rivolti ai ragazzi/e parlare delle insidiose epatiti, delle modalità di trasmissione, dei fattori rischio, delle invalidanti conseguenze medico-sanitarie e sociali. "Latina Oggi", 31 agosto 2003 AIDS, AUMENTANO I CASI NEL TERRITORIO PROVINCIALE Gli ultimi dati del Centro di Riferimento dell'Ospedale S.M. Goretti di Latina confermano una triste realtà, purtroppo già conosciuta soprattutto dagli operatori del privato sociale: aumentano, infatti, i casi in AIDS e le infezioni da HIV sul territorio della Provincia di Latina, tanto da detenere, dopo la provincia di Roma, il primato regionale. Ma la novità riconosciuta dalle indagini epidemiologiche ancora una volta conferma ciò che il privato sociale già da qualche anno sapeva e diffondeva in termini di informazione preventiva: i nuovi malati sono soprattutto donne eterosessuali. Emerge con forza, pertanto, come tale malattia non sia completamente sotto controllo, soprattutto sul territorio compreso tra le città di Terracina, S. Felice e Fondi; in particolare, si registra la quasi totale assenza di attenzione sul problema da parte degli Enti Locali, Scuola, Media e la forte necessità di pensare e praticare interventi di in-formazione preventiva specifici, mirati e aggiornati, rivolti soprattutto alle donne, alle scuole, alle famiglie e sui posti di lavoro. "Salute - La Repubblica", 17 luglio 2003 n° 370 HIV: CONTAGIO SPAVENTOSAMENTE SILENZIOSO! Secondo il Rapporto 2003 di Icona (Italian CohOrt of Naive Antiretroviral patients), l'Aids in Italia è la malattia dei quarantenni "normali". Infatti il sieropositivo si presenta oggi come uomo o donna di mezza età (che si è infettato probabilmente negli anni '80), con famiglia e carriera avanzata. Negli ultimi tre anni è aumentato del 12,9% il contagio tramite rapporti sessuali occasionali senza protezione; "l'uomo che contrae il virus dell'Hiv da un rapporto sessuale extraconiugale torna a casa e infetta la moglie, così molte persone infettate non sanno di esserlo e continuano a diffondere il virus in maniera spaventosamente silenziosa" afferma Mauro Moroni, direttore dell'Istituto di Malattie Infettive dell'Università di Milano e coordinatore di Icona. Inoltre, sembra essere di circa sei anni il tempo medio tra quando una persona si scopre Hiv positivo e la prima visita specialistica, per questo le cure arrivano quando l'infezione è in uno stadio avanzato. Il tutto, nemmeno a dirlo, peggiora sia la situazione personale che quella della società in generale (basta far parlare le percentuali). Dunque, pensare all'Aids come "cosa" molto lontana dalla propria vita, non fa altro che incentivare il suo diffondersi silenzioso e mortale! "La Repubblica", 20 maggio 2003 INDENNITA' DI ACCOMPAGNAMENTO AI MALATI TERMINALI Secondo una sentenza della Corte di Cassazione l'indennità di accompagnamento può essere richiesta anche da malati terminali in presenza di gravi patologie che non solo rendono l'individuo totalmente inabile ma che ne possono determinare anche la morte. Unica eccezione è data da una prognosi certa che preveda una sopravvenienza della morte in tempi rapidi. Notizia che nel tragico si presenta come positiva, al pari di un'altra sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto il diritto delle persone sieropositive a richiedere la pensione di invalidità civile, dal momento che l'HIV si sta sempre più trasformando in malattia cronica e invalidante. "Salute - La Repubblica", 03 aprile 2003 n° 355 M.T.S.: TORNANO PREPOTENTEMENTE ALLA RIBALTA! Dopo le campagne di prevenzione AIDS della fine degli anni '80 (che puntavano soprattutto sul corretto uso del profilattico quale efficace ed unica protezione contro le malattie che si trasmettono sessualmente), tutti i centri di MTS italiani segnalarono una progressiva diminuzione delle diagnosi di alcune MTS. Ma già nel 2000 i dati ricominciano ad allarmare di nuovo. Infatti, secondo la Simast (società interdisciplinare per lo studio delle malattie sessualmente