La guerra continua fra speranze e delusioni.
Intanto la vita politica italiana continua su toni abbastanza bassi.
UNA GUERRA DIFFICILE
La guerra nei Balcani fin dall’inizio
ha mostrato molte ambiguità. Il pretesto umanitario è apparso
subito molto labile. Ma anche gli obiettivi non erano molto chiari. Una
guerra voluta dagli USA, chiaramente. Ma perché? Per affermare il
proprio potere sull’Europa, sulla Russia, senz’altro. Ma forse qualcosa
è sfuggito agli strateghi americani. L’illusione di un intervento
breve o la convinzione di uno scollamento fra Milosevic e i Serbi, ad esempio.
Oggi il problema per Clinton rimane quello di come uscirne dignitosamente.
Oppure di come continuare senza reazioni interne ed esterne. E’ evidente
che si tratta di problemi che prescindono radicalmente dalle popolazioni
serbe o kosovare.
UNA POLITICA ANOMALA
In Italia intanto assistiamo alle grandi
manovre per le elezioni del Presidente della Repubblica e per le elezioni
del Parlamento europeo. E’ una politica anomala non perché le elezioni
la rendono tale – tutt’altro -, ma perché le elezioni sono un pretesto
per altro obiettivi. Le elezioni del Presidente della Repubblica diventano
la ricerca di una personalità che appoggi progetti di riforma del
sistema politico o che esprima alleanze fra partiti. Le elezioni europee
invece diventano la misura per i futuri rapporti di forza all’interno delle
coalizioni. Questo uso pretestuoso delle elezioni è uno dei motivi,
seri, di disaffezioni dell’elettorato al sistema politico.
VOTARE CHI?
Forse non è inutile fermarsi
a chiedere che senso abbiano queste prove elettorali, ricordando che il
presidente della repubblica è votato soltanto dai grandi elettori.
La prima – e fondamentale – qualità del Presidente della Repubblica
è di essere garante della Costituzione. Non di quella che sarà,
ma di quella che è. L’impegno riformista, soprattutto quando è
stato bocciato dall’elettorato, o i meriti economici non sono dati favorevoli
o sufficienti per un candidato. Neppure l’alternativa fra "cattolico" (?)
e "laico" ha molto senso. Ciò che va richiesto ad un candidato è
la conoscenza della Costituzione, il rispetto delle istituzioni (a partire
da Parlamento), l’onestà della persona. Ma forse è utopia
pensare che i patteggiamenti e i veti non diventino decisivi.
IL PARLAMENTO EUROPEO
Anche le elezioni per il Parlamento
europeo andrebbero vissute con maggior rispetto. Non si tratta soltanto
di prove generali per misurare il peso di ogni singola formazione politica.
Si tratta di costruire un embrione di quella che sarà la guida politica
della nuova Europa. Proprio la guerra nei Balcani evidenzia questa necessità.
Rimane il problema della capacità nostra –non del ceto politico,
ma degli elettori – di superare i provincialismi e di operare secondo prospettive
più ampie.
Beppe Scapino
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