SAN BENIGNO - Il giorno
12 febbraio l'architetto Giuse Scalva della Soprintendenza ai Beni Architettonici
e per il Paesaggio del Piemonte (nuova denominazione dell'ex Soprintendenza
ai Beni Ambientali ed Architettonici) ha sostenuto un vero e proprio tour
de force a San Benigno. Siccome sono circolate voci imprecise
anche su alcuni organi di stampa, ci permettiamo di fare un elenco più
puntuale di quanto sta bollendo in pentola.
La dottoressa Scalva
ha anzitutto avuto un colloquio con l'abate don Cesare Gallo sull'abbazia
settecentesca (di proprietà della Curia), ove non ci sono problemi,
in quanto questa è, ovviamente, tutta a posto. Solo una curiosità:
avendo riavuto da Ivrea il trono con baldacchino appartenuto al Cardinale
delle Lanze, si sta cercando una sistemazione adatta anche per questo pezzo
di storia.
Poi la dottoressa ha
fatto eseguire rilievi sul percorso sotterraneo, da presentare ai Vigili
del Fuoco per ottenere l'agibilità alle visite nel percorso degli
scavi. Questi scavi non sono altro che il frutto di quella grandiosa opera
archeologica e strutturale che, tra il 1979 e il 1990, ha portato alla
luce i resti della primitiva abbazia di Guglielmo, mosaici compresi. Dopo
di che i lavori sono finiti. Non c'è stata alcuna ripresa nel 2000,
come erroneamente è stato scritto, per il semplice fatto che non
c'era nulla da riprendere. L'unica cosa che tocca fare, adesso, è
rendere il tutto fruibile al pubblico: per ottenere le autorizzazioni servono
il benestare dei Vigili del Fuoco e la presenza di accompagnatori autorizzati
dalla Soprintendenza (gli scavi dell'abbazia del Mille sono infatti proprietà
del demanio).
La dottoressa Scalva
si è allora incontrata con il prof. Marco Notario per definire,
col Gruppo Accompagnatori Volontari per le visite guidate all'Abbazia di
Fruttuaria, le modalità burocratiche di statuto e di convenzione.
A questo Gruppo verrebbe affidato il compito di accompagnare i visitatori
anche (e con regole particolari) nel percorso sotterraneo del Mille. Difatti,
se finora dell'Abbazia si vedeva tutto ciò che riguardava il Settecento
e si intravedevano anche i mosaici, c'erano pure molti turisti e studiosi
che esprimevano il desiderio di poter ammirare dal vivo le altre strutture
del Mille.
Il percorso archeologico
ha la sua logica conclusione nel campanile, che è però di
proprietà del Comune. E il Comune ci sta lavorando da anni: dal
2001 sono ripresi - qui sì - i lavori. L'importo di 500 milioni
di cui si è parlato è per il campanile, non per gli scavi.
Il campanile, a lavori terminati, dovrebbe presentare un nuovo volto esteriore,
una rinnovata struttura interna (soppalchi e sostegni) e un bellissimo
primo piano anch'esso del Mille, con mosaico, elementi archeologici, affresco
di Madonna in Trono. Questo primo piano si collegherebbe al percorso archeologico
costituendone l'elemento finale. A questo punto l'architetto Scalva ha
incontrato anche il sindaco Alberto Focilla e il geometra Antoniono, responsabile
della ditta dei lavori.
Nel pomeriggio la dottoressa
ha infine incontrato i salesiani, che hanno in gestione il chiostro, per
parlare del restauro del medesimo: restauro ormai necessario e fortemente
voluto anche dal direttore don Sergio Pellini.
Se tutto quanto andrà
in porto, il 2003, anno del Millennio di Fruttuaria, sarà anche
un anno fondamentale per la sistemazione di tutto il complesso, sia del
Mille, sia del Settecento.
Mentre c'era, l'architetto
Scalva ha avuto un ulteriore incontro con il sindaco per la questione di
Villa Volpini.
Villa Volpini, purtroppo spina nel
fianco per ogni amministrazione fin dal suo acquisto negli anni '90 per
le vicissitudini che l'hanno accompagnata, oggi versa in stato di abbandono.
Se mai si riprenderà il discorso, bisognerà comunque coinvolgere,
per via di alcune decorazioni, anche la Soprintendenza. Di Villa Volpini,
comunque, avremo ancora tempo per parlare.