trasmesse), oggi, MTS che si credevano sconfitte (come la sifilide e la gonorrea) ritornano alla ribalta, insieme alle "nuove" (Hbv, Hiv, Hpv, chlamydia tracomatis, herpes virus, ecc.). La principale causa? La non conoscenza delle MTS, delle vie di contagio e degli strumenti di prevenzione. I soggetti maggiormente a rischio? I ragazzi alle prime esperienze sessuali. Basti pensare che su oltre 330 milioni l'anno di nuovi casi di MTS, 111 milioni sono giovani di età inferiore ai 25 anni. Perché è stata abbassata la guardia? Perché le campagne d'informazione, dopo aver raggiunto un piccolissimo traguardo (ossia un ulteriore punto di partenza), hanno ri-cominciato a tacere? Se è vero che ogni allarme deve seguire un adeguato soccorso.... "La Repubblica", 18 marzo 2003 "MALATI IN AIDS IN CARCERE: SOLTANTO IN CASI ESTREMI" In base ad una sentenza della Corte Costituzionale si sancisce che i malati in AIDS, indagati per aver commesso un reato, devono essere mandati in carcere solo in casi estremi (pericolosità sociale, esigenze cautelari di rilevanza eccezionale); ma anche in questo caso, si sancisce che i giudici devono verificare che la prigione in cui vengano ristretti sia dotata di strutture sanitarie adeguate a non aggravare la condizione di salute sia dell'imputato sia degli altri detenuti. Alla luce del forte numero di popolazione sieropositiva e in AIDS presente nelle superaffollate prigioni italiane (generalmente persone condannate per reati minori o in attesa di giudizio) tale sentenza non può che essere accolta con soddisfazione, data l'incontestabile incompatibilità tra le suddette patologie ed il regime di restrizione carceraria; ma con alcune perplessità: esistono davvero nel nostro Paese Istituti Penitenziari organizzati dal punto di vista sanitario per gestire gravi e complesse patologie come l'AIDS ??? "La Repubblica", 02 dicembre 2002 UN REGISTRO DEI SIEROPOSITIVI PER CONTROLLARE IL VIRUS ? Continua a far discutere l'intenzione di "schedare" le persone colpite dal virus del HIV attraverso un "registro dei sieropositivi", allo scopo di controllare il virus (Organizzazione Mondiale Sanità, Commissione Nazionale Lotta AIDS). Infatti, fino a qualche anno fa si valutava l'andamento dell'epidemia in base alla notifica delle morti. Ma oggi le persone che si ammalano di Aids sono una minoranza, a fronte, invece, dell'alto numero di infezioni da HIV registrate. L'opportunità del registro (operativo già su un terzo del territorio italiano) sarebbe giustificata dalla possibilità di raccogliere informazioni diverse (quante infezioni annuali? Dove? Come?). Ci chiediamo, però, se i dati raccolti da questo registro non violino la legge sulla privacy, ma su tutto se non siano già disponibili e reperibili in altra maniera (Centri di riferimento AIDS delle Aziende Sanitarie Locali). Ogni sieropositivo sarà "nascosto" dietro codici numerici, si assicura. Ma dietro ogni codice numerico non c'è un nome ? Così, non si rischia di aumentare il numero delle persone non afferenti ai servizi di assistenza per paura o vergogna non solo del "verdetto sanitario" ma anche di essere "registrati" e magari anche discriminati ? Infine, perché, per le stesse ragioni, non si predispone un registro anche per i portatori di epatite ? "La Repubblica", 02 dicembre 2002 SESSUALITA': GLI OPUSCOLI DEL MINISTERO DISINFORMANO! Gli opuscoli del governo (Ministero Sanità - Ministero Pubblica Istruzione) per informare i giovani sulla sessualità e sulle M.T.S. (in particolare, sul infezione da HIV) e fungere quindi da prevenzione primaria e secondaria dei comportamenti a rischio, non risponderebbero alle reali esigenze cognitive e psico-sociali dei ragazzi/e. Infatti, in tali opuscoli si propone come strumento di prevenzione la castità e la fedeltà, liquidando con imbarazzato silenzio l'uso del condom, se non per affermare che la sua funzione di protezione dalle M.T.S. non è sicura, con il pericolosissimo risultato di diffondere