Dal Congo…con
amore
Non ero mai stato nel Congo,
antica colonia del Belgio, poi chiamata Zaire sotto la lunga dittatura
di Mobutu, ora tornata Congo. Ma la caduta di Mobutu non ha portato la
pace. Le razzie degli ultimi giorni della dittatura hanno portato l’Uganda
e il Ruanda, i due Paesi confinanti all’Est, quindi molto lontani dalla
capitale Kinshasa, ad occupare larghi territori per riportare l’ordine.
Le truppe di occupazione mantengono ancora oggi questi due territori distaccati
dal vertice dell’enorme Paese, e costituiscono per quelle due nazioni uno
spazio privilegiato, se non per una futura espansione, almeno per un attuale
commercio.
Nel territorio occupato
dalle truppe ugandesi, nel Nord Kivu, v’è la diocesi di Butembo-Beni,
gemellata con la diocesi siciliana di Noto, ma ove lavora un sacerdot pinerolese
e da cinque anni fa visite periodiche un membro fondatore della Pax Christi
italiana, Gianni Novello. Questi, dopo aver frequentato per qualche tempo
Taizé, ha aperto in Calabria (a Rossano, provincia di Cosenza) una
comunità di preghiera e di accoglienza. Recatosi a Butembo per alcuni
corsi di aggiornamento biblico, ha avviato gruppi di spiritualità
e di sensibilizzazione alla pace, e ha suggerito al vescovo locale di invitarmi
per svolgere qualche attività formativa. Ed è così
che, giunto là coll’amico Paolo Ansaldi di Castellamonte, ho predicato
un Corso di Esercizi spirituali a quel clero (un’ottantina di sacerdoti,
quasi tutti i disponibili) e una Due giorni per i catechisti e gli
animatori pastorali (oltre un centinaio). Ai due gruppi ho commentato le
quattro Costituzioni del Consilio, aggiungendo, per gli Esercizi, le meditazioni
sull’Apocalisse.
Ho trovato una grande sete
di aggiornamento, con una grande attenzione (e discussioni molto interessanti),
ed anche - per gli Esercizi - molto raccoglimento, davvero esemplari. Così
come sono stato edificato (e vorrei dire entusiasmato) dalla partecipazione
alle Messe - nella Cattedrale come in alcuni villaggi - con canti davvero
di tutta l’assemblea, con ritmi seguiti anche da movimenti del corpo, e
con tanta gioia: davvero per quella gente la Messa è una festa!
Forse tanto più
perché la liturgia è un momento di speranza in una situazione
davvero difficile di guerra... mimetizzata. Le truppe di occupazione (noi
eravamo nel territorio confinante con l’Uganda, da cui si arriva dopo dodici
ore di viaggio jeep, su strade in Uganda asfaltate, in Congo in terra battuta)
si controllano vicendevolmente ma con sortite di bande armate, che assaltano,
rubano, spaventano, talora uccidono. Nell’ultima cittadina visitata, ai
confini della diocesi - Kanyabayonda - contro i 40.000 abitanti si contano
60.000 rifugiati.
Le grandi Nazioni dell’Occidente
sembrano ignorare una situazione così abnorme, se addirittura non
sono loro ad alimentarla in vista dell’influenza politica e degli interessi
economici (a cominciare dal commercio delle armi!). Le organizzazioni internazionali
che dovrebbero soccorrere gli esuli forzati cominciano oggi ad interessarsene;
ma lo stesso PAM (Programma Alimentare Mondiale) ha solo due funzionari
per mille chilometri e cinquecentomila persone! Gli esuli sono così
per ora tutti sulle spalle della popolazione locale, che è
intimorita e angosciata dalla possibilità di ulteriori scontri armati,
di nuove vessazioni, e comunque di assenza di previsioni tranquillizzanti.
Di fronte al tacere del
mondo la Conferenza Episcopale Congolese proprio in quei giorni ha compiuto
un gesto significativo nominando come suo Presidente il giovane Cardinale
Arcivescovo della capitale e soprattutto come Vicepresidente mons. Kataliko,
Arcivescovo di Bukavo, città occupata dai Ruandesi che non gli consentono
di restare nella sua sede episcopale; ha voluto allora partecipare agli
Esercizi del clero, dal momento che Butembo, oltre che la sua diocesi di
origine, era stata anche la sua prima sede episcopale. Il gesto della Conferenza
episcopale vuole essere non solo un segno di solidarietà verso il
vescovo in esilio, ma anche in qualche modo un appello all’Onu e alle nazioni
più potenti perché si facciano promotrici di azioni determinanti
per ridare pace e libertà a popolazioni ormai da troppo tempo sotto
il peso e l’angoscia della violenza.
+ luigi bettazzi
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