IVREA - Il sesto convegno
sul Canavese è stato dedicato, quest’anno, ad Arduino incoronato
Re d’Italia mille anni fa a Pavia. Scopo specifico dell’incontro, avvenuto
in S. Marta, l’approfondimento su fatti e situazioni legati ad un personaggio
tutt’ora controverso e che ha maturato la sua fama all’ombra di una grande
figura qual è stato il Vescovo Varmondo. L’argomento è trattato
da Piero Ramella nel libro intitolato “Arduino di Ivrea, Re d’Italia”.
Il volume, che allarga la visione storica sulle armi, castelli e alimentazione
è stato dedicato al compianto Giuseppe Maria Musso artista, poeta
e studioso di storia canavesana.
Dopo la presentazione
del convegno affidata al Vescovo mons. Arrigo Miglio e al sindaco Fiorenzo
Grijuela, ha preso la parola mons. Luigi Bettazzi, Vescovo emerito, per
parlare di Arduino e Varmondo Vescovo di Ivrea a cavallo dell’anno 1000.
Lo “scontro” tra l’anima laica di Arduino e quella ecclesiale di Varmondo,
antagonisti indivisibili, ha fatto buona parte della nostra storia. Arduino
osteggia la Chiesa non per questioni di fede ma per i terreni che i Vescovi
gestiscono per conto degli imperatori. Arduino attacca il Vescovo di Vercelli
(996-97) ma nega di avere responsabilità sull’incendio che distrugge
la Cattedrale e i prelati. Questo fatto ha dato spunto alla tanto conclamata
scomunica che non c’è stata ma che tanto ha pesato sulla figura
di Arduino.
Incoronato Re d’Italia,
Arduino respinge, nel 1003, l’attacco di Enrico I che però, l’anno
successivo, costringe Arduino a ritirarsi nella propria marca. Nel 1008
Arduino subisce l’assedio di Sparone e poi torna in Ivrea. Enrico II scende
a Roma nel 1013 per essere nominato imperatore, ma Arduino non è
in grado di organizzare una valida resistenza. Stanco ed ammalato si ritira
nella Abbazia di Fruttuaria dove fu “monaco scomunicato” tant’è
vero che, alla sua morte, nel 1015, non viene sepolto nella terra sacra.
La salma fu poi traslata nel Casello di Agliè e da lì,
le ceneri di Arduino presero la via del Castello di Masino dove mons. Bettazzi
tolse la presunta scomunica a quello che era stato Re d’Italia.
I fatti più
significativi messi in atto da Arduino sono l’istituzione della Zecca che
coniava monete d’argento e il trasporto nella cripta del Duomo di Ivrea
dei resti di S. Besso, legionario disertore ucciso in Val Soana perché
cristiano. Gli aspetti negativi di Arduino, secondo Ramella, la mancanza
di un disegno politico e la mentalità conservatrice. I suoi contemporanei
lo definirono “predone nemico della Chiesa”, altri invece addirittura “santo”.
Il Vescovo Varmondo,
che nei confronti di Arduino aveva instaurato un rapporto di reciproco
rispetto promuove in Ivrea, con l’aiuto di Ottone III, una scuola a livello
universitario, uno “studium monastico” pari se non superiore alla scuola
di Pavia. In questo contesto, come ha fatto notare Paolo Carra, nasce lo
“Scriptorium” eporediese che vuol dire trascrivere un testo su pergamena.
Su 117 codici capitolari stupendamente miniati, conservati nella Biblioteca
Diocesana, sei riguardano il Vescovo Varmondo, uomo di grande cultura religiosa
che si è meritato il titolo di beato su sollecitazione di mons.
Luigi Moreno.
L’intenso pomeriggio
si è concluso con gli interventi di Pietro Ramella (castelli perduti
nelle terre arduiniche), Norma Torrisi Fubini (i cibi del medioevo) e Antonio
Merendoni (armature, armi e combattimenti).
maurilio trovati