affermazioni omissive ed in parte non scientifiche, ma su tutto di incentivare i giovani a non usare il preservativo (sia contro gravidanze indesiderate sia nei rapporti occasionali). Pur essendo d'accordo con gli obiettivi della neo-campagna di prevenzione(?), pensiamo che il sistema valoriale delle persone sia e debba rimanere soggettivo e condiviso: nonostante sentiamo la forte esigenza teorica e pratica di fare prevenzione parlando prima di tutto di comunicazione interpersonale e di sessualità ed affettività responsabile e consapevole, crediamo che l'in-formazione preventiva sul HIV sia e debba essere altra cosa da quella ministeriale, perché di malattie infettive trasmesse sessualmente ci si ammala e purtroppo ancora si muore! "Latina Oggi", 20 novembre 2002 CENTRALI NUCLEARI: TUTTO IL LAZIO E' A RISCHIO C'è qualcuno che ricordi l'esistenza nel Lazio (territorio con tasso sismico medio-alto) di 2 ex-centrali nucleari, ubicate nel territorio della provincia di Latina ? Più precisamente: 1) Centrale di Borgo Sabotino (fiume Astura), nata nel 1963 con un reattore da 200 MW, sita vicino l'aeroporto ed il poligono militari; 2) Centrale di Garigliano (fiume Garigliano), chiusa nel 1978. Alla luce dell'alta e forte incidenza di patologie tumorali e di malformazioni genetiche riscontrate a partire dai primi anni '80 in tutta la provincia di Latina (primato nazionale) e alla luce dell'inquinamento radioattivo di tutta la costa Sud-Laziale (Cesio e Cobalto) con effetti cumulativi e combinati prodotti dall'inquinamento (pesticidi) dei prodotti agricoli (Stronzio 90), ci si chiede: alla luce dei diversi "incidenti" registrati negli anni scorsi nelle Centrali succitate, a quanto tempo risale l'ultimo studio epidemiologico sull'uomo e sugli animali nel territorio provinciale ? Nonostante le Centrali nucleari siano in-decommission (in-smantellamento) quali sono le misure adottate per la messa in sicurezza dei siti che le ospitano (dal momento che è scientificamente provato il rischio reale di perdite radioattive da usura dopo 25-30 anni) ? Possiamo escludere tranquillamente attuali altre attività di lavoro (tipo applicazioni militari) dai correnti esperimenti per la ricerca medica ed universitaria condotti nelle succitate Centrali ? Quali sono le misure adottate per la messa in sicurezza delle scorie nucleari collocate nelle succitate Centrali? "La Repubblica", 16 novembre 2002 SPALLANZANI: CANCELLATO IL REPARTO DI PEDIATRIA Chiude il reparto di Pediatria dell'Istituto di ricerca e cura L. Spallanzani di Roma, specializzato in malattie infettive, in base alle nuove misure di razionalizzazione dei servizi della sanità pubblica. La soppressione, infatti, dei 10 posti letto di Pediatria ha gettato nel caos e nello sconforto sia gli operatori del servizio ma su tutto le famiglie di bambini ed adolescenti affetti da patologie infettive (hiv, epatiti, ecc.), presenti e numerosi sia nella Regione Lazio sia in tutta Italia. Se è vero che oggi, grazie alle nuove terapie farmacologiche, è stato fortemente abbattuto sia il numero della mortalità infantile per AIDS sia la sieropositività dei bambini (negativizzazione del feto), risulta vero anche l'esistenza di numerosi minori ed adolescenti malati, cui viene di fatto negato sia il diritto all'ìnfanzia sia quello alla salute in mancanza di un'assistenza idonea all'età e alla patologia dei pazienti: dove e come verranno accolti, assistiti e curati, ora, tali soggetti ? In quali Ospedali ? In quali reparti ? "La Repubblica", 16 novembre 2002 DOV'E' FINITA LA LEGGE SUL DOLORE ? La legge sul dolore va a tutelare il diritto del malato terminale ad essere cosciente e persona attiva fino alla morte, dando sollievo e riducendo quella sofferenza fisica che si protrae, inutilmente, per mesi interi. Il tutto è possibile adottando le cure palliative in sostituzione a quelle specifiche abituali che non mostrano efficacia, cioè somministrare farmaci oppiacei per il dolore da cancro. Nel