IL GRAN RIFIUTO DI FOCILLA
No ai 350 milioni
per il vecchio mulino
I finanziamenti europei sono
stati rispediti al mittente
SAN BENIGNO - La prima delibera dell'era
Focilla provoca, g ià a luglio, uno scontro tra nuova e vecchia
amministrazione comunale. Lo avevamo previsto, e nemmeno tanto in senso
negativo, quanto perché conosciamo la struttura fisiologica dei
contendenti.
Infatti, a proposito del neo sindaco,
lo avevamo anticipato - unici, ma a ragione - fin dal primo consiglio comunale:
Alberto Focilla va avanti per la sua strada, e se c'è da sconfessare,
sconfessa.
Ma non è che l'opposizione (segnatamente
quella dell'ex sindaco Quarello) stia a guardare: anzi, fatto tesoro dell'attivismo
acquisito fino a due mesi fa in maggioranza, gioca d'anticipo, soprattutto
con Borghetti e Rota.
Dunque: capita che Focilla rimandi
al mittente i 350 milioni Cee per la ristrutturazione del vecchio mulino,
perché non vede l'utilità di tale opera. Capita, parimenti,
che l'ex assessore al turismo Graziella Rota convochi immediatamente una
conferenza stampa per spiegare le ragioni per cui lei, invece, su quel
progetto aveva puntato.
Quella del Mulino Vecchio è,
a dire il vero, una storia… altrettanto vecchia. Lungo la bealera abbaziale,
dietro la chiesa di San Sebastiano, sorgeva una volta un mulino. Era (e
lo sarebbe ancora) un bell'esempio di archeologia agricola e industriale,
con macine e ruote: ma ormai è cadente, e pure pericoloso. Su di
esso già si erano sprecate polemiche almeno 20 anni fa, quando -
vincendo le elezioni per la prima volta, nel 1980 -la giunta di sinistra
aveva ironizzato sul "Mulino bianco della Barilla - San Benigno", promettendo
di ristrutturarlo. La sinistra, poi, ha governato per 15 anni, ma non ne
ha fatto nulla.
L'amministrazione Quarello inserì
la ristrutturazione dell'edificio nel progetto "Le ali del Millennio",
finanziato dalla Cee. L'idea non è che sia stata particolarmente
apprezzata dai sambenignesi, piuttosto avvezzi a storcere il naso di fronte
alle novità, e ancor più invogliati a criticare dopo le varie
vicende amministrative di crisi e controcrisi.
Il vero nodo della questione è
però, piuttosto, nella diversa mentalità dell'ex sindaco
e del suo successore. Di fronte a soldi in arrivo, Quarello si lanciava
a prenderli al volo, anche se - e qui sta l'inghippo - tale finanziamento
non era mai totale, o totalmente a fondo perduto. Nel caso specifico, ad
esempio, c'erano in ballo un miliardo per il centro storico e 700 milioni
per il vecchio mulino (finanziamenti al 50%, sia chiaro). C'erano 700 milioni
(al 50%, lo ribadiamo), e Quarello si lanciò: meglio di niente.
Prendiamoli, per il vecchio mulino. E San Benigno si prese 350 milioni,
sobbarcandosi però il mutuo degli altri 350.
Come si comprenderà, è
in quest'ultimo passaggio il nodo cruciale. Quarello diceva: grazie dei
350 milioni, e siccome il progetto è interessante io mi faccio carico
del reperimento degli altri 350. Focilla, invece, dice: saranno belli 350
milioni "regalati": ma vale la spesa che io accenda un mutuo per altri
350 milioni, per una cosa che non mi interessa granchè? E il problema
passa quindi a essere: il gioco vale la candela?
Per l'ex assessore Graziella Rota,
certamente sì. E difatti lo ha spiegato nella conferenza stampa
dello scorso 6 luglio, in cui ha attaccato per prima la delibera n.103
di Focilla: secondo lei il vecchio mulino ristrutturato avrebbe fatto da
volano ad altri finanziamenti, che avrebbero consentito anche le realizzazioni
nel centro storico; inoltre il mulino sarebbe stata una struttura (magari
riconvertita in museo agricolo) che avrebbe integrato l'offerta turistica
per i visitatori dell'abbazia.
Alberto Focilla, invece, ha altre priorità,
e non intende impegolarsi in un mutuo per un'opera di cui non sente né
vede la necessità. Quindi i soldi vengono respinti al mittente
C'è un terzo problema:
sarà possibile dirottare quei finanziamenti su qualcos'altro? Per
il sindaco, c'è la speranza che si possano indirizzare su Villa
Volpini. Secondo Graziella Rota, invece, quei soldi andranno irrimediabilmente
persi. Per evitare tale paventato danno, ha quindi presentato un esposto
al Coreco, e ha scritto al ministro Giovanna Melandri (pare che la storia
del mulino risalga addirittura al 1184).
Come si vede, San Benigno ha un potenziale
di scintille da far invidia ai fuochi della festa patronale (tra l'altro
appena conclusa).
marco notario
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