Una primavera precoce e guardata
con occhio preoccupato dai contadini della zona, fa da sfondo alle
costruzioni antiche che formano il monastero benedettino di Kremsmünster.
Kremsmünster si
trova in Austria, a sud del Danubio, non lontano da Linz. Sono belle e
già verdi le colline che circondano il monastero, uno dei più
antichi e venerabili d'Europa.
Ho gustato per alcuni
giorni la proverbiale accoglienza benedettina, circondato da una ricchezza
ineffabile di opere d'arte, che sono riuscite a catturare anche un inesperto
come me e sprofondato in un ambiente distensivo, in grado di rinnovare
corpo e anima.
Sono andato a Kremsmünster
per incontrare Dom Ricardo Weberberger, Vescovo di Barreiras.
Ho conosciuto la sua
famiglia: la mamma, i fratelli e parecchi dei nipoti abitano in zona; ho
avuto modo di approfondire, con calma, alcuni argomenti che riguardano
la nostra missione in Brasile.
Essendo dom Ricardo
una persona che conosce bene le condizioni e i cambiamenti del Brasile,
gli ho chiesto di aggiornare anche me e i lettori del "Risveglio popolare".
Incominciamo dalla
situazione politica, economica e sociale del Brasile
La situazione attuale è segnata
dall'anno elettorale: questo è un riferimento da tenere presente.
Quest'anno in Brasile si vota per il Presidente, il Senato, la camera
dei deputati e per i governatori.
Queste elezioni sono un momento
fondamentale che determinano il cammino politico.
La situazione economica è
senza dubbio migliore che in Argentina., perché il Brasile sta realizzando
una politica-economica equilibrata: la moneta è relativamente stabile,
l'inflazione è di fatto sotto controllo. Ciò che preoccupa
è la mancanza di investimenti e di una politica sociale adeguata.
La settimana scorsa è stato pubblicato che la povertà e la
disoccupazione sono in crescita: il che è molto grave, perché
non ci sono investimenti sufficienti e quindi non c'è crescita economica.
Il Governo continua a fare promesse, specialmente adesso che si preparano
le elezioni, ma le speranze sono poche.
Il Brasile, insomma, sta vivendo
una situazione di grande insicurezza.
E la situazione della
Chiesa nel Brasile?
I Vescovi brasiliani
hanno pubblicato un documento, un documento buono, di orientamento politico
per i cristiani in vista delle scelte elettorali del 2002. Non tocca alla
Chiesa determinare la politica; ma tocca alla Chiesa orientare i cattolici
in tutte le scelte, anche quelle politiche.
Attualmente ci sono in Brasile parecchie
sedi episcopali importanti che stanno aspettando un nuovo Vescovo. Alla
fine dell'anno passato è stato nominato l'Arcivescovo di Rio de
Janeiro, ma ci sono altre sedi, come Brasilia, Belo Horizonte, Aparecida
e Goiania che aspettano il cambio.
Stando ai sondaggi,
la Chiesa, tra le Istituzioni pubbliche, in questo momento gode di molta
credibilità, soprattutto la Chiesa cattolica. Purtroppo si registra
un aumento preoccupante di gruppi fondamentalisti, con i quali un dialogo
è molto difficile.
La Chiesa del Brasile
avrebbe la possibilità di promuovere il dialogo ecumenico: il brasiliano
è per natura aperto, tollerante. In Brasile c'è una grande
mescolanza di religioni, di razze, di lingue. E, quindi, è un ambiente
favorevole per il dialogo religioso; ma le idee e gli atteggiamenti dei
fondamentalisti, dei pentecostali, mette in difficoltà il dialogo,
fino a renderlo impossibile.
In questo mese di febbraio,
poi, ci sarà l'incontro nazionale dei sacerdoti, che è
sempre un incontro importante per avere una visione anche critica della
situazione. Il numero dei sacerdoti e di coloro che si preparano al sacerdozio,
è aumentato e, nonostante le difficoltà della loro formazione,
prendiamo atto che i sacerdoti giovani sono molto più preparati
per la Chiesa "ad intra" e per la Chiesa "ad extra".
