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    Robert Tanzilo "Milwaukee - Uno scontro fra italoamericani" Editoriale Umbra 
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    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
    L'emigrazione che, alla fine dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento, coinvolse tanti italiani, era un'emigrazione povera, di persone che partivano per tentare di realizzare un sogno di benessere impossibile nel loro paese. Poveri lo erano tutti, molti analfabeti, nessuno sapeva la lingua del paese verso il quale era diretto, molti si esprimevano soltanto nel dialetto della zona da cui provenivano e, all'arrivo, dovevano fare i conti anche con i profondi pregiudizi che in molti paesi erano sorti attorno agli italiani: violenti, mafiosi, chiusi nei loro clan. Negli Stati Uniti anche la chiesa cattolica, a quei tempi dominata dalle gerarchie irlandesi, non aveva simpatia per i fedeli italiani. 
    In una situazione tanto pesante si inserisce, a Milwaukee, nel Wisconsin, una figura che creerà tensioni e scontri tra gli italoamericani: August Giuliani, ordinato sacerdote nel 1903, nel 1909 abbandonò la chiesa cattolica e divenne pastore della chiesa episcopale. I suoi comizi, politici e dedicati a sostenere l'entrata in guerra degli Stati Uniti  e a sollecitare gli italoamericani ad arruolarsi, nel 1917, trovarono la pronta reazione degli italiani che vivevano a Milwaukee e che si riconoscevano nelle idee anarchiche, radicali e pacifiste. Lo scontro era duro, anche perché l'Espionage act considerava coloro che si opponevano all'entrata in guerra come nemici della nazione. Il 9 settembre del 1917 un gruppo di anarchici italiani si scontrò, durante un comizio di Giuliani, con la polizia che il pastore aveva chiamato per difendere il suo gruppo e due di essi morirono per le ferite riportate. Aumentò il livello della tensione, una bomba, forse destinata a Giuliani, esplose nella stazione di polizia uccise dieci persone, decine di italiani anarchici o vicini al circolo di Third Ward vennero arrestati e condannati a pene severissime (tra essi anche un bambino di cinque anni fu condannato a 25 anni di riformatorio). Molti italiani dovettero abbandonare gli Stati Uniti e i sogni con i quali erano partiti per ritornare in Italia o rifugiarsi in altri paesi. 
    Il libro di Robert Tanzilo - giornalista di origine monferrina, nato a Brooklyn e residente a Milwaukee -  è una ricostruzione attenta e puntuale, ampiamente documentata, di uno dei difficili momenti ha attraversato la nostra emigrazione. Un libro che, oltre ad aiutarci a capire la nostra storia, può essere anche un ottimo ausilio per capire coloro che, oggi, sono costretti a emigrare, le logiche che uniscono i gruppi e i mille altri aspetti della vita di chi è costretto a ricostruirsi una vita lontano dalle cose e dalle persone tra cui è nato e cresciuto. 
           
    gabriella bona 
      
 
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