Il dissesto idrogeologico costituisce uno dei temi ricorrenti
delle nostre cronache. In questo periodo noi registriamo sia l'ormai prossima
conclusione dei lavori di ripristino della strada fra Quassolo e Tavagnasco,
sia i ritardi e l'assenza di fondi per la conclusione di altri lavori resi
necessari dall'alluvione del 2000 (Montalto Dora, Locana, eccetera), sia
il reperimento dei soldi necessari a ricostruire il ponte ferroviario di
Pont Canavese.
A Rivarolo si segnala la vicenda della discarica della
Salp, anch’essa allagata e resa insicura, dal punto di vista ambientale,
durante l’alluvione.
La costruzione della linea ferroviaria per il transito
del treno ad alta velocità richiede poi la realizzazione di un canale
scolmatore del Canale di Caluso, per evitare gravi danni in seguito a piogge.
E a Chivasso si mettono a bilancio i soldi per dare avvio a una ricerca
storica sul dissesto idrogeologico del territorio.
Non credo che il rispetto per l'ambiente debba impedire
ogni intervento umano. Nello stesso tempo i motivi economici non devono
far passare sotto silenzio ogni altra considerazione. In questi casi la
prima regola è quella della lungimiranza: prevedere, cioè,
i possibili impatti a seguito di eventi probabili, come le piogge eccessive.
La seconda è quella di non spingere la popolazione ad abbandonare
i territori. L'esperienza ci dice che gli effetti sono gravi. Ma nelle
nostre valli questo, purtroppo, continua ad avvenire: Pont, che si trova
all’imbocco della valle dell’Orco, ha raggiunto i minimi storici.
beppe scapino