In questi giorni si
parla molto di Porto Alegre. Ne è coinvolta anche la Chiesa brasiliana?
Ieri è incominciato
a Porto Alegre il secondo Forum sociale mondiale. Ritengo sia un
avvenimento molto importante, perché è l'altra faccia
del Forum economico di Davos e di New York. A questo Forum anche la Chiesa
cattolica partecipa in una maniera esplicita, perché la Commissione
"Iustitia e pax" della Conferenza episcopale fa parte del Gruppo di preparazione
e sono parecchi i Vescovi che vi partecipano. E' significativo che la Chiesa
cattolica sia coinvolta in questo dibattito molto ampio sull'economia alternativa
al neoliberalismo.
E come va la
sua Diocesi, la Diocesi di Barreiras.
Ci sforziamo di costruire
una Chiesa dove i laici siano protagonisti a tutti gli effetti, come auspicato
nella Conferenza di Santo Domingo. Non è che possiamo costruire
una chiesa senza sacerdoti; ma, siccome i sacerdoti sono pochissimi, a
loro spetta il compito di essere i pastori che orientano e guidano; ad
alcuni laici battezzati spetta il compito di partecipare in vari modi all'evangelizzazione.
Nella nostra Diocesi
si stanno preparando 12 diaconi permanenti, tra i quali c'è anche
Danilo Grindatto, i quali saranno ordinati il 22 marzo: ci auguriamo
che la loro presenza possa essere un passo importante perché
la Chiesa abbia dei ministri qualificati, che possano rappresentarla degnamente.
La presenza della Chiesa di Ivrea
è ancora importante?
E' un punto fisso.
Sono molti anni che la Diocesi d'Ivrea assicura una presenza pastorale
in vari luoghi, in varie parrocchie, con interventi pastorali e sociali.
Attualmente è
presente in una periferia molto grande della città di Barreiras:
La presenza missionaria di Ivrea in questa periferia è ormai un
punto di riferimento indiscutibile: il Padre Guido ha realizzato un consolidamento
pastorale molto significativo. Nella sua parrocchia ci sono varie comunità,
ben organizzate, sostenute da strutture adeguate, costruite con gli aiuti
finanziari dell'Italia.
E proprio in quella
zona ci sono i Progetti sociali, coordinati da Danilo, che si occupano
principalmente dei bambini abbandonati. Noi siamo molto riconoscenti per
questa collaborazione e speriamo che continui sempre. Sono convinto che
questa periferia non sarebbe molto facile per un sacerdote brasiliano:
perché ci vuole un certo dinamismo, uno spirito missionario di un
certo tipo, che possa accompagnare e prevedere sviluppi adeguati.
Ha qualcosa da aggiungere?
Vorrei aggiungere che
è una cosa molto bella che di tanto in tanto vengano delle persone,
dei laici della Diocesi di Ivrea, a visitare i Progetti e a conoscere la
nostra realtà. Perché, è vero che noi abbiamo dei
problemi; ma è anche vero che i Brasiliani sanno darci sempre
una bella testimonianza di fede. Nella nostra Chiesa il popolo partecipa,
sa celebrare l'Eucaristia con gioia e con entusiasmo.
E da questa fede noi
popoli europei possiamo imparare tanto.
E questo coinvolgimento
apre non solo i nostri orizzonti, ma la nostra mente e i nostri cuori,
perché gli Europei non si chiudano in se stessi, ma si aprano ecclesialmente,
socialmente, politicamente verso gli altri. Tutti abbiamo la possibilità
di imparare dai poveri: abbiamo la possibilità di imparare a vivere
in un altro modo; abbiamo la possibilità di imparare che la vita
vale più delle cose; e chissà che i brasiliani non ci contagino
anche un po' con quella gioia di vivere di cui sentiamo tanto bisogno.
don gianni giachino