San Giorgio
- La casa di accoglienza Caritas
SAN GIORGIO - In San Giorgio C.se c’è
una casa di proprietà delle Suore dell’Immacolata di Ivrea. Da poco
più di due anni è gestita dalla Caritas diocesana. In essa
sono stati accolti - dal 27 aprile 1997 al marzo 1999 - alcune famiglie
di albanesi, per un totale di 8 bambini e 11 adulti. Alcuni sono ritornati
in Albania; due famiglie sono state integrate nel nostro territorio, lavorano
e vivono discretamente bene.
La casa necessita di essere ristrutturata:
è antica, e - incominciando dall’impianto elettrico - tutto è
precario. Sono stati fatti finora diversi interventi e grazie all’aiuto
della Provvidenza e del volontariato comincia ad avere un “bel volto’’
accogliente. E’ stata riveduta pezzo per pezzo, ma... mancano ancora tanti
pezzi!
Dopo la partenza degli albanesi, è
rimasta chiusa solo un mese, durante il quale è stato rifatto l’impianto
elettrico: via via stiamo sistemando il resto senza toccare la struttura
portante.
Per gli abitanti di San Giorgio è
un monumento dell’educazione. La storia vuole che anche Madre Antonia Verna,
fondatrice delle Suore dell’Immacolata di Ivrea, da Pasquaro di Rivarolo
venisse a questa scuola - detta la “Casa del Gesù’’ - retta da esperte
educatrici. In seguito scuola elementare e scuola materna divennero proprietà
e gestione delle Suore dell’Immacolata: dal 1997 è ceduta in comodato
alla Diocesi di Ivrea. Oggi, dunque, la Casa del Gesù accoglie donne
uscite dal giro della tratta nigeriana ed altre donne a disagio. Le prime
ospiti, Elena e Helen, nigeriane, e Linda, brasiliana, hanno trovato nella
Casa un luogo sicuro dove riposare le loro paure ed incertezze. Dopo un
primo periodo di soggiorno, le ospiti sono disponibili per un lavoro nelle
famiglie: baby sitter, colf, ausiliarie domestiche, nella speranza di ottenere
il visto di soggiorno.
Nella luce dell’Anno Giubilare questo
è uno dei segni che la nostra Diocesi propone come impegno di solidarietà
verso chi è solo e nel disagio. Le ragazze nigeriane sono le più
povere rispetto agli altri immigrati (come afferma anche Don Ernesto, responsabile
della Casa di Cuceglio che accoglie ammalate di Aids), perché sono
sfruttate e violentate nella propria dignità, ma anche emarginate
dalle altre africane, perché più o meno coscientemente si
sono prestate al traffico per trovare lavoro in Italia. Abbiamo coscienza
che ci stiamo occupando della ragnatela. Il ragno è a monte: non
ultima la connivenza di responsabili ad altri livelli.
Ma quello che preoccupa sono i clienti
italiani: sono anche nostri diocesani, parrocchiani e non... Occorre lavorare
insieme, educare i giovani all’affettività, al rispetto, alle corrette
relazioni personali ed interpersonali. Rivedere spesso le nostre relazioni
ed i nostri rapporti con gli altri: se generano comunione e ci fanno crescere
nel progetto di Dio o siamo dei nominatori anche a livello psicologico...
La Casa in San Giorgio, in questo momento,
non è in luogo solo per alcuni volontari o per Suor Stefanina! E’
una Casa che ha bisogno di tanti. Il tempo della “delega’’ è finito.
Per crescere ed aiutare a crescere occorre essere in tanti e disporsi al
servizio con gratuità assoluta senza cercare gratificazioni.
suor stefanina ciccone |