Giuseppe De Santis tornava da Montanaro. Doveva andare ad aprire la pizzeria di via Trento ove lavorava e ove incontrava gli amici con la carica di simpatia di un ragazzo allegro, attivo anche nelle feste paesane. All’altezza dei “silos” del consorzio agrario, quindi praticamente alle porte di San Benigno, l’incidente mortale: l’auto sbandava e finiva in un fosso urtando il cemento di un ponte. Non una traccia di frenata, secondo i rilievi dei Carabinieri. Forse solo la fatalità di una strada maledetta. Sovente abbiamo polemizzato sulle strade sambenignesi strette, dissestate, storte. Questa no: è larga, liscia, diritta. Forse troppo. Così la strada rettilinea “che ti porta”, forse la fretta, forse un attimo di non attenzione più che di distrazione, forse l’asfalto viscido, la curva nemmeno improvvisa, ma che ormai ti ha preso: la tragedia di un giovane, di un padre, di una madre, di una sorella, di tanti amici. In un primo momento sembrava che i soccorsi avessero ottenuto il miracolo; gli amici parlavano solo di rottura di una gamba. Poi, dall’ospedale San Giovanni Bosco di Torino la notizia definitiva e la disperazione. Si muore anche così, in una domenica pomeriggio, nel fare cinque chilometri, in una pausa dedicata ad andare a trovare la fidanzata del paese vicino e ritornare. Quasi per assurdo. m.n. |