IVREA - "Credevamo che
gli accordi di Oslo fossero un punto fermo, che ormai avessimo a che fare
con due stati che si confrontano tra loro. Non è così. Questa
non è una guerra tra due stati. E' un esercito, quello israeliano,
che occupa sistematicamente il territorio altrui, facendo quello che vuole,
vessando continuamente un intero popolo. Per questo siamo convinti che
l'interposizione di forze internazionali, ormai, non può più
essere rimandata". Enrico Levati è stato in Palestina nel periodo
natalizio, porta con sé notizie e impressioni "di prima mano".
E si è domandato:
che cosa possiamo fare noi, quali azioni concrete? Il lavoro in Palestina
procede, a fianco delle organizzazioni non governative, a fianco delle
donne e degli uomini che, con fatica, cercano di far crescere la democrazia
(che, in quella terra, è ancora di là dal potersi dire compiuta),
a fianco dei pacifisti israeliani che portano aiuti e tentano di impedire
la distruzione delle abitazioni e delle infrastrutture palestinesi.
Si può fare
qualcosa anche da qui, come hanno convenuto il vescovo monsignor Arrigo
Miglio e il sindaco Fiorenzo Grijuela, che hanno dato la loro adesione
al progetto di adozione di un villaggio palestinese, progetto che coinvolgerà,
nei prossimi mesi, la società civile eporediese e canavesana, l'associazionismo,
la comunità diocesana e tutte le persone di buona volontà.
"Ci sono cose che possiamo
fare - ha detto il vescovo -. Ad esempio possiamo lottare contro la psicosi
della guerra, che ha fatto crollare il turismo, sia quello ordinario che
quello religioso. E se questo porta grossi danni a Israele, ho potuto verificare
di persona che risulta essere una vera catastrofe per il popolo palestinese:
che desolazione vedere chiusi i negozi della vecchia Gerusalemme, la gente
disperata. Noi dobbiamo attivarci per inviare aiuti, ma anche per cercare
di essere presenti fisicamente in loco".
E ha spiegato
i motivi della sua adesione convinta all'iniziativa: perché si tratta
di un'iniziativa di pace, e la Palestina è uno dei nodi cruciali
per la pace mondiale; perché la storia del popolo palestinese è
fatta di continue oppressioni ed espulsioni; perché quella che si
va a intraprendere è sì un'opera di grande valenza umanitaria
e di solidarietà, ma non si possono scordare le altrettanto alte
valenze storiche e culturali in gioco.
"Si tratta di un problema
politico - gli ha fatto eco il sindaco - che non riguarda solo un'area
del mondo, ma l'intera umanità. La tragedia palestinese rende precari
tutti gli equilibri internazionali. E la scelta che si sta compiendo, anche
negli Stati Uniti, di delegittimare Arafat come leader palestinese, è
pericolosamente miope. Quindi la nostra opera vorrà certamente essere
quella di raccogliere fondi, ma anche, e forse soprattutto, quella di sensibilizzare
su un problema politico di portata mondiale".
Secondo l'assessore
Salvatore Rao non si può rimanere insensibili al grido di dolore
che giunge da quella terra: una risposta concreta, per quanto parziale
e simbolica, può essere data, ma deve riuscire a coinvolgere l'intera
comunità territoriale.
E il presidente del
Consiglio comunale, Andrea Benedino, ha confermato che in una delle prossime
sedute del Consiglio si sancirà in modo formale l'adesione della
città all'iniziativa.
"Immediatamente dopo
carnevale - ha concluso Levati - lanceremo la sottoscrizione; quale villaggio
adottare, lo decideremo discutendo con i rappresentanti dell'ong palestinesi.
Ci impegniamo a essere presenti, a lavorare sul posto, a coinvolgere concretamente
i pacifisti israeliani". Sarà una piccola goccia, probabilmente;
forse una di innumerevoli gocce.