L'attenzione alle vicende politiche è stata monopolizzata dal Congresso dei DS al Lingotto a Torino. Un congresso importante per indicare gli obiettivi dei DS ma anche per valutare le possibilità del centro-sinistra. UN PARTITO NUOVO? In Italia da molto tempo già il PCI aveva preso le distanze dal dogmatismo marxista, anche se rimaneva la volontà di definirsi la sinistra rivoluzionaria. Con la caduta dell'Est europeo il processo di distacco dal comunismo marxista aveva subito un'accelerazione Il congresso di Torino ha sancito questo processo. Il rifiuto della tradizione marxista è totale. I DS anzi cercano di appropriarsi delle diverse tradizioni riformiste che hanno caratterizzato la storia italiana. Il risultato è un partito che abbandona il riferimento centrale al mondo del lavoro e lo sostituisce con quello di un liberalismo progressista. Questo almeno nei vertici, perché la base dimostra ancora altri sentimenti. Pensiamo a come è stato accolto l'intervento di Cofferati. L'azione di Veltroni ha richiesto però che questa nuova linea di partito si unisse ad una marcata distinzione dal Polo: la polemica con Berlusconi. Nello stesso tempo Veltroni ha dovuto sottolineare l'identità del partito rifiutando la proposta di Parisi di uno scioglimento per formare il partito unico del centro-sinistra. E IL CENTRO-SINISTRA? Veltroni ha rifiutato dunque la proposta di Parisi, sia per mantenere salda l'unità del suo partito, sia perché nella situazione italiana mancano le condizioni per un bipartitismo. Per rafforzare il bipolarismo però il segretario diessino ha lanciato la proposta di un patto federativo fra uguali. Questa proposta richiede alcune condizioni. La prima è la capacità delle componenti centriste di darsi consistenza. La seconda è di individuare criteri per la scelta del leader. La terza - ed è la più importante sostanzialmente - è indicare i punti qualificanti del programma di governo. TEMI CONTROVERSI
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