KRAGUJEVAC- L'amicizia e
la convivialità hanno caratterizzato il viaggio che in 27 persone
abbiamo compiuto, nella prima settimana di maggio, a Kragujevac, nel centro
della Jugoslavia.
Il calore umano e il calore
atmosferico ci hanno accolti e accompagnati nei quattro giorni di permanenza
in quella città, dal nome difficile ma sempre meno estranea agli
eporediesi.
Dal momento del nostro
arrivo, si è notato il prezioso lavoro di collegamento realizzato
dagli esponenti del Comitato di solidarietà di Ivrea, da quando
nell'estate del '99, dopo la guerra tra Serbia-Kossovo e Nato, iniziò
il progetto di "gemellaggio" tra le due città. Un gruppo di persone
(dirigenti della squadra di basket, insegnanti, rappresentanti del Movimento
politico Sumadija) ci stava aspettando sulla strada all'ingresso della
città e subito ci siamo sentiti bene. La calorosa accoglienza ci
ha fatto superare la stanchezza di 19 ore di viaggio, la tensione dei controlli
alle frontiere (slovena, croata e serba), il latente timore di essere ancora
considerati come rappresentanti di un paese che, con l'embargo e i bombardamenti,
ha contribuito a impoverire quella società.
Nessuno di noi ha percepito sentimenti ostili o sospettosi, anzi, al contrario l'atteggiamento della gente, in particolare dei bambini e adolescenti, era decisamente cordiale verso di noi, italiani. Vi era in tutti un grande desiderio di comunicare: i bambini cercavano di dire parole in italiano, nei negozi e al mercato eravamo serviti gentilmente, negli incontri programmati ci hanno sempre offerto bevande, caffè o grappa.
Il basket
Lo scopo principale del
viaggio era la partecipazione al torneo di basket organizzato dalla squadra
KK Kolonac di Kragujevac, per ragazzi di 14-15 anni, in occasione della
festa della città. Un torneo perfettamente riuscito grazie all'ottima
organizzazione e all'entusiasmo dei ragazzi e dei loro allenatori. Vi hanno
partecipato quattro squadre serbe, una georgiana e la nostra (Dell'aspetto
sportivo dell'evento vi è un articolo nelle pagina dedicate allo
sport). L'invito a partecipare a questo torneo è venuto dopo la
buona riuscita del torneo "Canestri senza reti", svoltosi a Ivrea all'Epifania,
con la partecipazione vittoriosa del Kolonac. I ragazzi delle diverse squadre,
superando il disagio delle differenti lingue, hanno socializzato nelle
palestre e fuori; hanno partecipato insieme alle visite organizzate in
città, si sono divertiti a giocare anche oltre gli incontri programmati,
si sono scambiati regali e indirizzi.
Questo sta a dimostrare
che lo sport può essere un efficace veicolo di amicizia tra i giovani
(alla faccia di chi proclama idee razziste negli stadi!).
Le scuole
Insieme ai 10 componenti
della squadra dell'Ivrea Basket (dei quali uno di nome Dejan, abitante
a Biella, nativo di Sarajevo, è stato di grande aiuto come interprete),
c'erano due loro compagne di scuola e tre studenti dell'Istituto "Cena"
di Ivrea, che insieme al sottoscritto, hanno potuto incontrare i colleghi
dell'Ekonomska Skola, al fine di approfondire il legame tra le due scuole,
nell'ambito del gemellaggio lentamente avviato nell'autunno del '99. Alessandro,
Marco e Yassine (originario di Casablanca in Marocco), hanno velocemente
fatto amicizia con i loro coetanei, mettendo in evidenza la facilità
con la quale gli adolescenti, di diversa nazionalità, cultura e
religione, si rapportano tra loro.
Negli incontri avuti abbiamo
concordato un questionario da sottoporre agli studenti delle due
scuole e abbiamo definito il programma del viaggio a Ivrea, che in ottobre
faranno 50 studenti e insegnanti di quella scuola.
Con i coniugi Angela e
Beppe Marasso abbiamo visitato anche la scuola primaria Popovic, collegata
da alcuni mesi con la scuola elementare "Adriano Olivetti" di Ivrea; anche
in quella abbiamo incontrato molto entusiasmo e cordialità,
insieme a un grande desiderio di avere contatti esterni. Così c'è
stato uno scambio di doni e di disegni di bambini delle due scuole.
Le Chiese
Gli amici di Kragujevac
sono riusciti a organizzarci un incontro con il segretario del vescovo
ortodosso della diocesi della Shumadia, diacono Vladimir Rumenic e con
il prete cattolico Stjepan Vinojcic. Questi è l'unico sacerdote
di Kragujevac (230000 abitanti) e di altri 31 paesi e città, dove
i cattolici sono una piccola minoranza (in tutto ha detto di conoscere
800 cattolici). Ci ha mostrato il registro dei battezzati con il primo
battezzato nel 1885 e ci ha parlato degli aiuti ricevuti dalle Caritas
di Firenze e Vienna, poi durante la Messa domenicale abbiamo intuito il
suo messaggio di saluto rivolto a noi nell'omelia.
Entrambi gli incontri sono
stati cordiali e si sono conclusi con scambi di doni. Il segretario del
vescovo Sava Vukovic, si è persino scusato per l'assenza del suo
vescovo, che in quei giorni era in Grecia. La Diocesi con al centro Kragujevac
conta 700 mila fedeli ortodossi. Anch'egli ci ha parlato degli aiuti giunti
dall'estero (Germania), utilizzati in particolare per la costruzione di
un orfanotrofio femminile e per la ristrutturazione di un seminario.
L'orfanotrofio
Nelle intense giornate trascorse a Kragujevac, abbiamo visitato con emozione l'orfanotrofio Mladost. I bambini erano felicissimi di mostrarci le loro camere e i giochi, e i più piccoli di salire sulle spalle dei nostri giovani. Lì abbiamo visto la cucina donata dal Comitato di solidarietà di Ivrea e Nevio Perna del Comitato ha preso accordi per il rifacimento degli infissi.
Lezione di storia
Un altro dei momenti più
intensi è stata la visita al Parco delle rimembranze: una grande
distesa verde che ospita 30 tombe comuni, 6 monumenti e un museo storico,
per ricordare l'eccidio di 7000 maschi, avvenuto il 21 ottobre del 1941,
come rappresaglia dei nazisti, che hanno vendicato 50 loro soldati morti
e 40 feriti in battaglia contro i partigiani. Furono giustiziati anche
15 piccoli lustrascarpe Rom e 300 studenti del locale liceo con 18 insegnanti.
Sul luogo della cosiddetta "grande lezione di scuola", come viene chiamato
questo episodio, abbiamo collocato un mazzo di fiori. Lì abbiamo
ricevuto, io insegnante e i giovani studenti, un vivo insegnamento di storia,
di vita, di coraggio e di speranza, speranza che mai più si debbano
ripetere simili brutalità, speranza di pace per questo popolo, ancora
provato da tentazioni di violenza e vittima di regimi autoritari e politiche
internazionali sfavorevoli.
Ora che il popolo yugoslavo
si è liberato del tiranno Milosevic, l'Europa deve sostenere gli
sforzi per la ripresa democratica, economica e politica di questa nazione.
L'esperienza di questo
viaggio ci porta a credere che la pace si costruisce dal basso, con diplomazia
di base e con ecumenismo di base: attraverso gli incontri sportivi, scolastici,
musicali, ecclesiali, sindacali, ci si conosce, si stringono legami, ci
si aiuta e quindi si è in pace.
pierangelo monti