Piano sanitario nazionale 2002-2004 (punto 3.2.3) la legge sul dolore c'è, ma pare che da quando sia entrata in vigore (esattamente da due anni!) pochi sappiano della sua esistenza e quasi nessuno la utilizzi. E' dunque nostro intento sensibilizzare alla riduzione/eliminazione della sofferenza inutile del "malato che aspetta di morire" e dei suoi familiari, e sollecitare la distribuzione nel Lazio dei nuovi ricettari che da due anni aspettano tra gli scaffali del Poligrafico dello Stato! "Salute - La Repubblica", 10 ottobre 2002 n° 333 CANNABISTERAPIE "Sclerosi multipla: meno dolore con la cannabis". Si moltiplicano gli studi, soprattutto nel Regno Unito, Olanda, Canada e USA, sull'utilizzo terapeutico della Cannabis, in particolare per patologie quali Sclerosi Multipla, Cancro ed HIV. Nello specifico, ci si riferisce a medicinali a base di Cannabis, ricavati dal principio attivo (THC) dell'antica e comune pianta della Canapa, conosciuta da secoli sia per i suoi effetti terapeutici sia come produttrice di merci (tessuti, corde, ecc.) sia come sostanza stupefacente. I test scientifici già effettuati e le sperimentazioni in corso sui pazienti, testimoniano effetti efficaci e sorprendenti: in particolare, antidolorifico, riduzione degli effetti negativi prodotti dai trattamenti chemioterapici quali disappetenza, insonnia, nausea, vomito. Nonostante ciò, l'uso terapeutico della Cannabis è ancora causa di diatriba a livello accademico e politico: in particolare, l'Italia è uno dei paesi in cui la chiusura è più rigida. "Quark", n. 20/2002 EPIDEMIOLOGIA - COME E CHI SCONFIGGERA' L'HIV. IL VACCINO PREVENTIVO Secondo i ricercatori della Vaxgen, entro cinque anni si arriverà al vaccino preventivo, ma non senza difficoltà. Infatti, sembra che il virus Hiv sia capace di modificarsi nel tempo, nelle diverse aree geografiche ma anche nella stessa persona per le mutazioni che compaiono nelle fasi di proliferazione. Inoltre, a complicare il tutto è l'intelligenza del virus che attaccherebbe preferibilmente i globuli bianchi chiamati linfociti Cd4-helper, cioè quelli deputati a mantenere la memoria del nemico penetrato e allarmare l'organismo perché questo reagisca. Sperimentazione. Avrà inizio in autunno la sperimentazione sull'uomo del primo vaccino italiano presso tre centri clinici di Milano e Roma (San Raffaele, Istituto Spallanzani e Policlinico Umberto I) con l'aiuto di 100 volontari, per verificare se il vaccino può avere sia un effetto preventivo sia un effetto terapeutico. All'inquietante invulnerabilità dell'Hiv si aggiunge un altro dato allarmante, riportato da uno studio condotto da Unicef, Unaids e Organizzazione Mondiale della Sanità in 60 paesi su giovani tra i 15 e i 24 anni: più della metà ha idee sbagliate sulla trasmissione del virus e forse è per questo che il 50% delle nuove infezioni si verifica proprio in questa fascia d'età. Per questo motivo, riteniamo fondamentale che l'in-formazione sulle droghe, sulle malattie trasmesse sessualmente e in particolare sulla trasmissione dell'Hiv, abbia inizio proprio tra i banchi di scuola, se è vero che questa debba insegnare, prima di ogni altra cosa, a "vivere"! "La Repubblica", 05 settembre 2002 OTTANTENNE, SIEROPOSITIVO DA 17 ANNI, STA BENE! Gavino X, ottantenne sardo, sieropositivo da 17 anni, ha sviluppato una straordinaria difesa immunitaria, senza essere stato mai sottoposto a trattamenti farmacologici. "Le uniche medicine che prendo sono antidepressivi " dice " perché gli amici mi evitano". L'ipotesi più praticabile fornita dagli studiosi per rispondere all'accaduto sembrerebbe essere la convivenza con la malattia, capace di selezionare individui con una maggiore risposta immunitaria. La conferma arriva da un'importante ricerca da parte di un'équipe statunitense: i "LONG TERM NON PROGRESSORS" (sieropositivi da anni asintomatici non in trattamento) sarebbero protetti da proteine chiamate "alfa-defensine" e corrisponderebbero a circa il 10% dei sieropositivi ("La Repubblica", 27 settembre 2002). Una riflessione è doverosa: perché non si potenziano e non si rendono visibili gli studi sulle numerose persone da anni sieropositive asintomatiche (cioè, che stanno bene) mai entrate in trattamento ? Forse, proprio tali persone possono fornire risposte socio-scientifiche più fruttuose di quanto si possa immaginare! "La Repubblica", 08 luglio 2002 AIDS, UN FLAGELLO MONDIALE! Barcellona. 