“Quando un forestiero dimorerà
presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante
fra di voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi; tu l’amerai
come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nel paese
d’Egitto. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 33-34).
Queste parole bibliche
risuonano quanto mai attuali, soprattutto se le rileggiamo nei giorni della
Pasqua, quando tutta la comunità cristiana è chiamata a rivivere
l’Esodo e l’Alleanza, che la Pasqua di Gesù non ha certo abolito
ma rinnovato e aperto a tutti gli uomini.Il testo citato appartiene alla
“Legge di Mosè”, la Torà ebraica, che noi chiamiamo Pentateuco,
i cinque libri della Prima Alleanza. Non siamo perciò di fronte
solo ad un’esortazione generica ma ad una delle parole fondamentali su
cui il Signore ha stabilito la Prima Alleanza, che Gesù non è
venuto ad abolire ma a completare. (cfr. Mt. 5,17).
Questa parola vogliamo
riascoltare e meditare proprio in occasione della Pasqua, come punto di
partenza per alcune riflessioni offerte a tutta la comunità diocesana,
nella speranza che servano come stimolo per una riflessione ulteriore su
di un problema complesso che ci interpella ogni giorno di più.
A - Perché intolleranza e razzismo.
Situazione nuova e imprevista.
Nel Canavese abbiamo da poco, e non da parte di tutti, assorbito l’immigrazione
di italiani come noi che venivano da diverse regioni del nostro paese e
ci troviamo di fronte a una immigrazione nuova che esce dai nostri schemi:
arrivano persone diverse da noi per lingua, cultura, religione e colore
della pelle. Siamo impreparati.
Poca conoscenza. Conosciamo
poco il fenomeno immigratorio per quanto riguarda la sua estensione, le
sue caratteristiche, le cause, le aree di provenienza e le modalità
di ingresso in Italia. Spesso conosciamo il fenomeno in modo distorto,
perché siamo male informati dai mass-media (ad es. non sappiamo
che l’Italia è il paese europeo che ha percentualmente meno immigrati).
Fenomeni eclatanti. Vediamo
principalmente i fenomeni più appariscenti e le situazioni che più
ci urtano, come le prostitute lungo le strade e coloro che ci chiedono
l’elemosina nei parcheggi.
Paura e razzismo. La paura
insita in ciascuno di noi fa vedere in ogni immigrato un pericolo. Il razzismo
porta a combattere l’altro perché è diverso: la pelle, l’etnia,
la lingua e anche la religione. In tutta l’Europa intolleranza e razzismo,
spesso istigati da alcuni gruppi e movimenti irresponsabili, impediscono
di affrontare con animo sereno questa nuova realtà. Dobbiamo essere
consapevoli che esiste un razzismo nascosto che abbiamo difficoltà
a riconoscere.
B - Come i cristiani e le comunità
cristiane possono giungere ad un cambiamento di mentalità?
Ricordare che anche parecchi
nostri parenti sono partiti da queste terre per andare in Francia e nelle
Americhe per cercare fortuna; sono andati incontro ai medesimi problemi
e hanno trovato le medesime difficoltà in cui si dibattono gli immigrati
che arrivano qui da diverse parti del mondo.
Aver chiaro che tutti gli
immigrati sono persone come noi.
Che tutti a qualunque popolo
o religione appartengano sono figli di Dio.
Riscoprire che ogni cristiano
è sempre straniero e pellegrino verso una patria più grande,
dove siamo accolti tutti come figli dell’unico Padre, ricordando la parola
di Cristo che dice: chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome accoglie
me.
Rendersi conto. Chi non
contrasta i suoi istinti di intolleranza rende piccola la sua umanità.
Chi di noi rifiuta lo straniero e non l’accoglie non è figlio dell’Altissimo
che è Padre di tutti gli uomini. Abbiamo bisogno di una vita più
umana per gli immigrati e convivenza pacifica per tutti.
L’immigrazione ha bisogno
di assestarsi e di essere incanalata perché gli immigrati vivano
una vita più umana e la convivenza civile diventi un esempio di
solidarietà e di pace. Solo con l’accoglienza e la collaborazione
sarà possibile una vera integrazione nel tessuto sociale.
C - Che dobbiamo fare?
Capire. Comprendere le
cause dell’immigrazione e rendersi conto che chi lascia il proprio paese
fugge da situazioni gravissime e quindi è costretto da una dura
necessità, dovuta ai grossi squilibri socioeconomici fra paesi ricchi
e paesi poveri. Considerare inoltre la responsabilità di una pubblicità,
e più in generale dei media, che alimentano il miraggio di una società,
la nostra, fatta solo di benessere, senza problemi.
Incontrare accogliere e
dialogare.
Le comunità cristiane
sono chiamate a incontrare questi nuovi venuti, ad accoglierli, a conoscere
la loro cultura e la loro religione, a preoccuparsi che possano trovare
lo spazio e le occasioni dove vivere la loro dimensione religiosa. Ogni
credente e ogni comunità cristiana ha la responsabilità di
essere icona dell’amore di Cristo, “sempre pronti a rendere ragione della
speranza che è in noi” (cfr. 1Pt. 3,15).
Ricordare che da sempre
la chiesa è stata luogo di accoglienza per gli immigrati. I nostri
emigrati hanno trovato nelle missioni cattoliche, nei paesi europei e nelle
Americhe, un sostegno e un aiuto. Anche oggi in molti paesi la Chiesa è
impegnata a difendere i diritti degli immigrati di fronte all’intolleranza
dei razzismi e alle lentezze delle leggi.
Sostenere e informare.
Gli immigrati sono una
risorsa per il nostro paese perché la loro presenza sostiene una
parte della nostra economia. Ma è un dovere per tutti far sì
che per una buona convivenza civile la loro integrazione avvenga in un
cammino di legalità.A questo non contribuiscono iniziative intimidatorie
messe in atto da movimenti di opinione o da singoli nei confronti degli
immigrati e dei cittadini italiani che cercano di trovare le strade idonee
perché gli immigrati irregolari o clandestini possano vivere nella
piena legalità.
Vogliamo scommettere su
queste due parole: accoglienza e legalità, per sconfiggere la paura
e per riscoprire la forza dell’amore cristiano, che più volte nella
storia dell’Europa ha saputo trovare soluzioni umane ai problemi più
difficili.
Ivrea, Pasqua 2001
+ arrigo miglio, vescovo
in collaborazione con la
caritas diocesana ed il centro immigrati