70 milioni di morti nei prossimi 20 anni; dalla Conferenza di Barcellona un nuovo allarme: il peggio deve ancora venire. Nel 2001 si sono infettate 5 milioni di persone, tra cui 800 mila bambini. Africa, Cina e Russia le emergenze più esplosive mentre calano paura e precauzioni. Nel frattempo, il vaccino è ancora lontano e i nuovi cocktail di farmaci oltre ad avere costi proibitivi per i Paesi in via di sviluppo (circa 2 milioni e mezzo di vecchie lire a persona per un mese di terapie, escluso esami ed accertamenti di prassi, a carico dei servizi sanitari nazionali), in molti casi trasformando l'infezione in una malattia cronica controllabile, svilupperebbero forme di resistenza (attualmente, in aumento) agli stessi farmaci (tossicità), prodotte dalle persone in trattamento. Comunicato stampa - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 28 giugno 2002 DECRETO DI RIFORMA DEI SERT: LIBERA SCELTA NELLE CURE E NEL RECUPERO DEI TOSSICODIPENDENTI Il Ministro della Salute, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha fissato con decreto del 14 giugno 2002, le disposizioni di principio sull'organizzazione e sul funzionamento dei Sert, servizi per le tossicodipendenze delle aziende unità sanitarie locali. In particolare, si vuole garantire ai cittadini il diritto di libera scelta, cioè il diritto di rivolgersi a quelle strutture, pubbliche o private, che meglio rispondano ai bisogni propri e delle proprie famiglie. Dunque, accanto ai Sert possono operare, con pari dignità, le strutture del privato sociale accreditato. Finisce, così, il monopolio dello Stato nella cura e nel recupero dei tossicodipendenti, ribadendo l'importanza del superamento della dipendenza da ogni tipo di sostanza, anche dal metadone! Legge 8 novembre 2000, n° 328 LEGGE QUADRO PER LA REALIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIO-SANITARI La Repubblica italiana garantisce alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi socio-sanitari sul territorio al fine di migliorare la qualità della vita, di offrire pari opportunità, di prevenire e superare le condizioni di disabilità e di disagio sociale. E' prevista una programmazione degli interventi affidata a Stato, Regioni, Enti locali, attraverso la divisione territoriale in Distretti Socio-Sanitari; mentre, la gestione dei servizi verrebbe affidata a soggetti sia pubblici sia del privato sociale accreditato; in particolare, è prevista e si richiede la partecipazione operativa del Terzo Settore alla concertazione progettuale finalizzata alla mappatura del territorio e alla pianificazione degli interventi. In sintesi, una sinergia tra pubblico e privato che operano nel sociale, che attraverso la redazione dei Piani di Zona vuole fornire servizi adeguati al contrasto dei diversi disagi che molte persone e famiglie vivono sul territorio d'appartenenza. Pur condividendo le finalità della legge, ci chiediamo se gli obiettivi che la guidano non siano raggiungibili anche senza la perdita delle identità sociali, metodologiche, territoriali, riferite ai soggetti specifici che partecipano alla concertazione progettuale, meglio e genericamente chiamati Terzo Settore: invitato senza alternative a mettere in gioco attraverso la programmazione territoriale le proprie competenze, esperienze, reti sociali e progetti, senza alcun riconoscimento e garanzia circa la gestione degli stessi servizi socio-sanitari, sulla cui destinazione prevalgono criteri e modalità stabiliti dal livello politico di ogni distretto socio-sanitario.